Ma davvero, come dice il papa lasciando gli stati uniti, tra religione e politica non può, non deve esserci separazione? Questa unità sostanziale non è quanto afferma l'integralismo islamico? Non si legge nel vangelo la seguente risposta al quesito sul tributo da pagare a cesare: "date a cesare quel che è di cesare"?
Ma da quali dubbi sono assalita!
Un papa teologo, devo supporre, ha tutta l'autorità e la cultura per proporre sostanziali reinterpretazioni e ripensamenti.
Rivista diretta da Piera Mattei --- La rivista pone in primo piano la natura delle cose, la sua indagine, dal punto di vista della scienza, della poesia, della filosofia e dell'arte --- Direttore responsabile: Piera Mattei --- Superstripes Press
martedì 22 aprile 2008
Piera Mattei- Feste di compleanno
Quando sento ribadire, succede spesso di questi tempi, che i papi, attraverso la catena dei "successori" di Cristo, sono i legittimi trasmettitori del suo messaggio in secula seculorum, mi viene in mente quel giochino divertentissimo, che facevamo da ragazzini, ma poi fino anche all'adolescenza, che si chiamava "il telefono senza fili". Ci si siede in circolo, e bisogna essere in molti (così, rispetto alla mia metafora, ogni orecchio può corrispondere a un secolo). Il primo sussurra una frase all'orecchio del vicino. Quello ripete quanto ha capito all'orecchio dell'altro suo vicino e così fino all'ultimo. La cosa divertente è che quanto arriva all'ultimo orecchio è mutato totalmente da quanto detto all'inizio.
Ho ripensato a quel gioco vedendo sui giornali la foto di Ratzinger che nel giorno del suo ottantunesimo compleanno, sorride a una torta enorme, quasi nuziale, ospite dell'uomo più potente del mondo – nello sfondo il volto commosso del bellissimo e fedele segretario. Mi sono detta: bene, come mostrarsi, di fronte all'universo mondo, più fedeli agli imperativi evangelici? Ma a qualcuno importa ancora questa coerenza?
Scrivevo a un amico che contesta le mie posizioni, che essere laica non significa ignorare i vangeli. Anzi, visto che sono tra testi alla base della nostra storia negli ultimi due millenni, occorre conoscerli profondamente e interpretarli con libertà.
Non dicono i vangeli, con misteriosa metafora, che è più facile a un cammello entrare in una cruna, che a un ricco nel regno dei cieli?
Mi chiedo quanto diverso sarebbe un mondo dove tutti quelli che si proclamano cristiani fossero veramente convinti e lo dimostrassero nei fatti del messaggio evangelico.
E intanto sento il mio amico soffiarmi nell'orecchio che un evento del genere coinciderebbe con una finale catastrofe, anche se santa. Forse ha ragione, ma siamo sicuri che gli uomini che reggono il mondo, convinti di essere nel giusto, se non di rappresentare cristo in terra, sappiamo davvero dove stiamo andando?
Ho ripensato a quel gioco vedendo sui giornali la foto di Ratzinger che nel giorno del suo ottantunesimo compleanno, sorride a una torta enorme, quasi nuziale, ospite dell'uomo più potente del mondo – nello sfondo il volto commosso del bellissimo e fedele segretario. Mi sono detta: bene, come mostrarsi, di fronte all'universo mondo, più fedeli agli imperativi evangelici? Ma a qualcuno importa ancora questa coerenza?
Scrivevo a un amico che contesta le mie posizioni, che essere laica non significa ignorare i vangeli. Anzi, visto che sono tra testi alla base della nostra storia negli ultimi due millenni, occorre conoscerli profondamente e interpretarli con libertà.
Non dicono i vangeli, con misteriosa metafora, che è più facile a un cammello entrare in una cruna, che a un ricco nel regno dei cieli?
Mi chiedo quanto diverso sarebbe un mondo dove tutti quelli che si proclamano cristiani fossero veramente convinti e lo dimostrassero nei fatti del messaggio evangelico.
E intanto sento il mio amico soffiarmi nell'orecchio che un evento del genere coinciderebbe con una finale catastrofe, anche se santa. Forse ha ragione, ma siamo sicuri che gli uomini che reggono il mondo, convinti di essere nel giusto, se non di rappresentare cristo in terra, sappiamo davvero dove stiamo andando?
Piera Mattei-pensiero ed errore
Venerdì 14 marzo, nei locali della Fondazione Basso è stato presentato il libro di Brunella Antomarini "Pensare con l'errore", Codice edizioni, Torino 2007
Accanto all'autrice, Giacomo Marramao nella funzione di moderatore, Domenico Parisi, Franco Voltaggio, Beppe Sebaste.
"Pensare con l'errore" è un libro agile che mostra la straordinaria versatilità di Brunella, la sua forza intellettuale, infine il suo ottimismo.
A ripensarla, quale l'osservavo dalla platea, con i capelli sciolti sulle spalle e la sua maglia a righe colorate, in posizione eccentrica rispetto allo schieramento di dotti signori ma protagonista della serata, mi pare proprio di dover dare ragione a Domenico Parisi. Lui ha affermato, quasi con una battuta in chiusura, che il discorso più importante si apriva sulla sfida che le donne possono lanciare a questo mondo da millenni gestito dagli uomini, perchè infine si aprano soluzioni alternative a uno sviluppo che sembra obbligato, direi coattivo.
Un libro quello di Brunella Antomarini che non svolge un pensiero metodico, ma proprio come indica l'affermazione centrale, procede lentamente verso l'obbiettivo e trova il gesto, la parola "nuova" a cui apporre la propria firma.
