lunedì 20 giugno 2016

Le statue dei poeti -Trascrizione dell'intervento al centro russo di scienza e cultura




Ringrazio anzitutto Oleg Ossipov e Irina dal cognome, come lei afferma, impronunciabile, per il loro invito, qui in questo Centro russo di scienza e cultura.
Come già dissi a Oleg Ossipov, durante il nostro primo incontro, questa istituzione sembra proprio corrispondere all’obiettivo della nostra casa editrice: scienza e cultura, scienza e poesia.

Vorrei qui brevemente riepilogare il mio rapporto lontano e prossimo  con la cultura russa che mi ha portato ad accogliere assai di buon grado la proposta di pubblicare i poeti della Fondazione Brodsky,di cui presentiamo qui i due primi volumi,per la cura e la traduzione di Claudia Scandura,la prof. Scandura.

Il mio primo viaggio in Russia risale quindi a tempi storici, fine anni Settanta, quando viaggiare in Russia non era facile. Ma ebbi la fortuna di essere accettata come accompagnatrice di uno scienziato invitato dall’Accademia delle scienze, Antonio Bianconi, anche lui allora agli inizi della sua carriera. Fu un soggiorno bellissimo con tappe a Mosca , Leningrado e Novosibirsk. Non con tutte le persone che incontravo avevo una lingua in comune, ma la cosa straordinaria era che si riusciva a comunicare comunque. I libri esibiti aiutavano, insomma ne ho un ricordo molto intenso. Da quell’esperienza  uscì un breve “Diario sovietico” pubblicato sulla rivista il Ponte.
Il secondo viaggio fu nel 1988, proprio alla vigilia degli storici mutamenti in quella parte del mondo e di conseguenza nel resto del mondo. Fu anche quello in viaggio molto interessante perché l’aria sembrava quasi naturalmente vibrare di cambiamento.

Poi per lunghi anni , per vicissitudini anche esistenziali, con la Russia  il rapporto sembrava quasi essersi interrotto. Fino all’incontro sul Lago di Como a un festival internazionale di Poesia con Evgehenij Solonovich, un russo che faticai all’inizio a riconoscere come russo, tanto liberamente e con proprietà parla la nostra lingua. Solonovich è un grande traduttore di grandi poeti italiani, a cominciare da Dante. Quell’anno, credo fosse il 2013, per la prima volta ero a quel festival non in veste d’autore ma d’editore, accompagnavo e presentavo l’autrice estone pubblicata nelle nostre edizioni Doris Kareva. Con Solonovich parlammo a lungo e gli dissi che se aveva presente poeti russi contemporanei di valore, volentieri li avrei pubblicati in Italia.
Dopo poco tempo fui contattata, a nome della Fondazione Brodskij appunto da Claudia Scandura, la professoressa Claudia Scandura, che con entusiasmo e modi convincenti mi propose di pubblicare poeti invitati in Italia da quella Fondazione, che rifletteva e prolungava nel tempo l’amore del grande poeta russo per l’Italia. Claudia mi mise anche in contatto con Maria Brodskij, persona amabilissima, e l’avventura cominciò.
Il primo autore della serie, Glandevskij, poeta assai noto in patria, ma ancora del tutto inedito da noi, con il suo-nostro libro lo invitammo alla fiera Piùlibri più liberi nel dicembre 2014, e poi alla Casa delle letterature. Quanto al secondo autore, Fanajlova, abbiamo avuto modo d’incontrarla più volte, in Italia e a Mosca. Di lei ho tracciato un rapido schizzo in ”Malakhovka”, un recente breve diario del penultimo viaggio a Mosca:
Fanajolova, per quanto
avessi visto alcune sue foto e ne avessi addirittura scelta una
da porre sulla copertina del suo libro, ha un aspetto che mi
sorprende. Sapendo di lei che e` una giornalista inviata in parti
piuttosto calde del mondo, mi attendevo, chissa`, un modo di
fare secco e sbrigativo, ma niente della durezza di quel lavoro
traspare invece nella sua figura. Guardo con spaesato compiacimento
il suo volto rotondo semicoperto da grandi occhiali
da miope, soprattutto noto il tono basso della voce, il
tratto molto gentile, quasi timido.

Quel mio penultimo viaggio a Mosca è stato nell’ ottobre2015. Dall’ultimo invece veniamo da meno di due settimane. È stato il primo viaggio di grande libertà perché per una settimana almeno il tempo è stato bellissimo e camminare per Mosca è stato, nel polline che fioccava come neve, un’avventura straordinaria. Ho fotografato, una a una le statue dei poeti che popolano le strade e certe piazzete appartate. Alla base della statua ho notato sempre mazzi di fiori freschi. Il popolo moscovita ama i suoi poeti e scrittori, quelli del secolo scorso almeno, per non parlare dei grandissimi Puskin, Gogol, Dolstoievskij e Tolstoj.
A proposito di queste piazzete dedicate alla poesia, per la quali provo un po’ di amichevole invidia, perché noi, qui a Roma, a parte la statua di Giordano Bruno, non abbiamo bei monumenti ai nostri grandi, voglio raccontare , finendo, un’ avventura che mi è occorsa a Mosca e che ho preso come emblematica del mio rapporto con quella città.
Ero in una strada solitaria sopra l’Arbat e in uno slargo riconosco  nel bronzo l’immagine di Marina Svetaeva, alla base ancora pochi fiori appena deposti. Mi avvicino, scruto con rispetto con amore, e quando mi volto vedo una donna che mi guarda interessata fumando una sigaretta. In buon inglese mi dice ”Se lei ama Marina Svetaeva qui di fronte c’è la sua casa museo, una casa dove è vissuta fino al 1922, quando emigrò”. Continuiamo per un po’a parlare di Svetaeva e a un certo punto lei mi propone: “Senta, appena ho finito questa sigaretta la invito a entrare con me. Ora il museo è chiuso ma siamo un gruppo di musicisti dilettanti che stanno registrando nella sala a pian terreno del museo un video di un loro concerto,  forse le interessa ascoltare?” Entro quindi, e rimango, commossa dal loro impegno e dalla loro bravura, fino al termine delle riprese. Resto colpita dal fatto che la musica è di un grande musicista italiano, Vivaldi, che loro sono i cantori di una famosa  Università a indirizzo scientifico di Mosca, l’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca, l’MFTI.
Infine, guardando su Internet vedo che  hanno come logo un bel gatto nero, proprio come noi abbiamo come nume tutelare Gattomerlino!
Questo episodio lo racconto perché è caratteristico di tutti i miei rapporti con la Russia: accoglienza, naturale amicizia e infine, misteriosamente, questo filo russo della scienza che mi conduce all’arte, alla musica e alla poesia.

Quanto alle edizioni, non ci fermiamo certo qui. Dopo Glandevskij e Fanailova in programma ci sono già altri poeti russi contemporanei, di cui non rivelerò il nome per non sciupare, da qui a pochi mesi, la sorpresa.

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