Pechino all'alba:luce diffusa da polveri nell'atmosfera |
Mi
sveglio tutte le mattine immancabilmente verso le 8, non prima. È sicuramente
ancora un problema di jetlag e al
mattino non riesco a vedere la luce filtrare dalle nubi. Mi è successo solo due
giorni fa a Pechino quando per poter prendere l’aereo che mi avrebbe riportato a
Hefei, alzandomi alle 6 e 30, ho aperto la finestra dell’albergo all’undicesimo
piano e ho visto la luce diffusa dalle particelle in sospensione nell’atmosfera.
Pechino in questi giorni è una città dove il livello delle polveri sottili ha
veramente raggiunto valori impressionanti. In questi ultimi mesi, il problema
dell’inquinamento è in Cina all’ordine del giorno, non solo a Pechino, dove per
motivi di salute l’amministrazione sta per varare importanti misure di limitazione
del traffico.
La
Cina è in un paese con uno sviluppo sociale ed economico estremamente
sbilanciato, che soffre troppo spesso delle scelte di amministrazioni deboli o
non adeguate ad affrontare la crescita avvenuta nelle principali realtà urbane
e in molte grandi aree ormai fortemente urbanizzate del paese. La vecchia
generazione è sicuramente inadeguata e la nuova è spesso impreparata di fronte
a problemi che metterebbero in difficoltà amministrazioni occidentali in
principio molto più competenti ed esperte. Dal punto di vista ambientale molte
sono le situazioni a grande rischio, non solo nelle città più grandi come
Pechino, dove ormai troppo spesso l’inquinamento raggiunge valori che in
occidente sarebbero di gran lunga considerati drammatici, ma anche nelle aree
rurali dove si sfiorano spesso disastri legati all’inquinamento delle acque o
dell’aria.
Tuttavia
il problema dell’inquinamento sta ormai entrando nella coscienza di tutti e la
Cina è senza dubbio impegnata con uomini e risorse anche nella direzione di una
rivoluzione tecnologica e industriale che pensa e guarda a un futuro in cui
l’ambiente è un valore da difendere. In fondo, la straordinaria e quasi incontrollata
crescita di questo paese è stata paradossalmente principalmente alimentata
dalla domanda di beni di largo consumo che proveniva dall’occidente. Niente a
che vedere con una crescita armoniosa e controllata guidata magari da un
mercato interno che cresce molto più lentamente. Questo però non sarà più possibile,
non solo perché l’occidente non gode più della salute economica di qualche anno
fa, e questo diminuisce la domanda di beni prodotti in Cina, ma anche perché l’obiettivo
ormai dichiarato di questo paese è di riequilibrare lo sviluppo economico interno.
Un
processo di rapida crescita economica non può essere realizzato senza una
crescita culturale ed etica della società. Questo dovrebbe essere un valore
affermato e alimentato quotidianamente anche in occidente dalle istituzioni
preposte.
Mi
viene in mente una frase del Prof. Mottana, che parlava del nostro paese alla
Cerimonia di chiusura del recente Anno Accademico dell'Accademia Nazionale dei
Lincei:
”La prevenzione contro i terremoti è per ora
impossibile - e l’abbiamo costatato recentemente in Emilia - ma va
insistentemente perseguita, a differenza di quella vulcanica, già nota. Nel
Novecento i morti per eruzioni sono stati poco più di un centinaio, mentre
quelli per cause sismiche circa 120.000. C’è una grande disparità di effetti
tra i due disastri, ma il nocciolo del problema non è qui. La natura infierisce
sì, ma non più di tanto e non dappertutto nello stesso modo in Italia, certo
molto meno che in Indonesia o in Turchia. È piuttosto il nostro paese che non
ha fin qui dimostrato di saper coniugare la prevenzione dai rischi naturali con
il suo sviluppo, soprattutto urbanistico!”
Penso
a questo punto all’Ilva a Taranto e a quello che è successo soltanto ieri nel
nostro paese: terremoti e slavine distruggono e continuano a fare vittime,
eppure nelle trasmissioni politiche alla TV e alla radio che ascolto, sui
giornali e nelle pagine web che leggo, nessuno parla di ambiente. Ancora una
volta le parole chiave non sono energia, ambiente, inquinamento, sicurezza del
territorio, ma come sempre, al solito, solo destra, sinistra, banche,
mazzette, tasse, processi…
Forse,
un giorno, dopo l’Ilva, i giornali scopriranno che in Italia, la regione più
popolosa del paese, la pianura padanoveneta – che alcuni chiamano Padania e vantano
come la regione più ricca d'Europa – caratterizzata soprattutto in inverno da
un’alta pressione stabile con basse temperature al suolo e scarsa ventilazione,
è una regione non solo ideale per la nebbia, ma di fatto una delle zone più
inquinate al mondo e sicuramente al primo posto in Europa, grazie alle
emissioni prodotte dagli impianti di riscaldamento, alle attività industriali, all’allevamento
intensivo e a più di venti milioni di veicoli circolanti.
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