Stamani mi sono ritagliata il tempo di mettermi alla visione del DVD compreso in un cofanetto (Libro+DVD) Sopralluoghi di Valerio Magrelli, diretto da Filippo Carli, con le musiche di Adriano Lanzi e Omar Sodano, una passeggiata, con lettura di poesie e commento delle medesime, del poeta attraverso i suoi luoghi, nella sua città, Roma.
Le
poesie le conoscevo molto bene quasi tutte, alcune sono state per me un'integrazione
di una recente lettura-confronto di Valerio Magrelli con Durs Grunbein alla Casa
di Goethe di Roma, che si è tenuta il 28 novembre scorso per iniziativa della nuova impegnatissima responsabile della Casa, Maria Gazzetti, per quanto, mi pare di capire, il
video sia nato invece prima di quell’evento.
Ma
si è trattato anche e soprattutto di sfogliare un'antologia di luoghi di Roma,
alcuni ben noti e molto cari a chi scrive, come i margini del fiume a lungo percorsi e fotografati, Villa
Borghese e la Biblioteca Casanatense, altri che serrano (a chi scrive) luoghi
di segreta appartenenza, come il Verano.
Però
tra tutte le scelte di luoghi e luce, lo spazio scelto nel frammento iniziale,
quello dello sfasciacarrozze (preferisco
anch’io, per il suo suono, questo sinonimo a l'altro più neutro di
autodemolizioni) mi è sembrato veramente perfetto, con il racconto verissimo e
surreale, in poesia e nella prosa di introduzione e commento dell’autore, del
vagone “frenato” che è costretto a lasciare dietro a sé una scia di fuoco
incendiario.
In
generale le parole di Magrelli intorno ai luoghi della sua poesia sono un
valore aggiunto di poesia, alla poesia stessa. Nella premessa al libretto
che accompagna il video (mentre il video accompagna il libretto) cita, per la
prassi di farsi guida alla propria poesia, l’antecedente di Edgar Allan Poe, ma
perché non risalire oltre, a quel nostro medioevo così libero nella sua
espressione letteraria, al liberissimo Dante della Vita Nuova?
Qui,
in Magrelli, certe immagini – anche se si tratta di citazioni, ma rinnovate
quando riportate nel nuovo contesto – della biblioteca come lupanare, del libro
come oggetto di contagio pestilenziale, filtrate dalla sua voce pacata dal suo
elegante posizionarsi nello spazio, risultano veramente di grande efficacia
acustico-visiva: buona poesia che non contraddice, anzi contribuisce a
realizzare, buon cinema.
Foto:
Ai margini del Tevere
di Piera Mattei
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