BELLA AREZZO e patria e ospite di anime grandi! Peccato che non sia potuta restare almeno il tempo necessario per vedere da vicino gli affreschi di Piero della Francesca. Il treno partiva alle 10 del mattino e a Roma altri impegni attendevano.
Ma alla Basilica di San Francesco, già con le valigie, sulla strada per la stazione, dall'ingresso ho rivolto uno sguardo e un saluto devoto al grande Maestro.
Ero andata ad Arezzo per la presentazione del libro di Martina Naccarato "Leggere la disabilità." La grande sala del complesso industriale da poco restaurato come centro culturale, era gremita.
Alla senatrice Donella Mattesini è spettato l'onore di aprire
il dibattito.
Si è trattato di un'apertura molto amichevole, generosa, che
tuttavia non ha tralasciato di sottolineare temi forti, politici: l'impegno
necessario a livello istituzionale di affrontare frontalmente le grandi problematiche
dell'inserimento lavorativo e scolastico delle persone con disabilità, e la necessità dell'approvazione sollecita della legge "Dopo
di noi". Donella Mattesini non ha infine tralasciato di rimarcare come la
città di Arezzo è stata da sempre
attenta e all'avanguardia, per quanto riguarda il rispetto della persona, nella
cura delle malattie psichiche.
Martina Naccarato è stata la vera protagonista
dell'incontro, felice di avere un vasto pubblico e di sentire riconosciuta la
sua energia. La giornalista moderatrice del dibattito, Greta Settimelli, che la conosce bene, ha saputo
rivolgerle le domande che hanno
provocato risposte brevi ma precise, pungenti, anche ironiche, tra gli applausi
del pubblico.
"Non abbiate scrupolo di rivolgerci le domande più personali,
è stata in sintesi la risposta di Martina, noi saremo felici di rispondervi
perché possiate avere l'esatta percezione che siamo persone come voi
normodotati".
Anche dal pubblico ci sono stati interventi molto
interessanti, tra tutti quello di Giusy Albiani, una delle persone che hanno rilasciato a Martina la loro testimonianza pubblicata nel libro.
Quanto a me che scrivo, riporto di seguito la sintesi del mio intervento:
Comincerò col dire che il progetto del libro è nato prima di
un incontro diretto con Martina. Parlerò poi di come questo progetto è nato, ma
anzitutto devo dire che quando ho conosciuto Martina, prima per telefono e poi
di persona, la bellissima sorpresa è stata quella di trovare una giovane donna che mi è parsa
dotata di OTTIMO CARATTERE: ottimista, diretta, capace di attirare simpatia.
Doti non troppo diffuse, doti preziose, certamente come si dice, doni di
natura, ma poi sicuramente coltivati dall'ambiente in cui è cresciuta e
soprattutto, a causa del suo ottimo carattere, amorosamente allevati da lei
stessa, in una sorta di circolo virtuoso.
Quando abbiamo presentato il suo libro a Roma nel nostro Gattomerlino Spazio lei è arrivata non solo con la sua famiglia: mamma, babbo, fratello, ma anche con un gruppo di amici aretini, direi di suoi fan aretini. Aggiungo che quando mi ha inviato le sue note biografiche Martina ha voluto sottolineare la sua apertura a tutte le esperienze, scrivendo quel "TUTTE" con caratteri maiuscoli e mi sono resa conto, conoscendola, che effettivamente lei ha più di altri, di molti altri così detti normodotati, questa apetura a TUTTO, e che è capace di comunicare questo sentimento agli altri.
In questo libro, dopo avere riassunto il dibattito scientifico e sociale intorno alla disabilità, le iniziative sorte intorno a differenti forme di disabilità tra cui i progetti realizzati per i non-vedenti, Martina ha inteso passare in rassegna caratteri umani, persone e personaggi creati da scrittori, ma anche da registi: romanzi, film, poesie. Sulla poesia si è appunto innestato il nostro incontro, con il tramite del bolognese Pierluigi Lenzi.
E qui brevemente ho riassunto, anche perché sollecitata da Greta Settimelli, la nascita del progetto di questo libro: avevo chiesto alla prof. Ernestina Pellegrini dell'Università di Firenze se poteva aiutarmi a presentare in quella città il libro di poesie di Pierluigi Lenzi, che con molta convinzione avevo pubblicato. La prof. Pellegrini mi aveva risposto proponendomi invece di far inserire quel libro nella tesi che Martina Naccarato stava svolgendo sul tema "letteratura e disabilità". Così, indirettamente, Pierluigi e le sue poesie mi hanno traghettato verso Martina, e appena Martina ha dato il suo esame di laurea, le ho proposto di ricavare dal suo lavoro un libro, ed è nato "Leggere la disabilità".
