lunedì 28 luglio 2014

Un ritratto opera di un vero fotografo: Dino Ignani




Dino Ignani è un vero fotografo. Oggi che tutti sono pronti a catturare immagini, dovunque si presenti l'occasione, con i loro smartphone, Dino rimane fedele al ritratto, ai tempi lunghi di posa per catturare nel volto che gli sta davanti docile, quell'espressione che farà di quello scatto, un ritratto.


Era il novembre dello scorso anno quando Dino mi sottopose a una seduta fotografica: questo l'esito. Una foto scelta anche da me, perché mi piaceva lo sfondo di linee essenziali, il muro vuoto e bianco, perché soprattutto faceva affiorare sul viso, con il sorriso, quell'ironia che è un tratto della mia personalità in cui, pure, mi riconosco.

martedì 15 luglio 2014

"I POETI DELLA FONDAZIONE BRODSKIJ"



Per la serie Blu, entro l’estate, dovrebbe inaugurarsi un nuovo importante progetto. Per la cura e la traduzione di Claudia Scandura, apriremo infatti un canale privilegiato per “I poeti della Fondazione Brodskij”.


La serie s’inaugura con la raccolta
“La ruggine e il giallo – poesie 1980-2011” di Sergej Gandlevskij, considerato in Russia un classico vivente.
Nato nel 1952 a Mosca da padre ebreo e da madre di religione ortodossa, Sergej Gandlevskij è considerato dalla critica russa un classico vivente. Cresciuto in una famiglia di orientamento antisovietico, il poeta è un tipico rappresentante dell’underground moscovita dell’epoca di Brežnev: ha alternato i lavori più disparati (insegnante di inglese, assistente teatrale, guardiano notturno) e ha diffuso i suoi versi solo attraverso il canale del samizdat. Dalla fine degli anni ‘80 si è affermato come uno dei più interessanti poeti contemporanei, ha lavorato come conduttore di programmi culturali alla radio e ha tenuto seminari all’Università Umanistica di Mosca (RGGU). Dal 1994 è responsabile del settore critico e pubblicistico della prestigiosa rivista russa “La letteratura straniera”.
Ha pubblicato numerosi volumi di poesia: Festa (1995), Schema riassuntivo (1999), L'ordine delle parole (2000), Trovare il cacciatore (2002), Esperimenti poetici (2008) Poesie (2012); due romanzi: La trapanazione del cranio (1996) e Illeggibile (2002); i saggi raccolti nel volume: Saggi, articoli e recensioni (2012) e la prosa autobiografica Passato senza pensieri (2012). Ha vinto numerosissimi premi letterari tra cui il premio speciale della Fondazione Josif Brodskij (2013). Ha partecipato al “Festival delle Letterature” di Mantova nel 2011. Le sue opere sono tradotte in inglese e in tedesco, in italiano sono apparse su alcune antologie.


Del progetto Gattomerlino edizioni che – proposto e curato da Claudia Scandura – si rivolgerà ai “Poeti della Fondazione Brodskij” così scrive Maria Sozzani Brodskij:



La collana “I Poeti della Fondazione Brodskij” segna una nuova fase per la Fondazione, il cui scopo è di realizzare uno degli ultimi sogni di Iosif Brodskij: lo scambio culturale tra Russia e Italia, una tradizione troncata dalla rivoluzione e che, per un poeta nato a San Pietroburgo, città dalla forte impronta artistica italiana, era sicuramente una tradizione da riscoprire. Secondo le parole di Brodskij, l’Italia era stata una rivelazione per i russi: ora avrebbe potuto diventare la fonte del loro rinascimento.  
Una nuova fase, perché dei ventotto borsisti mandati sino a ora in Italia dalla Fondazione quattordici sono poeti, poco o mai tradotti in italiano prima di ricevere questa borsa. Il fatto di pensarli riuniti in una sola collana, sotto il nome della Fondazione Brodskij, mi riempie di emozione – un passo avanti verso la concretizzazione di un sogno.
Per Iosif, le nozioni di arte e viaggio erano inseparabili: l’artista è colui che cerca sensazioni nuove, che tenta di sbarazzarsi delle cose troppo familiari e comode – che segue i sentieri delle idee attraverso gli spazi geografici. Quando il movimento fu di nuovo possibile in Russia, si sentì chiamato a rinnovare un viaggio europeo fondamentale – il viaggio in Italia.
La Fondazione Brodskij prese avvio nell’autunno del 1995, quando il poeta Iosif Brodskij, premio Nobel per la letteratura nel 1987, si recò dall’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli per sottoporgli un progetto che aveva molto a cuore: la creazione di un’Accademia russa su modello di quella americana, presso la quale lui stesso aveva soggiornato varie volte, ispirandosi a quell’antica città come molti artisti e scrittori russi che l’avevano scelta come patria di elezione a partire dal Settecento.
La morte improvvisa del poeta nel gennaio del 1996 cambiò il corso di quel progetto.
Nei giorni successivi alla scomparsa di Brodskij un gruppo di amici, per dare immediata realizzazione al pensiero del poeta, decise di creare un fondo in suo onore. Nacque così una fondazione con sede principale a New York, la Joseph Brodsky Memorial Fellowship Fund e una sede italiana a Roma, l’Associazione Joseph Brodsky.
Ci affrettammo a fare in modo che nascesse proprio in quei giorni – e i genitori della nostra fondazione furono amici molto cari a Iosif:  Benedetta Craveri, Roberto Calasso, Adele Chatfield Taylor, Robert Silvers, Michail Baryshnikov, Isaiah Berlin, Mstislav Rostropovich, Ann Kjellberg, Masha Vorobeva e Dmitrij Lichacev.
Tutti capirono che un tributo, che era qualcosa in movimento anziché un monumento, era quanto di più adatto alla memoria di mio marito.
Iniziammo a mandare i borsisti  della fondazione presso istituzioni amiche prima di avere un edificio di proprietà –  in una specie di accademia volante – e questo è il modello che abbiamo continuato a seguire fino ad ora.
I nostri borsisti hanno soggiornato a Roma, presso l’Accademia americana, l’Accademia francese a Villa Medici e la Villa Mirafiori dell’Università La Sapienza. Fuori Roma, sono stati ospitati dalla Fondazione Bogliasco di Genova, dall’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Bologna e a Venezia, dalla Emily Harvey Foundation.
Questo è stato possibile soprattutto grazie a donazioni fatte da amici entusiasti dell’opera di Brodskij e da alcune fondazioni quali il Trust for Mutual Understanding e la Fondazione Prokhorov.
Recentemente abbiamo iniziato ad avere il supporto di generazioni più giovani – amanti delle lettere e delle arti russe  - che sono attirate da una visione cosmopolita della cultura.
Siamo molto grati ai nostri amici, vecchi e nuovi, di averci aiutato a rinnovare e alimentare  un’idea, che riteniamo di grande importanza per la cultura. 
Sono tante le persone che vorrei ringraziare personalmente; Evgenij Solonovic, Claudia Scandura e soprattutto Piera Mattei, direttrice della casa editrice Gattomerlino, che ha subito creduto in questo bellissimo progetto.
Che la casa editrice dei poeti della Fondazione Brodskij porti il nome di un gatto, è un puro caso – ma forse non proprio.  Chiunque conoscesse Iosif Brodskij, sapeva anche della sua passione per i gatti – quanti gatti sono stati disegnati da lui come dediche ad amici!  A me sembra davvero un buon augurio.


