sabato 21 marzo 2020

IL CORONAVIRUS E' UNA QUESTIONE MATEMATICA.

Riceviamo dalla giornalista Roberta Ronconi e volentieri pubblichiamo

La mattina del 17 marzo ascoltai il professor Bianconi che tentava di spiegare alla radio cosa stesse facendo il suo team dell'istituto Ricmass. Studi matematici sui numeri del coronavirus che dimostravano chiaramente la validità delle scelte operate dal governo della Corea del sud e la necessità di adottarle il prima possibile in Italia. La giornalista alla radio non aveva tempo, attaccò il telefono. Io ho cercato Bianconi, l'ho intervistato, ho cercato di far pubblicare l'intervista su Repubblica già il 17 marzo, ma non c'è stato verso. Mi hanno fatto aspettare due giorni, poi ho deciso di pubblicare su facebook, perché almeno qualcuno potesse leggerla. 
Sono Roberta Ronconi, giornalista professionista dal 1991. Questa è l'intervista uscita su facebook il 19 marzo, alle 16.42. (sulla mia bacheca https://www.facebook.com/roberta.ronconi.5 

IL CORONAVIRUS E' UNA QUESTIONE MATEMATICA.
INTERVISTA AL BIOFISICO ANTONIO BIANCONI
Perché il coronavirus nella Corea del Sud ha fatto qualche decina di morti, mentre in Italia siamo a tremila decessi? Perché il 5 marzo scorso la Corea del Sud aveva 5000 contagiati e l’Italia 3000 e dieci giorni dopo l’Italia era diventato il secondo paese più contagiato, con 21.157 casi positivi e la Corea era rimasta a 8000 casi e 72 decessi?
Questione di modelli matematici. E’ lì che possiamo trovare la spiegazione. E soprattutto è lì che possiamo trovare la soluzione.
Ne è convinto Antonio Bianconi, professore di Biofisica alla Sapienza di Roma per venti anni e ora direttore della Onlus per le scienze Ricmass (Rome International Center for Material Sciences and Superstripes/ricmass.eu) dove da diverse settimane sta studiando il comportamento del coronavirus con il suo team di ricercatori.
Professore, lei e il suo team avete appena lanciato una petizione su change.org indirizzata al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti affinché il Lazio adotti le misure coreane di controllo del Covid 19 il prima possibile. Mi spiega quali studi vi hanno condotto a questa scelta?
Nelle ultime settimane, presso i laboratori del Ricmass abbiamo studiato i numeri del coronavirus. In particolare, abbiamo deciso di applicare allo studio di questa epidemia un modello matematico che normalmente non si usa nello studio delle epidemie. Cioè abbiamo fatto qualcosa che non è stata mai fatta prima e i risultati che abbiamo ottenuto a nostro avviso vanno diffusi al più presto.
La prego di spiegare, ma nel modo più elementare possibile.
Esistono modelli matematici che studiano le normali epidemie, come le influenze, ma che vengono applicati in un un mondo omogeneo, ovvero senza limitazioni di spazio e movimento per gli esseri coinvolti. Quando invece si introducono molte barriere nello spazio, il contagio assume altre caratteristiche e soprattutto comincia ad avere dei problemi . Il fatto che in queste settimane non possiamo uscire di casa trasforma lo spazio in cui il contagio si muove. Mi capisce?
Sì, per ora sì.
Io e i miei colleghi del Cnr, dell’Università di Roma e dell’Istituto Ricmass che dirigo (una Onlus per la scienza, ndr) abbiamo trovato che nelle tre nazioni – Cina, Corea, Italia - che fortunatamente hanno introdotto delle limitazioni da diversi giorni, l’epidemia sta rallentando e siamo contenti che l’Italia abbia deciso di introdurre queste misure, perché questo può salvare la vita a milioni di persone.
State confermando la tesi di molti, tra cui quelle del governo italiano. Ma anche in Europa non tutti gli scienziati e i politici sembrano d’accordo…
