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lunedì 14 settembre 2009
Piera Mattei – Dal grigio al rosso – lettura critica
Se il libro precedente di Luca Benassi aveva nel titolo un colore che è la negazione stessa del colore ("I fasti del grigio"), in questo "L'onore della polvere", per quanto incolore sia il miscuglio che si deposita al suolo, lampeggiano i violetti e il rosso. Quest'ultimo essenzialmente come connotazione cromatica del sangue. Sangue che sale nella siringa del prelievo, sangue d'una metaforica immaginata mattanza nell'imbuto alle uscite dal metro, sangue come macabra tisana, sangue infine sparso per gelosia? per far paura? per imprudenza?
Eppure a rileggerli più attentamente è facile riconoscere nei due libri una stessa struttura, individuare un progetto poetico che si sviluppa in coerenza ai propri inizi. Cominciamo da titolo: in entrambi i casi un'espressione ossimorica non solo ma, direi amaramente ironica, in cui il secondo membro = il grigio, la polvere, contraddice all'aulicità del primo = i fasti, l'onore. Una stessa eroica maniera di immaginare la vita, una stessa disillusione, ma, come accennavo agli inizi, non è senza significato che diversa sia la colorazione del cosmo.
Veniamo alla struttura dei due libri: entrambi si aprono su cinque poesie a carattere diaristico, nel primo caso al centro dell'attenzione è il cane randagio di recente adottato, creatura che ha un rapporto conflittuale col guinzaglio, lo strumento di resa e sottomissione che infatti dà il titolo alla raccolta.
Sono trascorsi quattro anni fondamentali nella vita del giovane poeta e ora le cinque poesie dell'inizio hanno tutt'altra pensosità e tenerezza. Il randagio è scomparso, forse è tornato alla sua rischiosa libertà, e il livello delle responsabilità nell'uomo è mutato qualitativamente. Qui le cinque delicate poesie d'esordio sono dedicate all'immagine ecografica del figlio nel ventre della madre, che con scadenza mensile, mostra l'evoluzione delle sue forme fino alla completezza.
Proseguendo nella comparazione, segue in entrambi i libri una sezione in cui alle poesie in carattere tondo corrisponde un controcanto nella pagina opposta in corsivo. Una sorta di litania che batte e ribatte lo stesso motivo. In " I fasti del grigio" si trattava di un tappo, che, inutile dirlo e ripeterlo, non chiudeva bene, metafora di una disfunzione subdola nella sua normalità, che si prestava ancora al sorriso e all'ironia. In carattere tondo, al problema del tappo inadeguato corrispondevano le immagini sì, grigie, di un luogo di lavoro, con la noia e le rivendicazioni, gli spazi dedicati all'evasione (la macchinetta del caffè).
Nel nuovo libro si tratta invece, più torvamente, di un bordone che canta e ricanta di un tavolo delle trattative, segno che un conflitto è in atto, la conciliazione difficile. Sulla contropagina vicende di un mondo ristretto all'ambito familiare, di tragica claustrofobia: un padre, dei figli, un abbandono.
La nota epica che serpeggiava nel libro precedente nella sezione "L'assedio" ha qui il suo corrispettivo in "Il bacio", poemetto che, dopo un'invocazione alla Musa, prende a tema un omicidio consumato nella periferia romana, che ha nelle sue motivazioni solo il voler far paura. La cura con cui l'uomo sistema il letto prima di uscire a prendere la sua donna all'uscita dal lavoro, in una strofa molto ben costruita, rimanda la situazione di un disoccupato, che si accomoda alla sua situazione e diventa improvvisamente aggressivo quando riconosce ciò che già sapeva, di essere un perdente. Questa sezione, il particolare ambiente urbano che sottintende e descrive, mi ha fatto ricordare che Luca è stato tra quanti hanno seguito e promosso, negli scorsi anni, l'originalissima voce di Paolo Borzi. Qui, certo, niente musicali ottave eppure vi si legge un omaggio allo stile dell'amico. La leggerezza e il gioco che dietro un velo di tristezza aleggiavano nel primo libro hanno ceduto il posto al sarcasmo, l'epica con sottintesi romantici, cioè l'astuzia per vincere il conflitto scatenato dal desiderio di avere Elena, si risolve in un racconto grandguignolesco. Proprio in questo poemetto il rosso "che diventa il sangue / che arrossa la terra" si accende anche sui muri del quartiere, sui tramonti, contrasta cromaticamente con "la brama nera", col "maglione bianco" della donna.
Le ultime due sezioni sono dedicate ai poeti: una porta proprio quel nome,"Poeti", l'altra è dedicata a quell'estrema tenzone che si concluse con lo spellamento di Marsia. E certo è una bella sfida mettersi a competere, conservando, direi, intatto l'onore, con Ovidio e Dante. Il senso finale è che poesia è non solo il modo con cui raccontare le cose o sentirle, la poesia è qui, nell'ultimo libro di Benassi, protagonista rosseggiante che pretende infusi degni di Medea:" Mettete in infusione le vostre viscere / bollite come pesci o patate / e poi colate il succo rosso / che si incrosta al fondo della tazza."
Luca Benassi – L'onore della polvere – Passi, punto a capo 2009
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