Adele, Adone, un cane femminista e Istanbul
divagazioni critiche di Piera Mattei
divagazioni critiche di Piera Mattei
Chi crederà che forze accoglier possa / animetta sì
picciola cotante? / e celar tra le vene e dentro l’ossa / tanta dolcezza un atomo sonante? /O ch'altro sia che da liev'aura mossa
/ una voce pennuta, un suon volante? / e vestito di penne un vivo fiato, / una
piuma canora, un canto alato?
Adele Cambrìa non è dedita al canto,
almeno, in lunghi anni di frequentazione, non l'ho mai sentita cantare. Neppure
in senso metaforico canta, cioè non scrive poesie: Adele Cambrìa, per quei
pochissimi che non la conoscessero, è un'assai nota giornalista di costume e di fatti politici, una femminista
storica.
È vero. Si è occupata anche di moda,
ma nell'insieme il suo profilo professionale è tutt'altro che grazioso, e il
suo temperamento piuttosto combattivo che dolce. Eppure a lei associo la sopra
citata strofa del canto VII dell'Adone di
G. B. Marino, strofa che sigilla un'esplosione di bravura dalla lunga scia, con
la definizione bizzarra, cioè in definitiva "barocca", dell'essenza
concettuale dell'usignolo.
Pensando a Adele mi torna
soprattutto in mente "atomo sonante". Il motivo per questa costante
connessione deve risiedere certo in quella sproporzione tra una struttura
fisica minima, graziosa, e la grande determinazione del suo carattere, la
sicurezza della sua voce.
Adele, dopo aver pubblicato poco più
d'un anno fa quella che possiamo considerare la sua autobiografia sotto il
profilo del tumultuoso rapporto avuto con varie testate – che con allusione
erotica-ironica che le è propria ha intitolato " Nove dimissioni e
mezzo" – esce, ancora una volta per Donzelli, con il libro "Istanbul
– Il doppio viaggio". Il sapore aggiunto in questo libro, come si può
evincere dal titolo, per lei e quindi anche per il lettore, è dato dal valore
di riscatto da un rifiuto ricevuto per il diario di un viaggio nella stessa
città, scritto negli anni '80, precisamente nel 1983, che, nonostante l'avesse
proposto a più giornali, non era riuscita a pubblicare. Qui finalmente lo
inserisce (ancora nei caratteri di una vecchia Olivetti), per operare un
confronto tra ieri (trent'anni fa) e oggi.
Oggi le sembra che la città si sia
risvegliata più consapevole della sua bellezza e dei suoi tesori. Quella piazza
dell'Ippodromo che era allora, allo sguardo deluso di Adele, solo uno squallido
giardinetto, è oggi in tutto degna di una
civiltà che ha veduto nascere e crollare imperi, restando i suoi
splendidi obelischi confitti al suolo, con sovrana indifferenza.
Certo sbarcare all'areoporto era più
facile trent'anni fa. Oggi il turismo di massa e, non contraddittoriamente, la
diffidenza verso chiunque e qualsiasi cosa (le scarpe che suonano, la bottiglia
dello sciroppo, la cintura e le chiavi) obbligano ai lunghi tormentosi
serpentoni degli sbarchi e delle partenze. E possono nascere complicazioni se
il compagno di Adele, W., si trova ad avere il passaporto rilasciato da una
nazione (l'Olanda) che a sua volta non semplifica per i cittadini turchi le
procedure d'entrata nei suoi confini.
Tuttavia il viaggio a Istanbul si
configura soprattutto come pretesto per compiere un più complesso viaggio tra i
libri, i film, la storia e la viva
esperienza della città attuale, zigzagando tra le vite dei grandi poeti del
passato, gli scrittori di oggi, finendo così per realizzare quasi una piccola
enciclopedia ragionata dei luoghi, delle memorie personali e riflesse. Un
procedimento paratattico dove c'è spazio per ogni evento e ogni problematica in
regime, azzarderei, di assoluta parità, d'identico diritto all'interesse, alla
curiosità, al raffronto.
Certamente i temi che più
appassionano Adele sono quelli che riguardano la condizione delle donne e i
rapporti talvolta tragici con le minoranze, i curdi e gli armeni, d'altro lato
storicamente acerrimi nemici tra loro. Proprio con una finale agnizione di una
donna curda, conosciuta anni prima, ai tempi del suo ingresso clandestino nel
nostro paese (Aveva viaggiato con un tir
fino a Trieste, tra le merci del trasportatore) si conclude il libro. Un
libro, ripeto, che così come è concepito, rimane un testo aperto, che, quando
l'autrice lo volesse, potrebbe essere aggiornato e arricchito ancora con mille
fatti, riferimenti, legami, richiami.
nella foto: uno splendido cane femminista alla manifestazione delle donne in Piazza del Popolo, Roma, 13 marzo 2011
nella foto: uno splendido cane femminista alla manifestazione delle donne in Piazza del Popolo, Roma, 13 marzo 2011