In quel libro Martina prende in considerazione caratteri di
fantasia e ritratti autobiografici di individui, per i motivi più diversi, ostacolati o diminuiti
nella loro abilità sensoriale e motoria, che hanno tuttavia voglia anzitutto di
essere accettati e quindi di assaporare
la vita e le risposte del proprio corpo, con la massima serenità e intensità che
la loro situazione consente. Personaggi e persone che hanno voglia di trovare
una loro realizzazione nel mondo, anche inventando addirittura mestieri nuovi
che si confacciano alla loro condizione, come Anthony Andaloro il cuoco cieco che
organizza cene al buio, bendando i suoi clienti-commensali, cuoco che Martina
ha intervistato.
La disabilità, così come Martina la vive e vuole presentarcela non è un attributo che riguarda il diverso separato dagli altri, ma è una condizione umana inserita nella vita di noi tutti. Siamo tutti diversi e simili, tutti suscettibili di conoscere improvvise o lente mutazioni del nostro soma e, fatto forse più preoccupante, improvvise o lente mutazioni dei nostri caratteri psichici.
Ma così diversi-simili come siamo, così forti-fragili come siamo, siamo tutti ugualmente persone, siamo umani con diritti e doveri, adeguati alla nostra condizione e sottolineo ovviamente la necessità di questa adeguazione.
Tornando a Martina credo che la simpatia che lei suscita possa essere lo stimolo principale a mutare il piccolo progetto di ricavare un libro da una tesi di laurea in un vero e proprio manifesto di quella che qui mi azzardo a definire "la normalità della disabilità".
Quando abbiamo presentato il suo libro a Roma nel nostro Gattomerlino Spazio lei è arrivata non solo con la sua famiglia: mamma, babbo, fratello, ma anche con un gruppo di amici aretini, direi di suoi fan aretini. Aggiungo che quando mi ha inviato le sue note biografiche Martina ha voluto sottolineare la sua apertura a tutte le esperienze, scrivendo quel "TUTTE" con caratteri maiuscoli e mi sono resa conto, conoscendola, che effettivamente lei ha più di altri, di molti altri così detti normodotati, questa apetura a TUTTO, e che è capace di comunicare questo sentimento agli altri.
In questo libro, dopo avere riassunto il dibattito scientifico e sociale intorno alla disabilità, le iniziative sorte intorno a differenti forme di disabilità tra cui i progetti realizzati per i non-vedenti, Martina ha inteso passare in rassegna caratteri umani, persone e personaggi creati da scrittori, ma anche da registi: romanzi, film, poesie. Sulla poesia si è appunto innestato il nostro incontro, con il tramite del bolognese Pierluigi Lenzi.
E qui brevemente ho riassunto, anche perché sollecitata da Greta Settimelli, la nascita del progetto di questo libro: avevo chiesto alla prof. Ernestina Pellegrini dell'Università di Firenze se poteva aiutarmi a presentare in quella città il libro di poesie di Pierluigi Lenzi, che con molta convinzione avevo pubblicato. La prof. Pellegrini mi aveva risposto proponendomi invece di far inserire quel libro nella tesi che Martina Naccarato stava svolgendo sul tema "letteratura e disabilità". Così, indirettamente, Pierluigi e le sue poesie mi hanno traghettato verso Martina, e appena Martina ha dato il suo esame di laurea, le ho proposto di ricavare dal suo lavoro un libro, ed è nato "Leggere la disabilità".
La disabilità, così come Martina la vive e vuole presentarcela non è un attributo che riguarda il diverso separato dagli altri, ma è una condizione umana inserita nella vita di noi tutti. Siamo tutti diversi e simili, tutti suscettibili di conoscere improvvise o lente mutazioni del nostro soma e, fatto forse più preoccupante, improvvise o lente mutazioni dei nostri caratteri psichici.
Ma così diversi-simili come siamo, così forti-fragili come siamo, siamo tutti ugualmente persone, siamo umani con diritti e doveri, adeguati alla nostra condizione e sottolineo ovviamente la necessità di questa adeguazione.
Tornando a Martina credo che la simpatia che lei suscita possa essere lo stimolo principale a mutare il piccolo progetto di ricavare un libro da una tesi di laurea in un vero e proprio manifesto di quella che qui mi azzardo a definire "la normalità della disabilità".