martedì 1 luglio 2014


Ricordo di Maria Luisa Spaziani: una nostra consuetudine di Piera Mattei

Ieri, 30 giugno 2014, ci ha lasciato Maria Luisa Spaziani, personalità di primissimo piano nella poesia italiana.
Certamente la conoscevo già da prima, come tutti nel mondo della poesia e non solo a Roma, ma il nostro rapporto si era approfondito dopo che m'invitò, nel novembre 2007, alla Biblioteca della Camera per dibattere, con Valerio Magrelli e Marco Guzzi, sul tema per me molto affascinante della città.
Dopo quella data ci siamo incontrate spesso, abbiamo spesso parlato di poesia, sempre piacevolmente, e Maria Luisa mi gratificava affermando di amare molto le mie recensioni ai suoi libri.

Tuttavia la voglio ricordare anche al di fuori dei suoi impegni con la poesia, al di fuori dello spazio che nel mondo della poesia ha occupato, soprattutto come persona che amava i piaceri che la vita può dare a ogni età della vita, a chi, come lei, sa amare la vita.






Queste foto le ha scattate Antonio Bianconi,  sulla bella terrazza sul fiume del ristorante "Al biondo Tevere". Un luogo rimasto quasi incontaminato sulla via Ostiense, sopra un'ansa non costretta tra argini, con alberi di limoni sulla ripa e il profilo del Gazometro nello sfondo. Panorama che, decenni prima, aveva fatto da set ad alcune indimenticabili scene tra Anna Magnani e Walter Chiari, in Bellissima di Luchino Visconti.
Nonostante la cucina lì sia semplice, forse un po' troppo semplice per i gusti di Maria Luisa,  avevamo deciso che quello era il nostro posto per vederci la domenica, quando per lei la solitudine a casa si faceva più noiosa. Passavamo a prelevarla dopo che lei aveva "preso" alla televisione la benedizione papale, intorno alle tredici. Qualche volta abbiamo cambiato ristorante, siamo stati sul ristorante-battello, poi anche a Via della Lungara e, quando Antonio non c'era, in due o tre posticini vicino a Piazza Cola di Rienzo, ma "Al biondo Tevere" c'era questo lusso della terrazza, un luogo, semplice, popolare, straordinario davvero.

Il proprietario ci riservava un buon tavolo e si compiaceva di ospitare quella signora sicuramente molto rispettabile, talvolta con richieste particolari, che finiva sempre il pranzo accendendosi una sigaretta.  Ci lasciava tranquilli, fino a pomeriggio inoltrato.
Su quella terrazza ci andavamo noi tre da soli: Maria Luisa, Antonio e io, non tutte le domeniche certo ma con una certa frequenza, così che sei era stabilita una consuetudine, era il nostro piccolo rituale a cui lei era molto attaccata. Ci andavamo di preferenza nelle mezze stagioni ma anche d'inverno, tempo dell'anno a cui queste foto si riferiscono. Giornate invernali di sole: movimenti da spiare in alto sugli alberi e racconti divertenti da scambiarci.
Quei nostri sereni e piacevoli incontri domenicali erano andati  progressivamente diradandosi fino a perdersi poco meno di un anno fa.
E da ieri anche Maria Luisa se n'è andata, ma certo rimane il suo ricordo, rimangono i suoi libri!