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sabato 18 settembre 2010
Roberto Piperno – Esseri – Edizioni dell'Istituto di Cultura di Napoli 2010
Quanto più avanzo verso la fine aborrita / tanto più gli altri non sono creature sparse / […] ma il segno della mia stessa esistenza / del suo limite reale di nascita e di morte / parte stessa della mia persona / misura di essere me stesso in libertà.
Questa strofe della poesia Comunicazione, parte dalla prima persona per riflettersi immediatamente non nell'Altro, ontologico e astratto, inattingibile, ma in una pluralità di altri, per ritornare poi a un "me stesso", che quella pluralità ha fecondato. C'è un'esistenza che vuole trovare la sua voce, il suo significato, e additarlo senza usare toni comiziali, solo pronunciando l'evidenza, un uomo che ha capito che giustizia è, il rifiuto di una società composta / da una sola testa assunta a direzione, e inversamente i vincitori che uscendo allo scoperto / si sono impadroniti di territori / dove imporre la legge / del più forte, sono la personificazione dell'ingiustizia.
Una poesia civile, certo, ma a chiusura di libro quante cose sappiamo anche della vita quotidina del poeta. Il mattino, al risveglio, è l'ora del giorno con più frequenza evocata. Il letto è un grande protagonista in questo libro: "letto" è una delle parole che ricorrono con maggiore frequenza, luogo dove restare rincattucciato, nascosto sotto le lenzuola, tra la veglia e il sonno, perché antichi nemici che non avevano colpe da imputare, ma solo un nome o un numero, non vengano a portarlo via. Ma il mattino è anche il chiasso dell'AMA che viene a ritirare i rifiuti, il trillo della sveglia che incita la sua donna ad alzarsi, la cucina che lo accoglie per gesti rituali della colazione: Ora mi nutre di sostanza il miele / con la noce matura che schiaccio / rientrando in cucina dopo una notte spesa / in minuscoli ragni di silenziose attese. Nelle altre stanze della casa, i testi delle antiche preghiere, e libri, scaffalature di libri, anche libri appoggiati in pile, di cui forse liberarsi per fare spazio, il battere di una pendola che chissà da quanto tempo sa attendere la sua ritmica settimanale ricarica.
Ma importante è vincere la paura di non essere accettato, e spingersi fuori a cercare occasioni e incontri. Con educazione fare tutto il proprio dovere, senza pensare che il mondo, o Dio, chieda altro che essere sé stesso, senza spingersi verso destini eroici, al confronto con Mosè: essere fino in fondo/ Siussi / solo Siussi. Fuori c'è la città, una Roma che affaccia su viale Trastevere. C'è il fiume, una tragedia sfiorata e regredita per la spontanea umanità e tenerezza di una passante, c'è il commercio e il chiasso a cui questa poesia ha messo la sordina.
Il sentimento posto in maggiore evidenza è una paura esistenziale che solo in parte deriva da un'infanzia che ha conosciuto la persecuzione, il ricorso a variazione di nome, per non farsi riconoscere come ebreo. La poesia Paure distingue tra paura sociale, paura del terrorismo, ma infine dà il maggiore risalto a quella paura che occorre vincere ogni mattina, per poter riprendere a vivere nel consorzio degli uomini: La paura personale è l'altro volto/ di quotidianità più circospette / si spalma con la sveglia del mattino / nella mezzora di attesa dentro il letto / che ancora protegge dai riscontri / di costanti scelte senza speranze […] e da errori senza più rimedio. L'altro sentimento è l'amore verso la sua donna, a cui sono dedicate per intero due belle poesie,che rendono il ritratto di una personalità forte, osservata con tenerezza e ammirazione. Un rapporto, quello con la donna, che la coppia di sostantivi rispetto e passione ben definisce, anche quando sono riferiti al sentimento che il poeta sente, reciprocamente, di suscitare.
Queste poesie, collocate sulla pagina con grafiche variazioni di metro, sono scritte in uno stile molto vicino alla prosa, il lessico è essenziale e dignità, pari in tutto, hanno gli oggetti della quotidianità domestica e tecnologica. Poco spazio davvero è concesso all'effusione lirica, all'autocompiacimento e al pianto, come si addice alla virile affermazione che il destino di solitudine, nei due momenti che scandiscono l'inizio e la fine della vita, è condiviso da ogni vivente.
PIERA MATTEI
Nella foto Roberto Piperno e Piera Mattei,estate 2010, all'Isola dei poeti, di cui Piperno è uno degli organizzatori,con Bettini e Farina.
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