lunedì 31 marzo 2014

Arte e scienza alla presenza dei limiti – di Claudio Marcelli










Nella società moderna le “immagini” rappresentano strumenti di comunicazione potentissimi che vanno ben oltre i linguaggi scritti e parlati. Certamente non li sostituiscono, ma li integrano offrendo nuove e straordinarie opportunità di comunicazione. Un “linguaggio” quello delle immagini, ben noto agli artisti che grazie alle “immagini” spesso riescono a comunicare storie e suscitare emozioni universali ben oltre i quotidiani confini dello spazio geografico e del tempo.
Così come è già avvenuto nel passato, i confini del mondo “moderno” si spostano continuamente avvicinando, a volte anche allontanando, gli uomini e le donne. In quest’ambiente continuamente dinamico, la scienza e la tecnologia forniscono stimoli, strumenti e idee indispensabili ad alimentare i cambiamenti in atto. Anche nella tecnologia e nella scienza le immagini hanno assunto ormai un ruolo indispensabile riuscendo a rappresentare concetti e informazioni in un modo difficilmente immaginabile solo fino a qualche anno fa, e rendendo accessibile informazioni e conoscenza di là di molte barriere fisiche e linguistiche. In una singola immagine oggi riusciamo a rappresentare oggetti e concetti relativi a incredibili intervalli spaziali e temporali: dall’infinitamente piccolo delle strutture atomiche e molecolari all’infinitamente grande e lontano degli oggetti presenti nel cosmo (vedi http://www.flickr.com/photos/nasa_jsc_photo/7197236836/in/set-72157629726792248/ ). Allo stesso modo, e con la medesima incisività il linguaggio universale dell’arte riesce a rappresentare i pensieri e i desideri degli uomini, abbattere barriere linguistiche, sociali e religiose, percorrere secoli a volte millenni raccontando e colpendo il cuore e la mente degli uomini e delle donne. Come la scienza, l’arte si rinnova quotidianamente in tutte le sue forme inventando nuovi linguaggi, a volte provocatori come solo l'arte contemporanea sa fare, ma certamente efficaci.
Recentemente ho sottolineato l’importanza del 798 di Pechino (http://lucreziana2008.blogspot.nl / 9 dicembre 2013) una realtà urbana unica dove l'arte, l'architettura e la cultura comunicano e influenzano la società, non solo quella cinese. Un luogo del pensiero che grazie al linguaggio universale dell’arte riesce a raccontare dove sta andando la Cina, comunicando anche l’”incomunicabile”.
Pensando alla straordinaria generazione degli artisti cinesi di oggi, Shu Yong, uno dei molti giovani e influenti artisti cinesi, nato nello Hunan, e che ha esposto alla 55ª Biennale d’Arte di Venezia, ha recentemente affermato:È proprio la presenza di limiti che spinge l’arte a cercare nuovi metodi di espressione. Infatti, uno degli obiettivi dell'artista è quello di esprimere con le sue opere ciò che non si potrebbe dire.

E proprio in questa capacità di rinnovamento continuo e di comunicazione, oltre le possibili barriere etniche e trasnazionali, che possiamo affermare che scienza e arte sono realtà gemelle che si rivolgono alla società e agli individui in una prospettiva positiva e di stimolo. In questa logica, arte e scienza non sono due “culture” separate ma realtà straordinariamente simili, per entrambe le quali presente e futuro si mescola continuamente. La mente di scienziati e artisti immagina e le loro mani realizzano idee e suggestioni con una radice comune: la passione. Ogni giorno migliaia di persone creano “arte” mentre altre avanzano nella conoscenza; tutte guidate da uno stesso sentimento: la passione, forse l’unico vero motore alla base del progresso della società umana. Un sentimento difficile da capire, ma che sinceramente provo a trasmettere quotidianamente ai miei giovani studenti italiani e cinesi.



venerdì 28 marzo 2014

Il 30 marzo Pietro Ingrao compirà 99 anni. Lunga ancora vita a Pietro Ingrao.

E' stata personalità centrale nella storia politica della seconda metà del '900 in Italia.
Ama (per questo verbo userò il presente) la cultura e la poesia ed è personaggio molto amato.

