sabato 6 giugno 2009

Due mesi fa il terremoto dell'Aquila


Due mesi fa, nelle ore della notte la terra si è scossa violentemente nel territorio del l'Aquila. Negli ultimi mesi la terra ha tremato in quella zona per più di 7000 volte.

Oggi la gente vorrebbe tornare a vivere nelle case ma insieme ha paura. Quello che dovrebbe essere il riparo, quello che atavicamente è il luogo della sicurezza, per un altro profondo sussulto della terra potrebbe rovinargli addosso.
Questo sentimento d'ansia e allarme, non del tutto infondato del resto, in qualche modo precede le difficoltà economiche, comunque connesse alla ricostruzione.

Noi vorremmo che la gente ci sentisse vicini. Noi torneremo dai nostri amici, a Tempera. Non è facile capire cosa possa essere utile, ma vorremmo sentir parlare la gente del paese, vorremmo sentire dalle loro parole, quali sono oggi i loro sentimenti rispetto ai luoghi che sono stati costretti ad abbandonare.

Gli uomini hanno da sempre convissuto con il terrore della terra che trema. Hanno negli anni trovato il modo di reagire, di ricostruire, di dimenticare il terrore, di cercare di spiegare il fenomeno, per prevenirlo. E' difficile, certo, difficilissimo.
Intanto, come diceva il nostro amico Marco quando siamo andati a Tempera a meno di una settimana dal disastro, bisogna cercare di capire.
Anche Lucrezio nel lontano I secolo a.C. riteneva che la comprensione dei disastrosi fenomeni naturali aiutasse a meglio fronteggiarli.
Siamo andati a ricercare, nel suo sommo poema, i versi che ci riguardano:

Ora ascolta qual causa produca i terremoti.
Anzitutto pensa che la terra, sotto il suolo
così come sopra, è piena ovunque di spelonche ventose,
e racchiude in seno molti laghi e molti stagni
e rocce e massi dirupati, e bisogna ritenere
che molti fiumi nascosti sotto il dorso terrestre
travolgano con violenza le onde e i macigni sommersi.
[…] E dunque per tali congiunzioni nel profondo,
la terra in superficie trema scossa da vaste rovine,
quando il tempo fa crollare enormi caverne sotterranee;
allora cadono intere montagne, e il tremito provocato
dalla violenta scossa di lì si propaga in luoghi lontani.
[…]
Inoltre se il vento, raccolto nelle cavità sotterranee,
prorompe e incalza in un'unica direzione, premendo
con irresistibile forza sulle profonde spelonche, la terra
si piega dove incombe l'impeto del vento.
Allora le abitazioni che sono edificate sul suolo,
e in maggior misura quelle costruite più alte,
pendono recline e minacciano di rovinare verso la medesima parte,
e le travi fuoriescono oblique pronte a cadere.

(De rerum natura - Libro VI - 535-560 - traduzione di Luca Canali)