giovedì 1 dicembre 2011

Dicembre 1947 Nella storia di un uomo, una data–poesie di un anonimo scienziato



Un piccolo testo molto ben presentato, dalla riproduzione di alcune poesie scritte a macchina, piene di cancellature, di ombre, fino alla bella Introduzione di Piera Mattei e alla quarta di copertina, con una delle più suggestive tra le poesie presentate. Mi colpisce da un lato la percezione della giovane età dell’autore (o autrice?), che si può riscontrare in vari versi, che risentono di letture dei classici, che lasciano intravedere emozioni, sentimenti spontaneamente affioranti. Dall’altra parte però mi sembra vi siano versi, poesie in qualche modo presaghe di un diverso futuro, con accenni di durezze intraviste o presagite.

Siamo lontani dal romanticismo. Le stelle sono ‘furbe e distanti’. I morti in guerra, ‘inutili morti’. Pur nello smarrimento del momento, pur nella sua ‘adolescenza impaurita’, l’A è già in grado di prendere le distanze, di non indulgere nella pietà verso l’amico morto, verso se stesso (se stessa).

I versi più belli? A me sembrano molto belli proprio i primi versi di questa poesia:

È triste e bello a un tempo
Non aver casa e andare come il fiume

Se almeno Dio mi concedesse ogni anno
Dono d’alcuni versi…

Grazie alla Gattomerlino per questa pubblicazione.

Maria Immacolata Macioti

Franco Ferrarotti legge e commenta due libri Gattomerlino


Franco Ferrarotti, che dagli anni sessanta ha trascinato, col suo entusiasmo e la sua curiosità culturale, folle di giovani verso la sociologia e continua, con versatile vena a commentare per la televisione e i giornali eventi economico-sociali, si è soffermato a sottolineare quanto trova di originale e rilevante in due libri delle edizioni Gattomerlino:

Jean de La Fontaine, Una lettura eretica delle favole - Saggio e traduzioni di Piera Mattei, Roma, Gattomerlino, 2011, pp. 56.

Questo aureo libretto va segnalato perché costituisce una novità assoluta. È, in primo luogo, la godibile traduzione, mirabilmente condotta da Piera Mattei, di alcuni testi meno noti del celebre favolista. Qui splende la sua magistrale padronanza della lingua francese – una lingua esigente al limite della crudeltà e nello stesso tempo dotata di un nitore classico che, forse ancor più dell’italiano, la lega alla comune matrice latina (per esempio, digitus in italiano è dito mentre il francese conserva la «g» in doigt). In secondo luogo, ma è un apporto di grande originalità di Piera Mattei, la figura del favolista viene arditamente e persuasivamente, a mio parere, reinterpretata riscattandola e liberandola dagli stereotipi della morale corrente (secondo Gilbert Keith Chesterton, «la morale che corre») per riscoprire nella sua opera, come osserva la curatrice, «le impronte di una cultura non metodica ma estremamente curiosa e varia», aperta a «comportamenti e atteggiamenti animali e sul rapporto delle specie tra loro e anche rispetto alla specie umana». Contributo, dunque, importante, arricchito da suggestive illustrazioni, da leggersi non di corsa, bensì, piuttosto, centellinandolo.
FRANCO FERRAROTTI


Thomas Henry Huxley, La base fisica della vita, postfazione di Antonio Bianconi, Roma, Gattomerlino, 2011, pp. 46.

Questo breve, succoso saggio del nonno del più famoso Aldous Huxley, autore di Brave New World, pubblicato a Londra nel 1868, è qui tradotto per la prima volta in italiano per una ragione fondamentale: a quattrocento anni di distanza da Galileo, come sottolinea con meritoria chiarezza Antonio Bianconi, l’Autore espone con forza, ma anche con grande semplicità, la tesi che «esiste una sostanza comune a tutti gli esseri viventi». La fisica moderna, da Galileo in poi, aveva escluso il mondo della vita dal campo delle sue ricerche, allo stesso modo in cui, ancora in Descartes, morale e religione si sottraevano per principio all’indagine razionale. Ma ecco che, fin dalla seconda metà dell’Ottocento, Thomas Huxley considera il protoplasma come la sostanza fondamentale della materia vivente all’interno di una cellula, e vede, chiarisce Bianconi, «quest’identica vita brulicare nelle capsule urticanti della foglia dell’ortica come nella goccia di sangue spillata da un polpastrello». La questione non riguarda soltanto un ampliamento del campo di indagine della fisica. Dimostra conclusivamente l’inconsistenza della frattura fra scienze «forti», impropriamente dette «esatte», e scienze storico-morali, o «scienze soft», secondo le estemporanee teorie offerte da C. P. Snow negli anni ’60, con il fortunato opuscolo The Two Cultures and the scientific Revolution. Non si dànno due culture, bensì una sola cultura come capacità di consapevole valutazione critica globale della presenza umana nel mondo.
FRANCO FERRAROTTI

Nella foto, il gatto Merlino, che avendo fin da piccolo dimostrato finezza d'animo e uno spiccato amore e curiosità per i libri, ha meritato, alla conclusione di diciassette anni di convivenza con gli editori, di vedersi intitolata la casa editrice.