COINCIDENZE - Un filo ha legato per me l'incontro con i due piccoli centri di Tempera e Poggio Mirteto
Pochi giorni fa. Ero di ritorno da un viaggio a Boston. Lì si celebrava la stagione delle foglie d'autunno, i colori e la caduta di quei colori in una tempesta di gialli e di rossi.
Decido di fare un breve viaggio anche qui, a Poggio Mirteto, dove s'inaugura un Festival dell'editoria così detta indipendente, piccole imprese talvolta velleitarie, più spesso coraggiose.
Nel viaggio, deviando dalla Salaria e immettendomi nelle strade secondarie, scopro che, almeno quest'anno, la Sabina è una sorta di New England quanto a colori autunnali. Sbagliamo strada ma non ci dispiace troppo perché è rilassante guidare, come ancora pochi giorni fa in Massachusetts, in un panorama dolce e solitario, tra chiazze armoniose di colore.
Arriviamo in tarda mattinata. In un luogo centrale ma appartato, all'aperto, alcuni banchetti, con la merce-progetto esposta nonostante soffi un vento fastidioso, anche se non gelido.
Qui l'incontro, la coincidenza che mi riporta alla mente un progetto non dimenticato.
Le Nubi edizioni espone tra i suoi libri quelli di un professore di Filosofia, Guido Zingari. Mi colpisce il titolo "Ontologia del rifiuto", ma sopratttutto il sottotitolo "Pasolini e i rifiuti dell'umanità in una società impura". Gli espositori mi informano che Guido Zingari è un professore dell'Università di Tor Vergata, che aveva acquistato per sé una casetta a Tempera, località in provincia dell'Aquila, che è andata distrutta nel terremoto. E di Tempera m'ero impegnata a non smettere di parlare, qui su Lucreziana, almeno fino a quando non si desse l'avvio a seri progetti di rimozione delle macerie, e di ricostruzione.
Guido Zingari che si trovava fatalmente nella sua casetta abruzzese, la notte del 6 aprile, è tra quanti sono rimasti lì, sotto le macerie. Ho nelle mani un suo libro, pubblicato nel 2006, che di rifiuti e macerie fa il soggetto delle sue riflessioni etico-estetico-filosofiche.
Questa coincidenza, viaggiare fino a Poggio Mirteto, cittadina dove mai prima d'allora mi ero recata , e ritrovare lì i libri, le parole di una persona il cui destino, senza ricordarne il nome, mi aveva già colpito nel racconto degli amici di Tempera, mi ha fatto sentire nuovamente e con altre modalità interpellata da quel luogo. La prossimità della data del 2 novembre che è il giorno dei morti, ma anche la ricorrenza della fine violenta di Pasolini, autore scelto come perno del discorso di Guido Zingari, aggiunge senso a questo incontro.
Leggo "Ontologia del rifiuto" e insieme a una visione cruda e pessimista della società, trovo la premonizione certo involontaria, ma chiara, di un destino personale. Quel parlare di rifiuti, ma anche di macerie, come l'unico luogo dove è possibile oramai andare a frugare per ritrovare frammenti di senso:
"Saranno inguaribili cercatori di conoscenza e di gnoseologie future, quelli che, simili a cani festosi tra le immondizie, continueranno ostinatamente a scavare e a rovistare e frugare tra rovine e rifiuti di saperi. Questi brani e resti portati alla luce, riportati miracolosamente in vita e semplicemente rubricati, permetteranno di far riemergere, adunare, abbozzare, ricomporre e dare ancora un senso di ciò che è stato, di ciò che è rimasto, per ciò che sarà.
E' una ricerca affannosa tra i rifiuti, tra gli avanzi di civiltà, nelle sontuose e fatiscenti anticaglie del vero, del giusto o del bello. Una ricerca nelle faglie e di ciò che resta ancora nel respiro di vita di questi segni e detriti, di membra di corpi feriti e di ciò che è irrimediabilmente remoto nel tempo e tuttavia ostinatamente perenne e presente".
( Guido Zingari – Ontologia del rifiuto – pag116 - 117)