giovedì 25 aprile 2013

Adele Cambrìa – Istanbul – Il doppio viaggio – Donzelli 2012



Adele, Adone, un cane femminista e Istanbul
divagazioni critiche di Piera Mattei


Chi crederà che forze accoglier possa / animetta sì picciola cotante? / e celar tra le vene e dentro l’ossa /  tanta dolcezza un atomo sonante?  /O ch'altro sia che da liev'aura mossa / una voce pennuta, un suon volante? / e vestito di penne un vivo fiato, / una piuma canora, un canto alato?

Adele Cambrìa non è dedita al canto, almeno, in lunghi anni di frequentazione, non l'ho mai sentita cantare. Neppure in senso metaforico canta, cioè non scrive poesie: Adele Cambrìa, per quei pochissimi che non la conoscessero, è un'assai nota  giornalista di costume e di fatti politici, una femminista storica.
È vero. Si è occupata anche di moda, ma nell'insieme il suo profilo professionale è tutt'altro che grazioso, e il suo temperamento piuttosto combattivo che dolce. Eppure a lei associo la sopra citata strofa del canto VII dell'Adone di G. B. Marino, strofa che sigilla un'esplosione di bravura dalla lunga scia, con la definizione bizzarra, cioè in definitiva "barocca", dell'essenza concettuale dell'usignolo.
Pensando a Adele mi torna soprattutto in mente "atomo sonante". Il motivo per questa costante connessione deve risiedere certo in quella sproporzione tra una struttura fisica minima, graziosa, e la grande determinazione del suo carattere, la sicurezza della  sua voce.

Adele, dopo aver pubblicato poco più d'un anno fa quella che possiamo considerare la sua autobiografia sotto il profilo del tumultuoso rapporto avuto con varie testate – che con allusione erotica-ironica che le è propria ha intitolato " Nove dimissioni e mezzo" – esce, ancora una volta per Donzelli, con il libro "Istanbul – Il doppio viaggio". Il sapore aggiunto in questo libro, come si può evincere dal titolo, per lei e quindi anche per il lettore, è dato dal valore di riscatto da un rifiuto ricevuto per il diario di un viaggio nella stessa città, scritto negli anni '80, precisamente nel 1983, che, nonostante l'avesse proposto a più giornali, non era riuscita a pubblicare. Qui finalmente lo inserisce (ancora nei caratteri di una vecchia Olivetti), per operare un confronto tra ieri (trent'anni fa) e oggi.
Oggi le sembra che la città si sia risvegliata più consapevole della sua bellezza e dei suoi tesori. Quella piazza dell'Ippodromo che era allora, allo sguardo deluso di Adele, solo uno squallido giardinetto, è oggi in tutto degna di una  civiltà che ha veduto nascere e crollare imperi, restando i suoi splendidi obelischi confitti al suolo, con sovrana indifferenza.

Certo sbarcare all'areoporto era più facile trent'anni fa. Oggi il turismo di massa e, non contraddittoriamente, la diffidenza verso chiunque e qualsiasi cosa (le scarpe che suonano, la bottiglia dello sciroppo, la cintura e le chiavi) obbligano ai lunghi tormentosi serpentoni degli sbarchi e delle partenze. E possono nascere complicazioni se il compagno di Adele, W., si trova ad avere il passaporto rilasciato da una nazione (l'Olanda) che a sua volta non semplifica per i cittadini turchi le procedure d'entrata nei suoi confini. 
Tuttavia il viaggio a Istanbul si configura soprattutto come pretesto per compiere un più complesso viaggio tra i libri, i film, la storia  e la viva esperienza della città attuale, zigzagando tra le vite dei grandi poeti del passato, gli scrittori di oggi, finendo così per realizzare quasi una piccola enciclopedia ragionata dei luoghi, delle memorie personali e riflesse. Un procedimento paratattico dove c'è spazio per ogni evento e ogni problematica in regime, azzarderei, di assoluta parità, d'identico diritto all'interesse, alla curiosità, al raffronto.
Certamente i temi che più appassionano Adele sono quelli che riguardano la condizione delle donne e i rapporti talvolta tragici con le minoranze, i curdi e gli armeni, d'altro lato storicamente acerrimi nemici tra loro. Proprio con una finale agnizione di una donna curda, conosciuta anni prima, ai tempi del suo ingresso clandestino nel nostro paese (Aveva viaggiato con un tir fino a Trieste, tra le merci del trasportatore) si conclude il libro. Un libro, ripeto, che così come è concepito, rimane un testo aperto, che, quando l'autrice lo volesse, potrebbe essere aggiornato e arricchito ancora con mille fatti, riferimenti, legami, richiami.
nella foto: uno splendido cane femminista alla manifestazione delle donne in Piazza del Popolo, Roma, 13 marzo 2011