venerdì 22 marzo 2019

A GATTOMERLINO SPAZIO
Con poesia, musica, racconti astronomici abbiamo festeggiato l'equinozio di Primavera

di Piera Mattei

Era presente anche Rosa, la bambina che nella foto di locandina, aiutata da uno sgabello per raggiungere l'obbiettivo, guarda intenta dentro un telescopio. La foto è di suo nonno Alfredo Matacotta Cordella.

Lina Lo Giudice, responsabile tessitrice dell'incontro, ha parlato  della "Storia dell'astronomia", ambiziosa opera del giovanissimo Giacomo Leopardi e dell'assenza delle donne nella storia scritta di quella scienza.

Nicoletta Lanciano, che presentava il suo libro IN SOLE, STELLIS ET LUNA, ha confermato che, come in altri campi,  l'attività delle donne nel campo dell'astronomia, nei secoli scorsi veniva assorbita nell'attività dello scienziato padre, marito o amante, così che nessuna traccia ce ne resta a Roma, se non il ricordo dell'interesse di Cristina di Svezia per il nuovo telescopio. Ci ha descritto orologi e calendari solari all'interno delle basiliche romane.

Il Maestro Simone Pelosi ha eseguito "Claire de Lune" di C. Debussy, la canzone "Life on Mars" di D. Bowie, il Notturno Op. 9 No. 2 di Chopin



Ho letto alcune poesie dedicate alle costellazioni, alla nebulosa dello Scorpione, e anche questa brevissima, dedicata alla luna rosa:



La luna rosa

l’ho vista sorgere dietro il monte
anticipando luce bianchissima
poi lenta
salire nel nero

Guardava
noi in basso
a muoverci sopra la Terra
sul nastro dell'autostrada?

Era grande muta e bellissima
però non rosa
–pallida rotonda
lei certo guardava in giù

per osservarla – io
dietro lo schermo del parabrezza
in su sollevavo il volto
a lei, Vergine Trina

No, non è vero
non è finito il mistero

Uscendo dal pubblico ha recitato alcune poesie stellari Michele Arcangelo Firinu.

Daniela Negri, giustificandosi per l'assenza, perché aveva dovuto accudire l'orto, ha mandato via email questa poesia:



Del Cancro, costellazione celeste

Due asini posano in cielo, a manducare in petto al Granchio.
Poco visibile fra il leone a est e i gemelli a ovest in quello è
Bruna nata del Cancro per chiacchiere di magia popolare.
Ci contornano amori siderali in coppia come la doppia stella
metallica 55 Cancri, gialla nana e nana rossa.
Un corteggio la segue di ben cinque pianeti, l’ultimo che è
in abitabile cielo dove s’incantano le ombre di speranza
d’avere alla Terra un gemello rotante in eguale suo modo.
Sarà mai che questo pianeta bleu abbia il compagno suo
Lassù e noi si guardi a esso non già con speranza di fedi
Ma teneri volgendo l’udito su al cielo più antico e celeste?
In arcane armonie stanno le forme di Asellus Borealis
e Asellus Australis, montati da Dioniso ed Efesto,
e coi ragli messi in fuga i Giganti poi fissi in cielo per scrupolo
 di Era la grande. Gli animali anche giunsero al sacro
nelle romane stalle di Vesta, curati dalle vergini sue.
Qui ancora sulla mangiatoia, l’ammasso M44 del Granchio,
osservano l’andare e venire dei trapassati. Phatne: la porta per Aldilà
sta in petto al Cancro. Sarà per ciò che a volte Bruna affonda
ne la mangiatoia oscura e altre effonde in sillabe, in alto i ragli.