Che ci sia incompatibilità tra la Chiesa e la ricerca scientifica non è una novità. Le loro rispettive spiegazioni del mondo si escludono a vicenda. Una teoria scientifica spiega le cose con se stesse ed esclude perciò per principio che siano dovute a interventi "esterni". Perciò invitare il Papa in un contesto che lui esclude e che lo esclude, non poteva che provocare attrito e essere sentito come un cavallo di Troia. Quello che sorprende, è come mai nessuno ci aveva pensato.... Forse, si è per caso voluto considerare il Papa come studioso, essendo un teologo? Ma allora bisognava, contemporaneamente all'invito, preparare un contesto di confronto teorico con i docenti. Non facendolo, si è mancato di rispetto ai docenti che avrebbero dovuto sentirsi legittimati da un discorso che li esclude.
Una conferma in più dell'incapacità politica italiana di dare un ruolo sociale alla ricerca scientifica. Insomma, un feedback loop, in cui una laicità politicamente indebolita nel suo ruolo sociale, ha creduto di avere bisogno di un po' di pubblicità, finendo per spostare tutta l'attenzione sul Papa, che ha tenuto una "lectio" veramente "magistralis" di vittimismo. Un vero disastro.
Meno male ci sono le donne, con la loro forza esterna alla politica, che ha sempre salvato la politica in extremis. Una cosa è certa, nonostante gli inviti a mischiare e confondere, la legge sull'aborto non si toccherà né si modificherà in senso retrivo, neanche questa volta.
Prof. Brunella Antomarini
Docente di filosofia contemporanea
alla John Cabot University