sabato 8 marzo 2014

I REGISTRI DELLA POESIA DI MARCO ANTONIO CAMPOS




       Il libro del messicano Marco Antonio Campos, pubblicato dalla Gattomerlino editrice nel 2013, Nessun luogo che sia mio, riunisce opportunamente vari temi e toni, varie atmosfere di questo poeta che è molto più complesso di quanto non appaia a prima vista.
       Un linguaggio piano, come leggiamo nella nota di Emilio Coco, non amante delle sperimentazioni avanguardistiche. Molto colloquiale, molto narrativo, anche.  Un linguaggio piano, una poesia a volte sapienziale. C'è spesso un'ironia, un sarcasmo, nella sua poesia sapienziale: un leggero sarcasmo sapienziale.
       A volte, con il suo tono colloquiale, un po' ironico, fa pensare a Orazio, il grande poeta latino. Ma ha una morbidezza che Orazio non ha.
       Una poesia che ha molte parentele con la prosa, col ritmo della prosa inteso come narrazione, una narrazione spesso tranquilla. L'impressione a volte è che alcune poesie si potrebbero mettere in prosa senza nessun cambiamento. Definirlo poeta narrativo è senza dubbio legittimo.
       Ma non dobbiamo lasciarci ingannare da questa prima impressione di un Campos sornione e ironico, di un vecchio gattone profondo e soprattutto meditativo.
       Campos ha del gatto l'opportunismo e insieme lo scatto felino. In questo apparentemente tranquillo procedere vi sono anche corti circuiti apparentemente semplici come in Alba ad Atene:

Ieri notte, nel giardino dei sogni,
ti ho vista:
         eri nelle rovine e negli archi

e improvvisi squarci lirici, come in La ragazza e il Danubio:

Come ramo che si rompe nell'inverno bianco,
cuore pianse la stella; triste era l'olmo,
e da molti anni; quanta forza e violenza
nell'adolescenza senza direzione;

[...]
Era bianca e bella come il paese dove nacque.
Lei mi rimane, vive in me, mi chiama
come un rimorso.

       C'è dunque in Campos una differenza di toni e di temi, un registro molto ampio. Uno dei toni di questo registro è il lirico, così potentemente espresso nei brani della poesia citata qui sopra. Così come la malinconia, la memoria è presente in diverse poesie e in tutte le prose che sono state opportunamente inserite in questo libro. Il Campos prosatore, con questo peso così importante che ha la memoria, appare infatti un altro scrittore rispetto al Campos poeta. Uno scrittore, direi, più dolce e più meditativo.
       E infine, senza strepito e senza un'ombra di retorica, un altro elemento è la poesia civile, come la poesia Istruzioni di Macbeth a Buenos Aires, sui desaparecidos, che è una frustata, o I ribelli, un bilancio molto interessante su anni di lotte in America Latina, e per finire la bellissima poesia sul Messico, Città del Messico, piena di fierezza e di dolore, che vorrei qui trascrivere integralmente.

...io nacqui qui, scrissi qui,
inseguito, non da demoni,
ma da folletti e fiere, crebbi
nella città illimitata,
e nonostante il suo orrore, la sua miseria e caos,
il suo fumo e il suo vivavai senz'anima,
amai il suo sole, il suo enorme e dolce autunno,
le sue piazze come firmamenti,
le tiepide sere nel lieve marzo,
il profilo montagnoso a sud,
la maschera e il coltello della sua gente,
il suo ieri feroce, il suo oggi incerto,
e l'amai, l'amai sempre, l'amai,
l'amai come ama un figlio duro.

Carlo Bordini


Marco Antonio Campos

NESSUN LUOGO CHE SIA MIO

nell'ottima cura e nell'ottima traduzione di Emilio Coco
Gattomerlino/superstripe 2013
Serie blu

Collana curata e diretta da Piera Mattei

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