In tal modo il pensiero si apparenta strettamente con l'opera d'arte da un lato, con la ricerca scientifica dall'altro. Occorre restare a lungo in compagnia delle proprie conoscenze, della propria tecnica per vedere scoccare quella freccia che raggiunge il bersaglio, vero nel suo contesto e per il consenso che l'agente fortemente gli attribuisce. Non verità assoluta, né bellezza assoluta, ma un atto che riassume un'identità e allo stesso tempo la palesa agli altri. Concetto che richiama la teoria orientale, non solo zen, dell'arte, per cui una linea, tracciata con precisione e senza più ritocchi col giusto pennello sul giusto supporto, è opera d'arte.
Grazie a Brunella per aver sottolineato nel suo libro, con abbondanza di argomentazioni, che senza errore non si fa conoscenza, non si fa filosofia, non si fa arte né scienza. Su questo pienamente consentiamo: si tratta di messe a punto, giudizi agenti, o azioni che danno forma a un giudizio, in cui il pensiero, per poco almeno, si appaga, riaprendo poi al gioco, del suo proprio ricercare e di quello di altri. Filosofia, arte e scienza non hanno e non possono avere ad oggetto la verità assoluta, nè assoluti canoni del vero.
Accanto all'autrice, Giacomo Marramao nella funzione di moderatore, Domenico Parisi, Franco Voltaggio, Beppe Sebaste.
"Pensare con l'errore" è un libro agile che mostra la straordinaria versatilità di Brunella, la sua forza intellettuale, infine il suo ottimismo.
A ripensarla, quale l'osservavo dalla platea, con i capelli sciolti sulle spalle e la sua maglia a righe colorate, in posizione eccentrica rispetto allo schieramento di dotti signori ma protagonista della serata, mi pare proprio di dover dare ragione a Domenico Parisi. Lui ha affermato, quasi con una battuta in chiusura, che il discorso più importante si apriva sulla sfida che le donne possono lanciare a questo mondo da millenni gestito dagli uomini, perchè infine si aprano soluzioni alternative a uno sviluppo che sembra obbligato, direi coattivo.
Un libro quello di Brunella Antomarini che non svolge un pensiero metodico, ma proprio come indica l'affermazione centrale, procede lentamente verso l'obbiettivo e trova il gesto, la parola "nuova" a cui apporre la propria firma.
In tal modo il pensiero si apparenta strettamente con l'opera d'arte da un lato, con la ricerca scientifica dall'altro. Occorre restare a lungo in compagnia delle proprie conoscenze, della propria tecnica per vedere scoccare quella freccia che raggiunge il bersaglio, vero nel suo contesto e per il consenso che l'agente fortemente gli attribuisce. Non verità assoluta, né bellezza assoluta, ma un atto che riassume un'identità e allo stesso tempo la palesa agli altri. Concetto che richiama la teoria orientale, non solo zen, dell'arte, per cui una linea, tracciata con precisione e senza più ritocchi col giusto pennello sul giusto supporto, è opera d'arte.
Grazie a Brunella per aver sottolineato nel suo libro, con abbondanza di argomentazioni, che senza errore non si fa conoscenza, non si fa filosofia, non si fa arte né scienza. Su questo pienamente consentiamo: si tratta di messe a punto, giudizi agenti, o azioni che danno forma a un giudizio, in cui il pensiero, per poco almeno, si appaga, riaprendo poi al gioco, del suo proprio ricercare e di quello di altri. Filosofia, arte e scienza non hanno e non possono avere ad oggetto la verità assoluta, nè assoluti canoni del vero.
Piera Mattei- Io dico, seguitando
Lucreziana 2008 è stata costretta a interrompersi a causa di un terribile temporale, che, con un fulmine ben assestato, ha distrutto la scheda madre del mio Mac. Prima che trovassi la possibilità di sistemare il computer sono passate alcune settimane e altri temporali hanno prodotto spostamenti e sinistri in vari settori, ben oltre il mio "particulare" disastro (che comprendeva anche la rottura del motore di accensione della caldaia di casa e di altri utensili).
Quindi si ricomincia: Io dico, seguitando.
Alcuni critici affermano che questo inizio dell'ottavo canto dell'Inferno si riferisca alla ripresa della scrittura del poema dopo l'interruzione dovuta alle note vicende politiche di Dante, e dopo la sua condanna in contumacia. Bandito dalla sua città.
Io dico, seguitando.... superando la violenza di uno tsunami politico che ci ha travolto – noi che siamo refrattari al fascino del potere di "uno", e che vorremmo kantianamente che la massima delle nostre azioni (in etica e in politica) valesse da legge universale, non locale – con la calma consentita dalle circostanze, riprendiamo da lì dove un fulmine aveva decretato l'interruzione del discorso.
Quindi si ricomincia: Io dico, seguitando.
Alcuni critici affermano che questo inizio dell'ottavo canto dell'Inferno si riferisca alla ripresa della scrittura del poema dopo l'interruzione dovuta alle note vicende politiche di Dante, e dopo la sua condanna in contumacia. Bandito dalla sua città.
Io dico, seguitando.... superando la violenza di uno tsunami politico che ci ha travolto – noi che siamo refrattari al fascino del potere di "uno", e che vorremmo kantianamente che la massima delle nostre azioni (in etica e in politica) valesse da legge universale, non locale – con la calma consentita dalle circostanze, riprendiamo da lì dove un fulmine aveva decretato l'interruzione del discorso.
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