domenica 12 ottobre 2008

Piera Mattei-DUE PROFESSORI DELLA SAPIENZA HANNO RISCHIATO IL NOBEL

Avevamo aperto questa rivista lo scorso gennaio, protagonisti i professori della facoltà di Fisica della Sapienza. Nonostante solo pochi mesi siano trascorsi, forse non sarà inutile ricordare: avevano firmato una lettera di protesta al rettore, per difendere l'inaugurazione dell'anno accademico da inopportune sovraesposizioni mediatiche e dall' intromissione del Papa. Per questo furono attaccati da ogni lato, persino – e Lucreziana lo notò con rincrescimento e un'ombra di sdegno – da illustri colleghi di altre facoltà.
Da allora molte cose sono cambiate e quel che molti temevano è avvenuto: il ritorno al governo di una classe politica che di fronte alla parola cultura fa smorfie, arriccia il naso e, concretamente poi, taglia i fondi all'Università e alla scuola. Anche di recente, esponenti di spicco del governo hanno colto l'occasione per difendere e elogiare le veline, loro sì!, contro i detrattori, gli "snob", "gli arroganti" esponenti della cultura.

Tuttavia i professori della facoltà di Fisica della Sapienza non sono scomparsi. Tornano a far discutere, a occupare le pagine dei giornali perché hanno rischiato, in due, ma per ricerche diverse, di vedersi aggiudicato il Nobel. Uno si chiama Giovanni Jona Lasinio ed è cofirmatario col giapponese Joichiro Nambu di un articolo scritto a Chicago nel 1961 per la scoperta del meccanismo di rottura spontanea della simmetria nella fisica subatomica. L'altro è Nicola Cabibbo: infatti è universalmente noto che la formula di fisica (il CKM mixing) per cui sono stati premiati "solo" i due scienziati giapponesi Kobayashi e Maskawa porta "anche" il il suo nome.

Lucreziana qui s'interroga sul motivo per cui gli scienziati italiani sono stati tenuti fuori dal premio. Si è voluto, per motivi pratici evitare di dividere il premio tra due nazioni? ovvero la pessima immagine dell'Italia si è ripercossa sulla scelta svedese, e proprio loro, i fisici da Nobel, ne hanno pagato il prezzo?