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Teatri In Cammino – Comunità plurali tra centro e periferia è l’itinerante teatro in cuffia di Illoco Teatro. Spettacoli teatrali e visite guidate a impatto zero – dal 26 al 28 novembre e dal 3 al 5 dicembre – si alternano tra il centro e la periferia di Roma.
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Mi sono recata nel Parco di Via Statilia per lo spettacolo Condominium, (liberamente ispirato a J. Ballard), con le voci di Pietro Faiella, Raffaele Gangale, Liliana Massari, Fabrizio Parenti – colonna sonora Altrimenti – e con interventi dal vivo di Raffaele Gangale. Resti dell’antico acquedotto e tappeto verde, sparse presenze di senzatetto. Individuo la postazione del teatro. C’è un banchetto con delle cuffie e ne ricevo una che mi permetterà di seguire le voci degli attori isolata dal chiasso della strada. Ma intanto subito usciamo dal recinto del parco e ci avviamo non ci dicono verso dove “Mascherine indossate, perché entreremo in spazi interni!” questo è quanto ci raccomandano. Ed ecco, scendiamo verso il sottosuolo di un enorme palazzo che non riconosco da quell’ingresso.
Ci troviamo in uno spazio enorme arredato con divani, un bar, un cane saltella abbaiando amichevole, ma noi corriamo via dietro le voci che ci parlano nelle cuffie, anche se quanto colpisce il senso della vista sovrasta il significato delle parole che ascoltiamo.
Di tanto in tanto la comitiva rallenta la sua corsa. Una breve sosta, un attore recita battute dal vivo, poi, ancora rapidi, per altri corridoi bui– una ragazza della troupe mi fa luce in basso con una torcia elettrica. Infine siamo arrivati. Siamo nello spazio del teatro e, già lo avevo capito, ma ora lo riconosco, questo è l’auditorium del Palazzo occupato dell’Inpdap. Ora Paolone, personaggio importante nella realtà dell’enorme struttura, che dal 2013, anno in cui venne occupato, cerca di portare avanti un esperimento di integrazione con il quartiere e la città, fa in brevi parole la storia di questo Condominium.
Ancora stordita per il caleidoscopio d’immagini che ha colpito le mie retine in questa corsa negli spazi sotterranei, esco dal palazzo, questa volta dall’ingresso principale, che è quello che conosco, un ingresso sontuoso nelle forme architettoniche, un palazzo che non ha certo finito di raccontare la sua storia nella Roma multietnica dei nostri anni.