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giovedì 17 febbraio 2011
In fondo al nostro andare si apre una crescente luce, sull'autobiografia di uomo e scienziato di Giorgio Salvini
Scrivere una breve nota sul libro di Giorgio Salvini,"L'uomo un insieme aperto, la mia vita di fisico" proprio oggi che ricorre la data del rogo di Giordano Bruno, mi sembra un' ottima coincidenza. Il nome del grande filosofo e poeta nolano non ricorre nel libro di Salvini, tuttavia il senso d'appartenenza a un processo aperto e in qualche modo infinito, che il libro esprime con passione, ha un profondo sapore bruniano: In fondo al nostro andare, scrive Salvini, di decine e di centinaia di generazioni, si apre una crescente luce, che è il progresso della conoscenza scientifica e del nostro pensare.
Questo libro può anche essere letto come la storia di un ottimista, un uomo che ha saputo cogliere la sua fortuna, anche dalle situazioni più tragiche. Come quando, durante la guerra e il suo servizio nell'esercito, viene richiamato, perché le mura della sua casa sono state demolite e bruciate. Egli vede quella licenza per "distruzione dell'abitazione", proprio in coincidenza dell' 8 settembre,come il caso fortunato che gli risparmiò la fine crudele che toccò invece a moltissimi altri, al nord, dopo l'armistizio.
E' la storia di un uomo che ha avuto forti ambizioni, anche al di fuori della scienza, e che è stato capace di ridimensionarle, dov'era il caso. Ci piace ascoltare una voce sincera, quasi innocente, nel raccontare i suoi inizi come maestro elementare, mentre nel periodo di storia in cui la sorte gli aveva concesso di crescere e maturare, insegnava a classi numerosissime di ragazzini, lui poco più che ragazzino. Intanto preparava agli esami di licenza liceale. Oppure, di nuovo non risparmiandosi e lavorando, è il caso di dirlo, su due fronti, faceva il soldato o si teneva nascosto ai tedeschi e ai repubblichini, presso la facoltà di Fisica di Milano, mentre completava gli studi universitari o con l'aiuto di altri volenterosi, si apriva nuovi orizzonti di ricerca. Qualcun altro avrebbe fatto di quegli anni un intenso romanzo d'avventura, Salvini si contenta di indicare gli svincoli della sua fortunata, rapidissima carriera.
La vita gli ha riservato il ruolo di presidente dell' Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a soli trentasei anni, un'età in cui oggi molti ancora si trascinano da una borsa di studio all'altra, certo per mancanza di migliori proposte ma anche per una "culturale" mancanza di spirito d'iniziativa. Professore Universitario al Roma per lunghissimi anni, Presidente dell'Accademia dei Linci, Ministro dell' Università e della ricerca scientifica (sotto il governo Dini1995-1996), Cavaliere di Gran Croce per nomina di Luigi Scalfaro, per non citare che alcuni dei più impegnativi e importanti ruoli e riconoscimenti, è singolare che nel paragrafo "Morte, immortalità" voglia presentare, come esempio di quanto è stato e resta pertanto, nell'oceano dell'essere, indistruttibile, il ricordo del suo maestro di scuola elementare, di cui fa il nome, Carlo Fontana: Mi regalò un libro, con una bella dedica, "Il teatro dei burattini" di Yambo, che conservo ancora, e forse saprei ripetere a memoria.
PIERA MATTEI
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