lunedì 8 giugno 2009

Georges de Canino – Rimbaud e l’Altro, io e Rimbaud

Una relazione fisica, cosmica, mentale, corporale, psicologica, astrologica, spirituale, carnale, visionaria, passionale, intellettuale, dolente, emotiva, eroica, relazione che passa tra la mia anima e Rimbaud, la poesia dell’anima e la libertà. La carne, il sangue, il dolore, il corpo di Rimbaud e il mio corpo poetico si disegnano in gioia inesprimibile, si sommano e si scorporano le mie mani. Nascono e si plasmano, lottano le dita colorate dell’arcobaleno, fuoriescono i colori che prendono corpo in forma di lettere e di parole. Scrittura dai colori dell’acqua e del cielo, composti di terra e di fuoco, corpi fisici, corpi astratti, corpi naturali, corpi essenziali, corpi feriti dalla bellezza, si prolungano nelle forme dell’artista. L’artista vede e trasforma con tenacia e forza formidabile le compenetrazioni dell’anima. Chiamiamo arte il mistero che non conosciamo. Conoscenza, rigore, autocoscienza, responsabilità, annullamento, concentrazione, si alternano in abnegazione, nella dura disciplina del lavoro. Ribaltamento della realtà che l’artista esplora e trasforma. L’artista è l’unico punto di prospettiva e di partenza dei diversi linguaggi dell’arte. Quindi l’artista è il vero strumento di rigenerazione del mondo. Non sono le convenzioni, non sono le regole, non sono le leggi del mercato, è la proprietà e l’indipendenza dello strumento e l’autonomia dell’intelligenza che ribaltano e rovesciano costantemente la fissità delle regole e del potere. La cognizione della realtà ci rende consapevoli della nostra energia. L’artista è impegnato a migliorare l’insana aridità degli uomini, a combattere le pigrizie intellettuali, a stravolgere il conformismo delle idee e delle convenzioni; l’artista deve porsi fuori dai recinti e dalle prigioni e dagli inferni in cui le società si alimentano di violenza. Società regolate dai profitti e sfruttamenti, chiudendo le porte all’intelligenza, al progresso, alla libertà libera. Non vi è scampo per il futuro, il poeta è il centro delle mutazioni, primavere della storia e del mondo. Non è possibile, non è accettabile negare la memoria, uscire dalla memoria e dalla storia. Il mondo contemporaneo è intriso , prigioniero, imbavagliato di nuovi massacri collettivi, di disastri politici, dovuti a vecchie e nuove dittature totalitarie. Senza libertà l’arte, la poesia, la scienza, la cultura, la memoria, non hanno futuro. L’arte, la cultura, la scienza rigenerano l’anima più profonda dei popoli, la libertà degli individui e delle nuove generazioni. Auschwitz è il punto di arrivo della fine di una civiltà, una civiltà vecchia e satura di una cultura costituzionalmente saldata dall’odio, dal razzismo, dall’antisemitismo e dalla xenofobia. Modelli politici e religiosi che mantengono società incancrenite dalla disperazione e dalla violenza. I regimi radicati dalla violenza e dall’ingiustizia sono destinati ad essere spazzati via dalla storia. La libertà non è trattabile, non è oggetto di scambio, non è una illusione, non è una merce. La libertà indivisibile dalla giustizia e dalla democrazia può essere l’unico cammino percorribile della storia e del nostro futuro. Come cresce la creazione cresce la libertà. Si sviluppano l’arte, la cultura, la scienza, la poesia, la vita, nella libertà delle idee. La poesia è la rugiada delle nostre emozioni, la linfa dei nostri sentimenti, il fuoco delle nostre passioni e delle idee. La poesia è l’espressione delle nostre preghiere, delle nostre labbra, dei cuori. La poesia è la carezza dell’anima, la poesia è le carezze che non sappiamo dare, per aridità e per nostra infelicità, incapaci di amare. La poesia è il bacio e la tenerezza di una madre e di un padre, poesia è la carezza che i figli danno ai loro vecchi. La morte e la vita sono la linea ininterrotta della poesia, la linea dell’uovo dell’universo.

Un poeta dalla statura di Philippe Soupault che è stato l’autentico ed unico inventore della scrittura automatica, insieme a André Breton astuto e avventuriero, scrissero Les Champs magnétiques, mutando radicalmente metodi e tecniche di scrittura della poesia del XX secolo, ricordo che Philippe Soupault in più occasioni ha manifestato la sua posizione come testimone del mio lavoro di artista, partendo dalla lettera nota come La lettera del veggente, che venne inviata da Rimbaud a Paul Demeny il 15 maggio 1871. Cesare Vivaldi poeta estroverso e critico della generazione degli artisti degli anni ’60 e ‘70 ha avuto il coraggio di leggere nella mia opera la realtà e il miracolo generativo che corrono tra il verbo di Rimbaud e la passione resurrezione laica della mia militanza artistica, nel panorama visivo e figurativo dell’arte e della poesia contemporanea. Due poeti italiani solitari e marginali, radicati a Roma, protagonisti della poesia del ‘900, sia Sandro Penna sia l’altro Giorgio Vigolo, sono stati le sentinelle della mia lotta poetica e artistica, hanno saputo vedere e unificare le linee di una discendenza che si è manifestata nel silenzio di Rimbaud, nella sua ribellione cosmica e poetica, disegnando e completando la mappa di una poesia nuova che ci salverà, sveglierà la coscienza di generazioni di uomini e di donne liberi.

La poesia come la libertà non hanno etichette, la libertà e la poesia sono figlie dell’amore amato, amanti dello stesso amore. La poesia è il gesto segreto quotidiano e politico del riscatto di tutte le lacerazioni sociali e intime.
La poesia è la più alta avventura dell’umanità, dei costruttori di storia, senza poesia è impossibile urlare la libertà.
La poesia è vita e morte, l’arte e la scienza sono le ali della nostra libertà.
Come l’arte, la poesia, la memoria, il teatro, la danza e la musica vivono, le arti si intrecciano nella speranza e nella libertà.
In questo anno del centenario del Manifesto del Futurismo di Marinetti (Parigi, Le Figaro, il 20 febbraio 1909) alcune riflessioni dovrebbero essere fatte adeguatamente con la massima onestà e riscoprire alcuni poeti e artisti che hanno scardinato l’arte e la poesia dalla mummificazione accademica, dal nostalgismo idiota, dalla superficialità di tanta critica becera e convenzionale che fino ad oggi ha imperversato, rendendo giustizia all’arte e alla poesia italiana. Uno fra tutti, tra questi artisti pionieri dell’avanguardia futurista è Francesco Cangiullo (1884-1977), poeta e artista totale, futurista napoletano che scelse Livorno come sua nuova patria ideale, dove visse alcuni decenni della sua lunga vita, dimenticato dal mondo. Geniale autore, convinto prestigiatore della poesia moderna Cangiullo regge e afferma accanto a Guillaume Apollinaire le invenzioni della poesia, della parola futurista e dell’illusione del teatro dell’assurdo e in generale della poesia visiva contemporanea.
Le infinite forme, i colori, le parole, la musica, i nostri gesti trasformano il mondo ogni istante in eternità.
Questa mia lezione-incontro tenuta a Gallarate il 22 maggio 2009 è dedicata ad una donna, un poeta, Alda Merini, poeta dell’innocenza, poeta della libertà.

Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi
.
Alda Merini