martedì 18 novembre 2008

Piera Mattei –A proposito di vita e amore, di libertà e chiesa, della voce di grandi poeti e di quella di poeti intrusi

Vogliamo vivere pienamente umani, liberi da costrizioni che altri uomini, i Potenti, vorrebbero imporre alle nostre menti, con offesa per la libertà e la dignità della vita.

In questi giorni di grandi dibattiti, su quale limite segni il trapasso e cosa richieda la dignità del trapasso, mi hanno raggiunto le parole di Keats e Shelley. I veri poeti hanno voce in proposito.

Questa è la speranza: che anche in tempi lunghissimi, ma subito nella mente e nel cuore di molti, i veri poeti, non gli intrusi spacciatori di insulsa poesia e di falsa pietà, celebrino il loro trionfo.
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I loved–elas! our live is love;
But when we cease to breathe and move
I do suppose love ceases too.
…..

Ahimé, ho amato, la nostra vita è amore.
Ma quando cessa il movimento e il respiro
penserò che cessi anche l'amore.
…..
(P. B. Shelley – Canto per "Tasso")



The church bells toll a melancholy round
[…]
Still, still they toll, and I sould feel a damp,
A chill as from a tomb, did I not know
That they are going like an outburnt lamp;
That 'tis their sighing, wailing ere they go
Into oblivion; that fresh flowers will grow,
And many glories of immortal stamp.

Rintoccano le campane della chiesa una ronda malinconica
[…]
ancora e ancora rintoccano e dovrei sentire un'oppressione
un freddo come esalato da una tomba, se non sapessi
che vanno come una lanterna allo stremo;
che questo è il sospiro, il lamento mentre
scendono nell'oblio; che freschi fiori cresceranno
e ancora glorie di natura immortale.
(J. Keats – Written in disgust of vulgar superstition)

Piera Mattei