domenica 1 febbraio 2009

Piera Mattei-per Giordano Bruno



CAMPO DE' FIORI


Prima che avessero apprestato
le cataste
prima che avessero avvicinato
le fascine
prima che il fumo
cominciasse a salire
prima che un guizzo di fiamma
crepitasse nelle fascine
prima che una scintilla
più rapida lo raggiungesse

e subito il corpo ardesse
insopportabilmente –
restava legato a un palo
dritto, non a forma di croce,
la croce offerta al bacio
del condannato che ne distoglieva
lo sguardo
senza più una parola...

. . . Era inutile avere ragione
inutile la ragione stessa
inutile l'intuizione
geniale di uno spirito
libero in mondi, in universi
infiniti
ora questo si consumava:
il rogo del corpo

. . . E prima che tutto questo
accadesse, la piazza era
un campo di terra
battuta e fiori.
Un grido così alto
non s'era mai udito
tagliare verticalmente
il cielo. Perché nell'aria infine
si liberò e un termine
dopo otto anni e per sempre
fu posto alle coercizioni.
Volava il furore eroico :
"Perché mi hai abbandonato?"

Lo udì sulla piazza - il volto oscurato
dalla fuliggine - un giovane frate.
Dietro il nero di fumo, l'eco
luttuosa di una sola campana a San Damaso
distintamente scandiva:
Sanguis martirum, semen!. . . .
Nelle nubi lo spirito arso
si decantava. Ricadeva
sulla fiamma
sui fiori per il caldo
feroce appassiti.

(In Quaderni del fondo Moravia, 2002)

reader comments:

Carissima Piera,
la poesia su Giordano Bruno fa pensare all'ingiustizia. All'inganno. Ai sogni che si perdono.
Quanta pietà.
E quanta forza.
Nei roghi umani bruciamo tutti, quando brucia chi è saputo andare oltre. Posare uno sguardo. Dire, e affondare nel dire.
Grazie.
E' una lettura che custodirò in me.
Simona

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