In questa foto del 27 febbraio 2007 è al Campidoglio, sala Pietro da Cortona, seduto tra Valerio Magrelli e Pietro Spataro, in occasione della presentazione di "Cercando una città" – dello stesso Spataro – raccolta di poesie edite da Manni. 
La prima a sinistra è Paola Pitagora a cui era affidata la lettura di alcune poesie, accanto a lei Walter Veltroni. A sinistra di Magrelli, Piera Mattei.

sabato 8 marzo 2014

I REGISTRI DELLA POESIA DI MARCO ANTONIO CAMPOS




       Il libro del messicano Marco Antonio Campos, pubblicato dalla Gattomerlino editrice nel 2013, Nessun luogo che sia mio, riunisce opportunamente vari temi e toni, varie atmosfere di questo poeta che è molto più complesso di quanto non appaia a prima vista.
       Un linguaggio piano, come leggiamo nella nota di Emilio Coco, non amante delle sperimentazioni avanguardistiche. Molto colloquiale, molto narrativo, anche.  Un linguaggio piano, una poesia a volte sapienziale. C'è spesso un'ironia, un sarcasmo, nella sua poesia sapienziale: un leggero sarcasmo sapienziale.
       A volte, con il suo tono colloquiale, un po' ironico, fa pensare a Orazio, il grande poeta latino. Ma ha una morbidezza che Orazio non ha.
       Una poesia che ha molte parentele con la prosa, col ritmo della prosa inteso come narrazione, una narrazione spesso tranquilla. L'impressione a volte è che alcune poesie si potrebbero mettere in prosa senza nessun cambiamento. Definirlo poeta narrativo è senza dubbio legittimo.
       Ma non dobbiamo lasciarci ingannare da questa prima impressione di un Campos sornione e ironico, di un vecchio gattone profondo e soprattutto meditativo.
       Campos ha del gatto l'opportunismo e insieme lo scatto felino. In questo apparentemente tranquillo procedere vi sono anche corti circuiti apparentemente semplici come in Alba ad Atene:

Ieri notte, nel giardino dei sogni,
ti ho vista:
         eri nelle rovine e negli archi

e improvvisi squarci lirici, come in La ragazza e il Danubio:

Come ramo che si rompe nell'inverno bianco,
cuore pianse la stella; triste era l'olmo,
e da molti anni; quanta forza e violenza
nell'adolescenza senza direzione;

[...]
Era bianca e bella come il paese dove nacque.
Lei mi rimane, vive in me, mi chiama
come un rimorso.

       C'è dunque in Campos una differenza di toni e di temi, un registro molto ampio. Uno dei toni di questo registro è il lirico, così potentemente espresso nei brani della poesia citata qui sopra. Così come la malinconia, la memoria è presente in diverse poesie e in tutte le prose che sono state opportunamente inserite in questo libro. Il Campos prosatore, con questo peso così importante che ha la memoria, appare infatti un altro scrittore rispetto al Campos poeta. Uno scrittore, direi, più dolce e più meditativo.
       E infine, senza strepito e senza un'ombra di retorica, un altro elemento è la poesia civile, come la poesia Istruzioni di Macbeth a Buenos Aires, sui desaparecidos, che è una frustata, o I ribelli, un bilancio molto interessante su anni di lotte in America Latina, e per finire la bellissima poesia sul Messico, Città del Messico, piena di fierezza e di dolore, che vorrei qui trascrivere integralmente.

...io nacqui qui, scrissi qui,
inseguito, non da demoni,
ma da folletti e fiere, crebbi
nella città illimitata,
e nonostante il suo orrore, la sua miseria e caos,
il suo fumo e il suo vivavai senz'anima,
amai il suo sole, il suo enorme e dolce autunno,
le sue piazze come firmamenti,
le tiepide sere nel lieve marzo,
il profilo montagnoso a sud,
la maschera e il coltello della sua gente,
il suo ieri feroce, il suo oggi incerto,
e l'amai, l'amai sempre, l'amai,
l'amai come ama un figlio duro.

Carlo Bordini


Marco Antonio Campos

NESSUN LUOGO CHE SIA MIO

nell'ottima cura e nell'ottima traduzione di Emilio Coco
Gattomerlino/superstripe 2013
Serie blu

Collana curata e diretta da Piera Mattei