Lino Angiuli– cartoline dall’aldiquà– ventotto paesie con inserto fotografico di Angelo Saponara – Quorum Italia
Cos’è, ci chiediamo, l’aldiquà? Un paradiso agli antipodi
dell’aldilà, un paradiso in terra, cioè il vero paradiso, visto che dell’altro
non c’è prova né certezza?
Dall’altro paradiso non arrivano cartoline. Che erano una
volta le gentili prove, concrete, cartacee che, da lontano, da questo posto, “io
t’ho pensato”. Si sceglievano con cura e, spesso, chi le riceveva le custodiva
gelosamente. Non c’era il cellulare, non c’era skype. “Ti penso” ormai, è più facile dirlo a viva voce, o guardandosi in faccia (telematicamente).
Ma queste cartoline, spedite da vari piccoli centri del Sud,
a chi sono indirizzate? mi viene da pensare che Seclì, Trito, Rotello,
Roccaforzata e tutti gli altri paesi per lo più al di sotto delle mille anime, che abitano questo libro, se le siano inviate l’un l’altro, come in un gioco fanciullesco. Un
gioco di frammenti di specchi, con sguardi in tralice, come tra fratelli molto simili che
ancora non lasciano la casa.
Questo piccolo libro è un omaggio d’amore di Lino a quel sud
di cui si sente figlio, in cui si sente anche turista, perché la vita, i libri –
mentre lui restava legato a questi luoghi – l’hanno anche trasportato lontano:
Ritornare
con un gruzzolo di soprannomi in tasca
a riaprire il libro delle facce
ognuna un nome ognuna una canzone
girovaga di bocca in bocca
a piedi o su una bicicletta sbucata
dalla penombra degli anni cinquanta
(Saluti da Tornareccio)
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A pochi centimetri dall’occhio
su un filo di memoria intermittente
il giorno è tondo la
notte pure
al centro rimane il punto fermo
della piazza accasata al campanile
trapiantato all’altezza dell’indaco
(Saluti da Loseto)
Il tempo l’ha trasportato lontano da quei paesi. Perché i paesi, come Lino
vuole ricordarli, sono quelli della sua infanzia, degli anni cinquanta. E anche
le immagini – bellissime immagine dell'obiettivo di Angelo Saponara – il volto serio della donna incorniciato dagli stessi
merletti che le sue mani ormai legnose intrecciano a memoria, la porta
scrostata, il pescatore con la sua rete, l’uva Italia appoggiata su una sedia
impagliata in vendita al prezzo di £ 1000, appartengono tutte a un’estetica
ormai muta o che parla una lingua del passato, un lingua di bellezza museale, o
di sogno. Sotto queste immagini, anche il lento canto che mi sembra di ascoltare, è musica che viene da lontano, una voce paesana d'altri tempi.
PIERA MATTEI
PIERA MATTEI
nella foto: due paesi allo specchio: Castel di Tora, visto da una discesa al lago di Colle di Tora
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