Mi faccia continuare, non voglio entrare nelle questioni politiche, voglio spiegare come possiamo contribuire noi scienziati a scelte che spetteranno poi ad altri. Torniamo ai tre Paesi che hanno adottato scelte simili, ma con qualche diversità. Il nostro modello matematico ci ha permesso di evidenziare esattamente la misura del successo di queste tre strategie. Questo contagio in presenza di barriere avviene come in certi materiali quantistici molto complicati che per caso noi avevamo studiato anni addietro, precisamente nel 2011 e segue quella che in matematica si chiama “la curva di Oswald”. I Paesi che hanno introdotto gli ostacoli nel movimento e nello spazio delle persone non seguono più un andamento normale da contagio, ma si adattano alla struttura della curva di Oswald. Questa curva si è dimostrata leggermente diversa però per i tre Paesi, a seconda delle diverse strategie e delle barriere scelte.
Che conclusioni pratiche ne avete tratto?
Al momento noi siamo in grado di dare i numeri esatti sulla diffusione del contagio in presenza di barriere e abbiamo capito perché la politica coreana è quella che ha funzionato meglio.
Questo lo dicono anche i fatti.
Sì, ma i numeri lo avevano evidenziato già da qualche giorno e ora ne siamo certi. Non solo perché lo dicono i fatti, ma perché lo conferma un modello matematico che sino ad ora non era stato mai sperimentato in un’occasione simile. Semplicemente, perché è la prima volta che succede a nostra memoria.
Allora, come ci può aiutare la matematica a questo punto?
Gli studi ci dicono che operare una politica di controllo con tamponi il più allargata possibile è vincente. E che se si segue il modello matematico da noi suggerito possiamo accelerare i tempi di ritorno alla normalità in modo significativo. Si potrebbe arrivare al punto di non-contagio tra una settimana, invece che tra 15 giorni o un mese.
Quanto tempo abbiamo per cambiare il trend di crescita del virus?
Abbiamo comparato le curve di andamento del virus al 25mo giorno di apparizione dello stesso nei tre stati: Cina, Corea, Italia. In quel giorno in Cina e Corea era stato già raggiunto un punto di flessione, in Italia la cosa è meno evidente.
Che intende per punto di flessione?
E’ come con la bomba atomica, dopo una serie di reazioni avviene l’esplosione. Con il coronavirus è la stessa cosa. A Roma attualmente abbiamo un certo numero di malati che fino a ieri sono rimasti
abbastanza costanti, non fluttuano. Mi sembra siano attualmente intorno ai 500. Ma se superiamo di troppo questa soglia e raggiungiamo un numero preciso - che però cambia da luogo a luogo - avviene l’esplosione. Inizia una crescita esponenziale con il raddoppio dei malati ogni giorno. Arrivati a quel punto, la crescita non si ferma più.
Quindi, quali sono le cose che secondo lei vanno fatte?
Ora che ci sono un po’ di soldi bisogna immediatamente allargare la ricerca dei positivi con i tamponi , comprare le macchine per fare le analisi, e studiare le tracciabilità delle persone positive. E’ chiaro che è una cosa che richiede alcuni giorni perché sia organizzata, ma può evitare che una metropoli come Roma esploda.
Che voi sappiate, il mondo politico coreano, ha scelto le misure di contenimento del virus sotto la spinta del mondo scientifico?
Certo. Gli scienziati coreani hanno network scientifici molto efficienti ed avevano sperimentato misure simili già ai tempi della Sars.
Avete difficoltà a richiamare l’attenzione del mondo della politica? E il resto del mondo scientifico perché non si affianca alle vostre indicazioni?
Qualcosa si sta muovendo a livello internazionale, molti team che studiano come noi i sistemi complessi stanno arrivando alle nostre stesse conclusioni. Questa sera (ieri per il lettore, ndr) pubblicheremo una petizione e la lanceremo sul web. Non abbiamo molto tempo, speriamo ci diano retta.

RobertaRonconi@copyright
  

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