lunedì 22 febbraio 2010

Marco de Gemmis – Seconde singolari (cento poesie) – Bibliopolis edizioni 2008

La definizione che mi sembra possa adattarsi alla poesia di questo libro è quella di lirica antilirica.

Ricomposte secondo una sequenza diversa da quella temporale,  sono infatti le pagine di un diario ossessivo, cerimonia che segna il trapasso del giorno, che registra i moti d'amore o d'insofferenza che la giornata ha visto compiersi, viatico infine da negare all' amata immeritevole, dove i toni sono programmaticamente altri da quelli di una tradizionale poesia d'amore:

vattene a letto senza poesia stasera,  / leggiti la terza del Corriere / o la centrale della Repubblica che t'è cara, / cara

Ho cominciato da questa poesia–saluto serale per sottolineare, da una parte, l'assoluta intimità del messaggio, dall'altra la superficie scabra delle parole con cui creare piccole escoriazioni, l'ingiunzione come a discola che va punita,  l'alludere a una diversità anche di passioni e di gusti, il segnare dispettosamente i confini. Che invece l'amore, nei suoi momenti gloriosi,  tende a inghiottire per riformare l'ermafrodito originario, a cui alluderebbe non solo Socrate nel Simposio di Platone, ma,  secondo alcuni esegeti,  persino la Genesi lì dove dice "maschio e femmina li creò".                 

Non che qui manchino, come si dirà più avanti, i momenti gloriosi dell'amore, della compenetrazione dei corpi (che i tuoi e i miei piedi / si agguantino in un letto),  eppure la donna, di cui cerca sempre con impazienza la vicinanza, di cui si desidera il corpo nelle forme che lo connotano, è più spesso vista distante, distratta, nel sonno, o immersa nei suoi pensieri. Nella poesia appena citata è presa dalla lettura intellettuale del giornale, che è stato, per un paio di secoli almeno, il paravento dell'indifferenza maritale, invertendo così i termini già storici della dialettica di coppia.

 

E' infine una poesia anche narrativa, come del resto si dimostra,  nel suo comporsi e dispiegarsi,  ogni canzoniere, a cominciare dai primi modelli. L'autore racconta storie intime, ma sempre partendo da fatti, da luoghi concreti, inoltre sottolineando fin dalla prima poesia l'origine materiale, anzi addirittura corporale,  dell'ispirazione. La donna silenziosa dorme accanto a lui che scrive e lui, sommessamente, per non risvegliare la dormiente, s'interroga sulla provenienza dei versi che quasi con impellenza da lui si producono. Di certo scaturiscono dall'unica realtà corporea che contiene,  misteriosamente, anche l'intelligenza e il pensiero, ma da quale luogo del corpo? percorrendo / quali buie strettoie tra vene, azoto? Un mormorio, un gorgoglio dalle viscere, potrebbe suggerire una possibile ipotesi.

 La voce che parla in prima persona è pacata, armoniosa, elegante anche quando si misura con i gesti e i sussulti di una sessualità golosa. Sesso e cibo sono variamente presenti in queste pagine,  quest'ultimo spesso metafora dell'altro,  negato o goduto,  nutrimento. Così ad esempio: In frigo guardi che c'è / da cucinare per me // Voglio mangiare te, io,  / sentire che se ti mordo / sospendi il tuo progetto / dello sguardo fisso.  E' un libro d'amore e tenerezza, più di quanto  la sottolineatura materialistica  lascerebbe supporre. In particolare trovo toccante la resa involontaria e del tutto naturale, festosa gioia dell'innamoramento,  in una poesia della prima  sezione:  l'amore per te che fino a ieri / mi stava all'incrocio delle gambe / per qualcosa che hai mosso / dentro il cuore mi è entrato / e dove vivo e dove pulso stai / riordinando tutto come se / si preparasse una festa. La felicità onnipotente, quasi infantile,  che la pienezza amorosa regala, è espressa anche altrove in una poesia dell'ultima sezione: Posso ancor più di quanto / tu possa chiedere a me / di far per te. // puoi crederlo / e star distesa? E anche // faccio che il tempo stia  / alla larga da te, ti lasci in pace?

Immaginiamo, come più volte accade in questo libro,  l'autore ad appuntare sul suo quaderno i moti della passione, mentre le donna gli resta stesa accanto. Che l'occhio innamorato abbia un'efficacia maggiore di qualsiasi altro rimedio contro le ingiurie del tempo è verità che conferma l'affetto ed esclude il sadismo ignaro che imbruttisce il corpo dell'altro dopo l'amore, quando c'è poco amore.

