venerdì 25 settembre 2009

Gianfranco Chiarotti ricorda Giorgio Careri

Gianfranco Chiarotti e Giorgio Careri, due professori dell'Università "La Sapienza" che hanno dedicato la loro vita alla fisica. Il primo, nel commemorare l'amico a un anno della sua scomparsa, ne sottolinea la versatilità e quella passione a indagare e scoprire l'invisibile comune alla scienza e all'arte.

Le idee di Giorgio Careri sui rapporti tra la scienza e l'arte appaiono, tra l'altro, in un articolo apparso nell'ottobre 2008 sulla rivista "Leonardo" [1]. 

Con grande piacere ospitiamo questo ricordo su Lucreziana 2008, che proprio da un importante episodio della vita di quella università romana prese il suo avvìo.
(Piera Mattei)


RICORDO DI GIORGIO CARERI


E’ trascorso più di un anno da quando Giorgio ci ha lasciati dopo una tenace lotta contro il mieloma, che comunque non gli ha impedito di condurre una vita attiva, anche scientificamente, fino agli ultimi giorni.
La Fisica italiana, e in particolare quella del Dipartimento della Sapienza, ha perso un protagonista che ha lasciato una impronta duratura in molti campi della Fisica , compianto dai famigliari, dagli allievi , dagli amici, e dai molti che, in Italia e all’estero, hanno condiviso e ammirato le sue ricerche nel campo della spettrometria di massa, delle basse temperature, dei superfluidi e della biofisica. Altri parlerà con maggior competenza di me dei risultati delle sue ricerche.
A me piace ricordare che Giorgio era affascinato dai processi di ordinamento spontaneo che si manifestano in molti sistemi naturali: nei superfluidi (ordinati nello spazio dei momenti) e nei sistemi biologici. Espresse questa sua convinzione in un aureo libretto (“Ordine e disordine nella materia “, Laterza 1981, tradotto anche in Inglese e in Russo) nel quale esponeva in modo piano ma molto profondo , senza formule , con disegni schematici, la sua filosofia della ricerca, applicandola ai superfluidi, alle transizioni di fase, ai Laser e infine all’ordine funzionale della materia biologica.

A partire dagli anni ’70 Giorgio (anche dietro suggerimento di quelli che ha sempre considerato i suoi maestri di pensiero: L. Onsager e H. Froelich) cominciò ad occuparsi di biofisica e in particolare dei problemi al confine tra la Fisica e la Biologia molecolare. Anche ad essi egli applicò la sua filosofia : processi collettivi, fluttuazioni, ordinamento spontaneo. Un suo lavoro sulle fluttuazioni negli enzimi (“fluctuating enzymes” , svolti in collaborazione con Paolo Fasella ed Enrico Gratton) ottenne subito una notevole risonanza internazionale e viene ancor oggi ricordato come il capostipite delle ricerche che hanno trasformato la visione delle proteine, allora considerate come delle strutture statiche (un po’ come i cristalli) in strutture dinamiche più adatte a descrivere le molteplici attività che caratterizzano i processi biologici.

Non è possibile ricordare Giorgio Careri senza menzionare i suoi interessi culturali e artistici sempre considerati in una visione unitaria del settore Scienza/Cultura/Arte . Ha illustrato questo concetto in vari articoli pubblicati sulla rivista artistico-letteraria “Leonardo” edita da Pergamon Press. Giorgio è stato anche un apprezzato scultore in legno. Nel 1985 ha esposto alcune sue opere a una mostra collettiva a Palazzo Venezia. E’ illuminante su questi problemi un manoscritto inedito ricuperato tra le sue carte dalla moglie Lina. “Io credo che arte e scienze abbiano in comune un punto fondamentale: quello di percepire una struttura che resta fuori dalle apparenze sensoriali. Muovendo da questa linea, ho operato sperimentalmente nel campo della struttura della materia e, in particolare, ho cercato di mettere in evidenza lo stato di alto ordine dei superfluidi e delle biomolecole. Nel campo delle arti visive [. . . ] utilizzando del legno allo stato naturale e modificando ad arte alcune sue parti ho cercato di mettere in evidenza la struttura non apparente”.
Sono gli stessi principi espressi nell’introduzione del libro “Ordine e disordine nella materia” dove scrive: “Questo discorso interessa il pensiero scientifico contemporaneo per la possibilità di estendere l’uso di questo concetto [ossia ordine nascosto] all’analisi di un contesto naturale sempre più ampio e non più strettamente fisico”.
Sono sicuro che questi insegnamenti e in particolare la interdisciplinarità che gli stava molto a cuore saranno raccolti dalle generazioni future e specialmente dai giovani.
Gianfranco Chiarotti


[1] Giorgio Careri,  "Artists and Scientists: Open and Hidden Connections", LEONARDO, MIT press, Oxford,  41, October 2008