giovedì 8 gennaio 2009

Sofri: la Vita e la guerra



Ci sono articoli di giornali che serbano una bruciante attualità per molti giorni dopo la loro uscita. Si tratta, purtroppo devo dire, dell'articolo pubblicato da la Repubblica domenica 4 gennaio, a firma di Adriano Sofri.
Argomentazioni razionali sostenute da una calda passione fanno di quest'articolo, per me non a priori un'ammiratrice di Sofri, un brano da ritagliare e da rileggere, da conservare come non si trattasse solo di carta di giornale.

Il titolo " Le vittime che servono per dire basta", è amaramente sarcastico, eppure, ripeto, tutta l'argomentazione è stringente.
Si comincia col sottolineare nella società attuale (guidata e manovrata dalle caste del potere) un'attenzione eccezionale al momento iniziale della vita e a quello finale, atteggiamento sinteticamente formulato nella frase: "la vita umana è sacra e va difesa dal concepimento alla morte". ..
…"il capo e la coda, commenta Sofri, riservando un'attenzione minore a quello che sta tra l'inizio e la fine, cioè alla vita nella sua durata, che è poi la vita".

– Questo è dunque il primo oggetto del discorso: la vita, quale vita, di chi.
Di certo a Sofri, come a me, sembra urgente oggi richiamare l'attenzione sulla vita nella sua durata, che è il massimo bene che abbiamo, ma che per molti comporta, dolore, fame, miseria economica e morale, radicamento di odi.
– Il secondo oggetto è Israele e la guerra, la sua potenza militare dispiegata in maniera molto efficiente sopra e dentro la Striscia di Gaza.
Come entrano in dialogo, come si incontrano e scontrano queste due idee?
Scrive Sofri, e sottoscrivo :
"Siccome voglio così bene a Israele, e ne taccio da un bel po' di tempo, dirò come si e è andato incupendo il mio stato d'animo settimana per settimana".
Il fatto è che, anche solo adottando uno schema razionale, non è pensabile che Iraele più fa vittime più vince. Sarebbe come assumersi la responsabilità di uno sterminio: Israele che manda uomini e armi, noi che restiamo muti a guardare. Una guerra, quella di questi giorni, che è "meno che guerra per la sproporzione delle forze", una guerra in cui centinaia e migliaia di vite di giovani e ragazzi, lontani ormai dal momento del loro concepimento, ma che secondo giustizia dovrebbero essere anche lontani dalla morte, vengono giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, eliminati. Vivono da decenni ammassati, in situazione di cittadinanza provvisoria, di provvisori diritti. Piombo fuso è la soluzione per loro?
Piera Mattei
(d'argomento correlato su LUCREZIANA 2008, febbraio 2008: FIERA DEL LIBRO DI TORINO e ANCH'IO NEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI; novembre 2008 A PROPOSITO DEI DIALOGHI ITALO-ISRAELIANI)