 

Fissare il tempo: anche le foto riescono a realizzare la magia. Riprenderle in mano, ricordare il preciso momento dello scatto: è questo una delle tecniche che spostano indietro il tempo, lo moltiplicano con l'innesto di istantanee del passato sul presente.

Una storia raccontata a episodi, a frammenti, che potrebbe significare l'esito felice e "in crescendo" di un lungo, dialettico rapporto. Infatti non mancano le poesie che parlano di tensione, silenzi, solitudine  e prigionia domestica : siamo sardine in scatola / ma ciascuno per suo conto. La donna fredda, decorativa presenza: sei entrata dentro la natura morta.

 

Dalla prima pagina colpiscono in questo libro l'eleganza alleata all'ironia, la disperazione compagna del divertimento, un materialismo riflessivo, aperto alla meraviglia per come possa muoversi la vita con le sue sorprese. Lo stile non sdegna la rima, interna o a fine verso, spesso rinforzando,  con quella,  la seduzione del messaggio,  del gioco. La padronanza dello stile e della parola sposta il significato di queste poesie, da messaggi, allarmi o scoperte interne alle vicende dell'eros,  sul piano di un'opera letteraria sapiente e consapevole, che, in epoca di ricerca – estenuante ed estenuata –  dell'originalità ad ogni costo, di  spreco e deformazione delle parole e della lingua, meraviglia per la sua attualizzata classicità.

 

Piera Mattei

domenica 21 febbraio 2010

Gabriela Fantato all'Aleph


Il cielo di Roma, dopo una giornata grigia, nel tardo pomeriggio aveva deciso di sorprenderci e si era colorato a festa. Il fiume era nuovamente gonfio, senza mostrarsi orrido tuttavia. Una bella corrente di color verde, non il biondo limaccioso delle grandi piene. 
Così mi appariva mentre attraversavo il Ponte Sisto per recarmi all'Aleph, spazio culturale che – per la gentilezza e la passione di Luigi Celi e Giulia Perroni– ogni venerdì apre a eventi importanti. Venerdì 19 febbraio si presentava (ne portavo anch'io la responsabilità) la poesia di Gabriela Fantato.
 



Alcuni per la prima volta l'ascoltavano leggere a viva voce le sue poesie e commentarle. Interesse e curiosità verso la poetessa non solo, ma verso la direttrice della rivista "la Mosca di Milano", l'editrice e l'infaticabile organizzatrice culturale. Per tutti sarebbe stata una bella festa, un'occasione diversa, una contaminazione di climi e ambienti poetici, oltre che piacevole, necessaria tra Milano e Roma.

Dopo la presentazione del volume "Codice Terrestre" si è svolto un dibattito animato su quella poesia, ma anche sul significato più ampio di comporre poesia.





Nelle foto si riconoscono: Giulia Perroni e Luigi Celi, Paolo Borzi, Giorgio Linguaglossa, Luigi Cannillo (anche lui di Milano, unito a Gabriella da una lunga amicizia e da molte realizzazioni comuni). Nella foto più in alto, con Gabriela: Maria Teresa Ciammaruconi e, molto sorridente, Adriano Coppo (il discreto compagno e accompagnatore di Gabriela).


Poi una bella tavolata in un piccolo locale in via della Scala. Con gli altri: Lucianna Argentino, Isabella Vincentini,  Silvana Baroni.


Molti altri poeti  erano però presenti all'Aleph tra i quali ricorderò
Annamaria Ferramosca,
Anna Maria Robustelli,
Fiorenza Mormile,
Biagio Propato.

mercoledì 3 febbraio 2010

Il padre di Borges


Mio padre era molto intelligente e, come tutti gli uomini intelligenti, molto buono. Una volta mi disse che avrei dovuto guardare molto bene i soldati, le uniformi, le caserme, le bandiere, le chiese, i preti e le botteghe dei macellai perché tutte quelle cose sarebbero presto scomparse e avrei così potuto dire ai miei figli che io le avevo viste. Sfortunatamente la profezia non si è ancora avverata.
(Jorge Luis Borges – Abbozzo di autobiografia a cura di Norman Thomas Di Giovanni in Elogio dell'ombra Einaudi 1984)