A proposito di libertà – o di libero arbitrio, se si usa la terminologia dei filosofi e dei teologi – mi è tornato in mente il film di Milos Forman, Goya's Ghosts uscito in Italia nel 2006 col titolo l'"Ultimo Inquisitore". Alla bella Ines è stata estorta con la tortura l'affermazione che un certo suo comportamento fosse originato dalla sua segreta identità "marrana". Il padre della ragazza invita a cena il prete che predica con grande capacità oratoria i metodi che ogni buon cristiano deve usare per smascherare, dai minimi gesti, l'ebreo nascosto. Al padre che gli fa presente come sua figlia, del tutto ignara delle sue lontane origini giudee, poteva confessare qualsiasi cosa per sottrarsi all'insopportabile dolore, il prete ribadisce con teologica sicurezza che anche sotto il condizionamento della tortura (la corda) agiva tuttavia in Ines il libero arbitrio. Il padre allora fa appendere il frate al lampadario della sala, e gli dimostra sulla sua viva carne che le condizioni diminuiscono fino a ridorre a zero la libertà di dire o non dire quello che gli altri vogliono sentire da te.
Film bellissimo, interpretazioni straordinarie, miseria e violenza della storia, delle idee, delle religioni, degli uomini.
Piera Mattei
Rivista diretta da Piera Mattei --- La rivista pone in primo piano la natura delle cose, la sua indagine, dal punto di vista della scienza, della poesia, della filosofia e dell'arte --- Direttore responsabile: Piera Mattei --- Superstripes Press
venerdì 19 settembre 2008
4.Piera Mattei-Una questione di tortura Alfred W. Mc Coy Edizioni Socrates
In proposito proprio domani, sabato venti settembre, alle 17,30, alla Casa delle Letterature verrà presentato dalle edizioni Socrates "Una questione di tortura" di Alfred W. McCoy, un libro inchiesta dello storico americano sulle forme di tortura "studiate" e applicate negli ultimi cinquant'anni. Questi metodi di tortura, scrive, sono stati affinati con l'apporto più o meno consapevole delle maggiori università americane e canadesi. Dopo l'11 settembre 2001 la tortura psicologica come "deprivazione sensoriale" e "dolore autoinflitto" è diventata l'arma principale della CIA nella guerra al terrorismo.
Quindi lo studio dei meccanismi psicologici e cerebrali è fondamentale. Serve sia a chi vuole condizionare fino a eliminare nell'altro ogni libertà di scegliere, sia a chi riconosce il metodo e, con tutti i mezzi a sua disposizione, cerca di contrastarlo.
Quindi lo studio dei meccanismi psicologici e cerebrali è fondamentale. Serve sia a chi vuole condizionare fino a eliminare nell'altro ogni libertà di scegliere, sia a chi riconosce il metodo e, con tutti i mezzi a sua disposizione, cerca di contrastarlo.
3. Piera Mattei-Dov'è la libertà?
L'occasione mi porta a ribadire un concetto che forse attiene più alla filosofia etica che al commento estemporaneo di film e articoli sullo studio dei meccanismi cerebrali. Dov'è la libertà? chiede Annino. Già in molti se lo sono chiesto nei secoli. In molti hanno affermato che la libertà umana è sempre "in condizione". E' dovere umano far sì che questi condizionamenti siano meno costrittivi possibile, è quella che si chiama ricerca di libertà sul piano personale, sociale e politico. Libertà e condizionamenti vanno insieme. Libertà è ricerca, realizzazione sempre mobile della propria umanità, nasce dalla conoscenza, insieme alla dolorosa responsabilità che quella porta con sé. Dai tempi dell'Eden?
Per difendere la libertà, bisogna essere coscienti dei meccanismi anche occulti di persuasione, che non sono certo un'invenzione di oggi. La scienza ci dà certezza di quanto già sapevamo. Oggi sono cambiati i metodi. Ci sono modi di condizionare compiacendo, le menti degli uomini.
