Finalmente possiamo sperare in un'America che realizzi i suoi principi democratici. Già lo svolgimento di queste elezioni sembra darne una prova. Sono andata ripetendo per anni che la politica mondiale poteva cambiare solo se l'America dal suo interno avesse prodotto un cambiamento profondo. Ricordo nel 1991 un lite violentissima con un amico, un noto giornalista che porta l'America nel cuore, a cui questa mia dichiarazione sembrò forse un augurio di rivoluzione civile. Sembra invece che un CHANGE, sia possibile seguendo fedelmente le regole democratiche, anzi attivandole. E mi sento orgogliosa d'averlo atteso quel cambiamento e di vederne oggi le solide premesse.
Infine noi, l' Italia, serva Italia di dolore ostello! Noi, caduti nella recidiva di un governo Berlusconi, noi e la Lega delle piccole rivendicazioni di gravi conseguenze, dei minuscoli paricolarismi che rendono gretta la nostra politica e la nostra cultura, che è stata in altri periodi storici, universale e universalistica. Noi, che oggi festeggiamo l'evento storico di questa elezione, ci sentiamo al confronto umiliati, perché costretti a rendere nel mondo un'immagine meschina e talvolta risibile.
Noi che quando vogliamo ispirarci all'America democratica facciamo cattive traduzioni. "Yes, we can" è: "Sì, noi possiamo farlo" (riempiendo di contenuti quel suffisso pronominale). "Si può fare" che è stata la traduzione prescelta in campagna elettorale dal nostro Partito democratico, è una cattiva traduzione perché introduce una sfumatura bonacciona e accomodante, quella italianità, mi permetto di dire, in cui non mi riconosco, che ci danneggia e che dobbiamo, sì, se vogliamo sopravvivere, veramente CAMBIARE.
Nessun commento:
Posta un commento