Ringrazio
anzitutto Oleg Ossipov e Irina dal cognome, come lei afferma, impronunciabile, per
il loro invito, qui in questo Centro russo di scienza e cultura.
Come già dissi a Oleg
Ossipov, durante il nostro primo incontro, questa istituzione sembra proprio
corrispondere all’obiettivo della nostra casa editrice: scienza e cultura, scienza
e poesia.
Vorrei qui brevemente
riepilogare il mio rapporto lontano e prossimo
con la cultura russa che mi ha portato ad accogliere assai di buon grado
la proposta di pubblicare i poeti della Fondazione Brodsky,di cui presentiamo
qui i due primi volumi,per la cura e la traduzione di Claudia Scandura,la prof.
Scandura.
Il mio primo
viaggio in Russia risale quindi a tempi storici, fine anni Settanta, quando
viaggiare in Russia non era facile. Ma ebbi la fortuna di essere accettata come
accompagnatrice di uno scienziato invitato dall’Accademia delle scienze,
Antonio Bianconi, anche lui allora agli inizi della sua carriera. Fu un soggiorno
bellissimo con tappe a Mosca , Leningrado e Novosibirsk. Non con tutte le
persone che incontravo avevo una lingua in comune, ma la cosa straordinaria era
che si riusciva a comunicare comunque. I libri esibiti aiutavano, insomma ne ho
un ricordo molto intenso. Da quell’esperienza uscì un breve “Diario sovietico” pubblicato
sulla rivista il Ponte.
Il secondo viaggio
fu nel 1988, proprio alla vigilia degli storici mutamenti in quella parte del
mondo e di conseguenza nel resto del mondo. Fu anche quello in viaggio molto
interessante perché l’aria sembrava quasi naturalmente vibrare di cambiamento.
Poi per lunghi
anni , per vicissitudini anche esistenziali, con la Russia il rapporto sembrava quasi essersi
interrotto. Fino all’incontro sul Lago di Como a un festival internazionale di
Poesia con Evgehenij Solonovich, un russo che faticai all’inizio a riconoscere
come russo, tanto liberamente e con proprietà parla la nostra lingua. Solonovich
è un grande traduttore di grandi poeti italiani, a cominciare da Dante. Quell’anno,
credo fosse il 2013, per la prima volta ero a quel festival non in veste
d’autore ma d’editore, accompagnavo e presentavo l’autrice estone pubblicata nelle
nostre edizioni Doris Kareva. Con Solonovich parlammo a lungo e gli dissi che
se aveva presente poeti russi contemporanei di valore, volentieri li avrei
pubblicati in Italia.
Dopo poco tempo
fui contattata, a nome della Fondazione Brodskij appunto da Claudia Scandura,
la professoressa Claudia Scandura, che con entusiasmo e modi convincenti mi
propose di pubblicare poeti invitati in Italia da quella Fondazione, che rifletteva
e prolungava nel tempo l’amore del grande poeta russo per l’Italia. Claudia mi
mise anche in contatto con Maria Brodskij, persona amabilissima, e l’avventura
cominciò.
Il primo autore
della serie, Glandevskij, poeta assai noto in patria, ma ancora del tutto
inedito da noi, con il suo-nostro libro lo invitammo alla fiera Piùlibri più liberi
nel dicembre 2014, e poi alla Casa delle letterature. Quanto al secondo autore,
Fanajlova, abbiamo avuto modo d’incontrarla più volte, in Italia e a Mosca. Di
lei ho tracciato un rapido schizzo in ”Malakhovka”, un recente breve diario del
penultimo viaggio a Mosca:
Fanajolova,
per quanto
avessi visto
alcune sue foto e ne avessi addirittura scelta una
da porre
sulla copertina del suo libro, ha un aspetto che mi
sorprende.
Sapendo di lei che e` una giornalista inviata in parti
piuttosto
calde del mondo, mi attendevo, chissa`, un modo di
fare secco e
sbrigativo, ma niente della durezza di quel lavoro
traspare
invece nella sua figura. Guardo con spaesato compiacimento
il suo volto
rotondo semicoperto da grandi occhiali
da miope,
soprattutto noto il tono basso della voce, il
tratto molto
gentile, quasi timido.
Quel mio penultimo
viaggio a Mosca è stato nell’ ottobre2015. Dall’ultimo invece veniamo da meno
di due settimane. È stato il primo viaggio di grande libertà perché per una
settimana almeno il tempo è stato bellissimo e camminare per Mosca è stato, nel
polline che fioccava come neve, un’avventura straordinaria. Ho fotografato, una
a una le statue dei poeti che popolano le strade e certe piazzete appartate. Alla
base della statua ho notato sempre mazzi di fiori freschi. Il popolo moscovita
ama i suoi poeti e scrittori, quelli del secolo scorso almeno, per non parlare
dei grandissimi Puskin, Gogol, Dolstoievskij e Tolstoj.
A proposito di
queste piazzete dedicate alla poesia, per la quali provo un po’ di amichevole
invidia, perché noi, qui a Roma, a parte la statua di Giordano Bruno, non
abbiamo bei monumenti ai nostri grandi, voglio raccontare , finendo, un’
avventura che mi è occorsa a Mosca e che ho preso come emblematica del mio
rapporto con quella città.
Ero in una strada solitaria
sopra l’Arbat e in uno slargo riconosco
nel bronzo l’immagine di Marina Svetaeva, alla base ancora pochi fiori
appena deposti. Mi avvicino, scruto con rispetto con amore, e quando mi volto
vedo una donna che mi guarda interessata fumando una sigaretta. In buon inglese
mi dice ”Se lei ama Marina Svetaeva qui di fronte c’è la sua casa museo, una
casa dove è vissuta fino al 1922, quando emigrò”. Continuiamo per un po’a
parlare di Svetaeva e a un certo punto lei mi propone: “Senta, appena ho finito
questa sigaretta la invito a entrare con me. Ora il museo è chiuso ma siamo un
gruppo di musicisti dilettanti che stanno registrando nella sala a pian terreno
del museo un video di un loro concerto, forse
le interessa ascoltare?” Entro quindi, e rimango, commossa dal loro impegno e
dalla loro bravura, fino al termine delle riprese. Resto colpita dal fatto che
la musica è di un grande musicista italiano, Vivaldi, che loro sono i cantori
di una famosa Università a indirizzo
scientifico di Mosca, l’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca, l’MFTI.
Infine, guardando
su Internet vedo che hanno come logo un
bel gatto nero, proprio come noi abbiamo come nume tutelare Gattomerlino!
Questo episodio lo
racconto perché è caratteristico di tutti i miei rapporti con la Russia: accoglienza,
naturale amicizia e infine, misteriosamente, questo filo russo della scienza
che mi conduce all’arte, alla musica e alla poesia.
Quanto alle
edizioni, non ci fermiamo certo qui. Dopo Glandevskij e Fanailova in programma
ci sono già altri poeti russi contemporanei, di cui non rivelerò il nome per
non sciupare, da qui a pochi mesi, la sorpresa.
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