Il libro del messicano Marco Antonio
Campos, pubblicato dalla Gattomerlino editrice nel 2013, Nessun luogo che sia mio, riunisce opportunamente vari temi e toni,
varie atmosfere di questo poeta che è molto più complesso di quanto non appaia
a prima vista.
Un linguaggio piano, come leggiamo nella
nota di Emilio Coco, non amante delle sperimentazioni avanguardistiche. Molto
colloquiale, molto narrativo, anche. Un
linguaggio piano, una poesia a volte sapienziale. C'è spesso un'ironia, un
sarcasmo, nella sua poesia sapienziale: un leggero sarcasmo sapienziale.
A volte, con il suo tono colloquiale, un
po' ironico, fa pensare a Orazio, il grande poeta latino. Ma ha una morbidezza
che Orazio non ha.
Una poesia che ha molte parentele con la
prosa, col ritmo della prosa inteso come narrazione, una narrazione spesso
tranquilla. L'impressione a volte è che alcune poesie si potrebbero mettere in
prosa senza nessun cambiamento. Definirlo poeta narrativo è senza dubbio
legittimo.
Ma non dobbiamo lasciarci ingannare da
questa prima impressione di un Campos sornione e ironico, di un vecchio gattone
profondo e soprattutto meditativo.
Campos ha del gatto l'opportunismo e
insieme lo scatto felino. In questo apparentemente tranquillo procedere vi sono
anche corti circuiti apparentemente semplici come in Alba ad Atene:
Ieri notte, nel
giardino dei sogni,
ti ho vista:
eri nelle rovine e negli archi
e improvvisi
squarci lirici, come in La ragazza e il Danubio:
Come ramo che
si rompe nell'inverno bianco,
cuore pianse la
stella; triste era l'olmo,
e da molti
anni; quanta forza e violenza
nell'adolescenza
senza direzione;
[...]
Era bianca e
bella come il paese dove nacque.
Lei mi rimane,
vive in me, mi chiama
come un rimorso.
C'è dunque in Campos una differenza di
toni e di temi, un registro molto ampio. Uno dei toni di questo registro è il
lirico, così potentemente espresso nei brani della poesia citata qui sopra. Così
come la malinconia, la memoria è presente in diverse poesie e in tutte le prose
che sono state opportunamente inserite in questo libro. Il Campos prosatore,
con questo peso così importante che ha la memoria, appare infatti un altro
scrittore rispetto al Campos poeta. Uno scrittore, direi, più dolce e più
meditativo.
E infine, senza strepito e senza un'ombra
di retorica, un altro elemento è la poesia civile, come la poesia Istruzioni di Macbeth a Buenos Aires,
sui desaparecidos, che è una frustata, o I
ribelli, un bilancio molto interessante su anni di lotte in America Latina,
e per finire la bellissima poesia sul Messico, Città del Messico, piena di fierezza e di dolore, che vorrei qui
trascrivere integralmente.
...io nacqui
qui, scrissi qui,
inseguito, non
da demoni,
ma da folletti
e fiere, crebbi
nella città
illimitata,
e nonostante il
suo orrore, la sua miseria e caos,
il suo fumo e
il suo vivavai senz'anima,
amai il suo
sole, il suo enorme e dolce autunno,
le sue piazze
come firmamenti,
le tiepide sere
nel lieve marzo,
il profilo
montagnoso a sud,
la maschera e
il coltello della sua gente,
il suo ieri
feroce, il suo oggi incerto,
e l'amai,
l'amai sempre, l'amai,
l'amai come ama
un figlio duro.
Carlo Bordini
Marco Antonio
Campos
NESSUN LUOGO
CHE SIA MIO
nell'ottima
cura e nell'ottima traduzione di Emilio Coco
Gattomerlino/superstripe 2013
Serie blu
Collana curata
e diretta da Piera Mattei