sabato 17 gennaio 2009

Piera Mattei -Gli Animali e La guerra (Valzer con Bashir di Ari Folman)


Nel film d'animazione dell'israeliano Ari Folman "Valzer con Bashir", tutto straordinario e tremendo, ci sono due scene indimenticabili. La prima è la sequenza all'inizio del film. Nel silenzio esordisce la corsa famelica di un cane–fantasma, occhi fosforescenti e andatura feroce, poi sono due, tre, cinque, sempre senza abbaiare aumentano di numero fino a diventare un branco.
Si tratta di un incubo. Colui che lo sogna sa esattamente quanti sono quei cani: precisamente ventisei, il numero di cani palestinesi – li ha contati – a cui lui stesso ha furtivamente sparato, precedendo, di notte, nell'ombra, altri soldati israeliani. Si era nella guerra del 1982, quei cani li ha uccisi, ogni volta, perché il loro abbaiare non mettesse i padroni sull'avviso, per catturare e uccidere di sorpresa gli uomini nelle loro case. Quell'incubo è il motore che riattiva, nell'amico-regista che ne ascolta il racconto, la volontà di ricordare. Si mette alla ricerca delle persone che dovevano essergli state vicine durante l'esperienza della guerra e ascoltando le loro testimonianze, finisce per far riemergere il tragico rimosso, gli orrori di cui sapeva, che aveva voluto dimenticare.
L'altro episodio è nel racconto di un testimone indiretto, una psicanalista. Un suo paziente che aveva partecipato alla guerra in Libano, racconta, si era fino a un certo punto difeso dal senso di colpa vivendo lo spettacolo del sangue e della distruzione come se si trovasse sul set di un film. Da quella illusione lo aveva gettato fuori la vista, dentro un recinto in mezzo all'abitato, di una mandria di bellissimi cavalli, alcuni uccisi, altri lasciati agonizzare, il loro sguardo colmo di pena e d'accusa.
Perché si chiede quell'uomo, se in guerra si va per uccidere, la vista di quegli animali, più ancora che quella degli uomini, ritorna imperdonabile? Perché quell'immagine riporta a una responsabilità ineludibile, alla coscienza di avere ucciso?
Animale: porta nel nome la radice stessa del soffio vitale. Simili a noi nella legge che ci lega alla morte, e, nelle specie che si sono adattate all'uomo, del tutto fiduciose e addomesticate, cioè desiderose di compiacere il loro padrone, l'uomo. Sottomissione, che è una delle forme dell'amore, che rende del tutto naturale corrispondere a quell'amore, rende naturale il rispetto. I cavalli vittime e fedeli compagni per secoli nelle guerre degli uomini, sembrano nel film di Folman uccisi e martoriati per pura crudeltà. Contro l'imperativo assoluto "Non ucciderai!", se non al costo di sentire intorno a te l'alito del male.
Piera Mattei