Ci sono libri che è impossibile non divorare, altri assaporare e altri per cui bisogna sedersi, munirsi di carta e penna , e leggere con calma. è questo ultimo il caso di Leggere la disabilità di Martina Naccarato, edito da Gattomerlino e pubblicato nell'agosto 2016.
Martina
Naccarato, classe 1988, è una ragazza disabile di Arezzo che recentemente si è laureata in Lingue e
Letterature Europee Americane e, in questo libro, è contenuto il nucleo
essenziale della sua tesi di laurea.
Come si
intuisce dal titolo, il saggio tratta della disabilità. L'argomento, per quanto
delicato e a volte controverso, viene affrontato dall'autrice in maniera
diretta, senza mezzi termini e senza indorare la pillola.
Il testo
si può dividere in tre sezioni: nella prima è esposta la tesi, nella
seconda si riportano esempi a favore
della tesi, nella terza si leggono testimonianze reali.
Nella
prima parte l'autrice definisce la disabilità attraverso due macro concetti,
quello della diversità e quello della normalità. Queste due idee, che sembrano
contrapporsi l'una all'altra, stando all’analisi dell’autrice, sono in realtà costruzioni
mentali dal momento che in natura ogni cosa è differente. L’autrice conclude
affermando che è solo attraverso la letteratura e il cinema, con la loro
capacità di narrare l'inenarrabile, che si può guardare oltre la diversità
dell'altro.
Nella
seconda parte si riportano esempi di supporti letterari (Libri Tattili), libri
per l'infanzia, romanzi, biografie e autobiografie che, attraverso il modo di
raccontare la disabilità e di approcciarsi al mondo del "diverso", riescono
a mettere il soggetto nella condizione di comunicare con l’ “altra parte” del
mondo.
Una nota
a sé merita l'analisi del testo poetico Ti
aspetterò alle otto di Pierluigi Lenzi, di cui troviamo la testimonianza
più avanti. Le poesie, di cui vengono riportati i testi, mostrano in tutta la
loro chiarezza i timori, le paure e l'angoscia che può provare una persona con
disabilità, ma allo stesso tempo evidenzia l'ipocrisia di chi pensa di poter
capire le emozioni dell'altro, e la forza, la voglia ancora di vivere e di
prendere le proprie decisioni.
Nell'ultima
sezione l'autrice decide di arricchire la sua tesi, riportando alcune
testimonianze di persone che della disabilità hanno fatto la loro forza, tutte
diverse e allo stesso tempo tutte simili. C'è chi ha scoperto la malattia in
tarda età, chi da giovane, chi ha avuto un incidente eppure tutti a loro modo
hanno dovuto "fare i conti" con questa realtà, tutti ne sono rimasti
spiazzati ma hanno deciso di reagire e di continuare a vivere.
Pierluigi
Lenzi afferma che bisogna imparare "che,
per quanto doloroso, i propri limiti vanno riconosciuti e se non si compie questo
atto di umiltà il rischio è di intraprendere battaglie sproporzionate rispetto
alle proprie possibilità e destinate a fallire". È pensiero comune che per affrontare i problemi
il miglior modo sia fingere che essi non esistano ma quello che si evince dalle
testimonianze è che è il proprio "problema", la propria disabilità ad
essere la vera normalità e la vera forza e che proprio da questa condizione tutti hanno riscoperto il coraggio di vivere e
di affrontare a pieno la vita.
Leggere
questo testo non mi ha dato risposte, ma ha fatto sì che mi ponessi molte
domande. Non mi ha dato soluzioni, ma spunti di riflessioni.
è un saggio
consigliato a chi lavora in questo campo, a chi non si è mai approcciato a
questo mondo, a chi si chiede cosa può fare di più per gli altri, a chi pensa
che non ce la farà, poiché è solo leggendo che si superano le barriere.