Oggi non siamo ai tempi dell'Inquisizione. I condizionamenti raramente sono violenti, raramente sono cruenti. Raramente? mi chiedo tuttavia.
Piera Mattei
Per difendere la libertà, bisogna essere coscienti dei meccanismi anche occulti di persuasione, che non sono certo un'invenzione di oggi. La scienza ci dà certezza di quanto già sapevamo. Oggi sono cambiati i metodi. Ci sono modi di condizionare compiacendo, le menti degli uomini.
Oggi non siamo ai tempi dell'Inquisizione. I condizionamenti raramente sono violenti, raramente sono cruenti. Raramente? mi chiedo tuttavia.
Piera Mattei
2.Cristina Annino, scrittrice e amica.
Ospito qui una breve nota critica di Cristina Annino al mio commento a "La rabbia" di Pasolini:
Che il presentimento di Pasolini si sia trasformato in certezza è innegabile, come è accaduto con tanti altri suoi timori. Che la televisione- padre- nostro ci propini per lo più squallore, è indubitabile. D'accordo anche con l'informazione scientifica che il bombardamento di notizie possa creare, in chi le assorbe, nuovi neuroni, ecc. Ma spero che ciò sia limitato a fatti di costume, non specificatamente ideologici. Se fosse vera questa ipotesi, l'allarme sarebbe pari a una guerra fredda tra due "menti". Nel senso che:1° , toglierebbe coscienza all'individuo, non solo conoscenza che, al più, può essere distorta. 2°, negherebbe speranza sull'individuo.
Si dovrebbe credere allora alla realtà di un essere umano talmente passivo che se si sostituisse un tipo di informazione con un altro di pari intensità ma contrario, egli reagirebbe allo stesso modo. In entrambi i casi, in un modo cioè programmato. Rimanendo quale unica scelta chi premerà il bottone di comando. Allora, addio libertà!
Per quanto mi riguarda, preferisco leggere nelle parole di Pasolini un effettivo rischio, confermato poi dagli anni che stiamo vivendo, tenendo però presente che oggi usufruiamo di più canali informativi rispetto agli anni 50 o 60 e che se anche si assiste a un indiscutibile livellamento comportamentale in senso lato, non si può nascondere la verticalità di un pensiero fortunatamente ancora presente. Togliere questa fiducia mi sembrerebbe un pericoloso meccanismo di inconscia volontà di sostituzione, ma non l' eliminazione del problema.
Cristina Annino
Che il presentimento di Pasolini si sia trasformato in certezza è innegabile, come è accaduto con tanti altri suoi timori. Che la televisione- padre- nostro ci propini per lo più squallore, è indubitabile. D'accordo anche con l'informazione scientifica che il bombardamento di notizie possa creare, in chi le assorbe, nuovi neuroni, ecc. Ma spero che ciò sia limitato a fatti di costume, non specificatamente ideologici. Se fosse vera questa ipotesi, l'allarme sarebbe pari a una guerra fredda tra due "menti". Nel senso che:1° , toglierebbe coscienza all'individuo, non solo conoscenza che, al più, può essere distorta. 2°, negherebbe speranza sull'individuo.
Si dovrebbe credere allora alla realtà di un essere umano talmente passivo che se si sostituisse un tipo di informazione con un altro di pari intensità ma contrario, egli reagirebbe allo stesso modo. In entrambi i casi, in un modo cioè programmato. Rimanendo quale unica scelta chi premerà il bottone di comando. Allora, addio libertà!
Per quanto mi riguarda, preferisco leggere nelle parole di Pasolini un effettivo rischio, confermato poi dagli anni che stiamo vivendo, tenendo però presente che oggi usufruiamo di più canali informativi rispetto agli anni 50 o 60 e che se anche si assiste a un indiscutibile livellamento comportamentale in senso lato, non si può nascondere la verticalità di un pensiero fortunatamente ancora presente. Togliere questa fiducia mi sembrerebbe un pericoloso meccanismo di inconscia volontà di sostituzione, ma non l' eliminazione del problema.
Cristina Annino
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