lunedì 9 giugno 2008

RESIDENZE ESTIVE 2008

Avrà luogo dal 4 all'8 luglio il IX Festival di poesia e Laboratorio culturale che riunisce in vita comunitaria per un attivo e vivace confronto poeti e scrittori italiani e stranieri, con particolare riferimento all'area culturale e geografica del Friuli Venezia Giulia che ospita l'evento, dell'Est e del Nord Europa.
Gabriella Musetti, ideatrice dell'evento, ha invitato poeti, scrittori e artisti a un soggiorno itinerante nell'area di Duino e del Carso, per incontri con poeti, scrittori e artisti anche della vicine Slovenia, Croazia, Albania e delle più distanti Svezia e Estonia.
Un'esperienza di cui torneremo a parlare, da Lucreziana, dopo la metà di luglio.


Trascriviamo una sintesi del progetto e del programma che Gabriella Musetti ci ha fatto pervenire:

Il Festival di poesia e Laboratorio culturale Residenze Estive attraversa varie espressioni e contaminazioni artistiche. Crea occasioni di confronto e scambio attraverso rapporti formali e informali, con poeti/e, scrittori, scrittrici e artisti/e di diverse tendenze, attraverso letture, seminari, video, esposizioni, performances. Caratteristica del progetto è la residenzialità “aperta” degli ospiti che soggiorneranno per cinque giorni a Duino (Trieste), presso l’ex Albergo austriaco Ples (Collegio del Mondo Unito) e incontreranno il pubblico e gli appassionati di letteratura in diverse occasioni e luoghi, condividendo momenti e spazi della vita quotidiana. Il progetto punta sulla riappropriazione di un tempo più disteso, nel quale l’incontro con “l’autore” non avviene solo nel momento pubblico e già organizzato dello spettacolo. Le letture si svolgono in diversi luoghi della provincia di Trieste, di Gorizia. e nella città di Parenzo (Croazia) attraverso un viaggio in nave lungo le coste dell’Istria. Tutti gli incontri sono gratuiti e aperti al pubblico.

I luoghi

La regione carsica, caratterizzata da lievi alture, si affaccia direttamente sul mare con notevoli salti di quota, con punti panoramici unici nel loro genere: ciò rende quest'area uno dei luoghi più singolari e affascinanti del paesaggio dell’Alto Adriatico.
Il Castello di Duino, dei principi di Torre e Tasso, è uno degli edifici più fascinosi e ricchi di storia del Carso triestino. Un castello che ispirò anche un poeta come Rainer Maria Rilke, che qui soggiornò tra il 1911 e 1912 e che dall'incanto di questi luoghi trasse l'ispirazione per le famose "Elegie duinesi".
Il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico di Duino annualmente ospita circa 200 studenti, di età compresa tra i 16 e i 19 anni, provenienti da circa 75 diversi Paesi. Sono ammessi dopo una severa selezione e accedono al Collegio esclusivamente con borsa di studio. Ciò permette di scegliere i candidati in base al merito, senza distinzione di censo, razza, lingua o religione. I Collegi del Mondo Unito sono istituzioni che si prefiggono di fornire ai giovani, prima dell’accesso all'Università, un'educazione globale in un ambiente disegnato per promuovere la comprensione internazionale, la pace e la giustizia. Nati nel 1962, con la fondazione dell'Atlantic College, nel Galles, devono la loro esistenza all'intuizione del pedagogo tedesco Kurt Hahn. Il principio di base del Collegio è impostato sulla valorizzazione delle attitudini umane con l'obiettivo di sviluppare negli allievi la comprensione internazionale attraverso l’istruzione e il lavoro comune.

Sono invitati:

Claudio Grisancich, Biancamaria Frabotta, Diego Zandel, Maarja Kangro (Estonia), Josip Osti (Slovenia), Mardena Klemadi (Albania), Bianca Garavelli, Pino Roveredo, Ragnar Strömberg (Svezia), Isabella Panfido, Elfriede Gerlst (Austria), Serena Dal Borgo, Velvet Afri, Piera Mattei, Paolo Ruffilli, Franco Insalaco, Loriano Macchiavelli, Giacomo Scotti, Laura Marchig;
Renata Caruzzi (Univ. Trieste), Elvio Guagnini (Univ. Trieste), Marzio Porro (Univ. Milano), Alberto Bertoni, (Univ. Bologna), Ellis Deghenghi (Univ. Pola), Silvio Forza (giornalista), Martina Gamboz (giornalista), Luciana Tufani (editrice)

Mercedes Parodi I GIARDINI DI MARRAKECH


Ricevo da Mercedes Parodi, che ama definirsi giardiniera, ed è in effetti una donna che ama vivere nella natura addomesticata dal suo sguardo e dal suo amore, questo breve confronto tra i giardini di Marrakech che ha da poco visitato con amici che condividono la sua stessa passione, e quelli della nativa Sanremo. Mi sembra un modo originale e elegante di comparare culture. La passione ci rende sempre "profondamente" intelligenti e ci mette in grado di comprendere anche la diversità in un modo qualitativamente diverso (p.m.).


Il Marocco... si è trattato di un'emozione, un coup-de-coeur, la durata di un'occhiata lunga una settimana. I giardini privati di Tangeri e di Marrakech sono europei, ritagliati in un contesto arabo, dal quale traggono le esperienze locali connesse al clima e all'acqua. Ma sono due realtà geografiche ben distanti l'una dall'altra perché Tangeri e le sue ville primo novecento in collina è così simile alla Liguria e alla Costa Azzurra da confondere le idee, con i tetti e la sommità dei muri di cinta coperti di tegole invetriate color acquamarina, turchesi o verdi- da cui sporgono ficus enormi, bouganvillee, bignonie,jacarande, gelsomini, dature-affacciata sul Mediterraneo,ventosa, le coste dell'Andalusia a vista di fronte a sé: non è sorella di Marrakech, pianeggiante, rossa e ocra di terra grezza nelle lunghe mura che la cingono, in cui la lotta per l'acqua é millenaria e strapparla al Sahara ha rappresentato e rappresenta il problema costante che coinvolge le amministrazioni indigene ( e estere durante i protettorati) perché quando finisce la primavera, dal deserto comincia ad arrivare quell'aria caldissima che fa salire il termometro a 50 gradi. Mohammed El Faiz che è professore di Storia Economica all'università di Marrakech ed è autore di molti studi sui problemi dell'urbanizzazione e dell'approvvigionamento della città ci ha accompagnati nella visita ai giardini imperiali dell'Agdal (XII sec.), ricostruiti secondo il progetto originario nel tracciato delle canalizzazioni che portavano l'acqua attraverso cunicoli principalmente ipogei dai monti dell'Atlante, raccogliendo anche acque sotterranee lungo il percorso per poi ridistribuirle tramite quel sistema di irrigazione per orti e punti di ristoro delle carovane che consentirono a Marrakech la definizione di città-giardino. I giardini dell'Agdal nella realtà sono un antico esempio di agricoltura razionale, un ampio territorio destinato a frutteto, uliveto e vigneto piantato a settori secondo il criterio della maggiore o minore necessità d'acqua delle colture quindi a maggiore o minore vicinanza dal bacino di raccolta d'acqua. Sia Tangeri che Marrakech sono in forte sviluppo abitativo e secondo El Faiz il sottosuolo di Marrakech che è piatto era canalizzato a 4 metri di profondità e ora le fondamenta dei nuovi condomini e dei grandi alberghi scavate ben più a fondo hanno tagliato le antiche condotte sconvolgendo i vecchi equilibri.In effetti i palmizi della città sono stenti e polverosi, le piante impoverite e prostrate.
Il giardino arabo è un elegante cortile interno alla abitazione, pavimentato di pietra o di marmo, ornato di piastrelle di ceramica o mosaici con una fontana o una vasca d'acqua, profumato da rose, gelsomini e zagare. Gli Arabi dicono che questo schema è stato esportato da noi nel medioevo, noi potremmo replicare però che i Romani lo avevano fatto prima, come per esempio Pompei con impluvi, vasche e porticati attesta chiaramente.
Ad ogni modo, si può semplificare dicendo che il giardino europeo in Marocco è un luogo di collezioni di piante non solo marocchine ma provenienti
da tutte le aree omologhe per condizioni climatiche, quindi ricchissimo di varietà differenti, mentre arabi sono arredi, lampade, stoffe, ceramiche e cibi.
Noi la fantasia e l'anarchia, loro la matematica e l'obbedienza.
Nei giardini degli europei gironzolano anche cani ben pasciuti e vezzeggiati dai padroni di casa e dai loro ospiti, mentre fuori non se ne vedono e al di là di qualche raro gatto nelle strade circolano solo molti piccoli asini strappacuore carichi di masserizie, strapazzati e malnutriti.
A Marrakech sono stati creati viali lunghissimi urbani di rose e fontane che a sera sino a notte sono gremiti di famiglie in cerca di frescura. Nell'impronta occidentale della città moderna avverti come un vuoto, manca qualcosa: sono privi di monumenti e statue, secondo il loro dettato religioso. C'è come una maggiore libertà, però,senza riferimenti obbligati, solo i segni della scrittura incisi nella pietra e la linea verticale delle moschee trattengono brevemente il pensiero.

Mercedes Parodi