lunedì 9 marzo 2020

"L'infinito dei verbi" di Piera Mattei presentato dalla stessa autrice – Seconda parte parte

IO, L'ORGOGLIOSA PRETESA
COSA SIGNIFICA?







Nella II sezione "Io, ha senso?" compare l'interrogativo sulla consistenza del pronome di prima persona. Questo interrogativo scaturisce direttamente ed emotivamente da un fastidio forte per chi, non contento di esprimersi in chiave lirica, sottolinea il protagonismo dell'io.
Si prova a dare un significato alla consistenza materiale, alla forza intellettuale e decisionale di quella determinata quantità  di carne sangue e ossa che chiamo IO, alla sua posizione e "consistenza" nello Spazio.
Lo Spazio tornerà come concetto che occuperà un'altra sezione del libro, ma già qui è necessariamente presente, come entità nella quale compio i miei minuscoli movimenti, insignificanti rispetto ai movimenti infinitamente più rapidi anche se inavvertibili del sistema solare, della Galassia e del cosmo. Spazio come ciò che sempre resta, Spazio come sovrana entità contesa da alcuni miliardi di individui che vogliono appunto occupare Spazio. "Io" come minuscola entità necessariamente sostanzialmente passiva, sottoposta all'usura del tempo, alle leggi della fisica.
In"Calendario", un ciondolo dato in regalo porta a interrogarsi sul tempo che rimane e sui cambiamenti che intanto assume il corpo.



CALENDARIO


Ricevo in dono un ciondolo
e della circolare geometria trovo il diametro:
tre centimetri

su questa circonferenza
che moltiplica quel raggio piccolissimo per un numero infinito
leggo un calendario che copre cinquant’anni
2010-2060

gira il cerchietto e poni
il mese sopra l’anno

Ecco: mi hanno regalato la misura
di un tempo che  in buona parte non vedrò
né vivrò

è proprio come so di date
numerosissime
nelle quali  il progetto della mia vita
ancora non c'era

date identiche a quelle di questo marzo 2019
mi dice il calendario
torneranno nel 2047
già tardi
già molto tardi per me
e mi serve oggi saperlo?

Quello che conta oggi
è di tenere salde le caviglie
dentro le nuove scarpe
di pelle azzurra
sui sampietrini disconnessi

conta
sentire gli abiti
a ricoprire appena la pelle

i vestiti che amavi, gli stessi,
invecchiati li ami ancora

La verità però è un’altra: vorresti
apparire ancora desiderabile
ed è vietato

con la colazione al mattino
hai ingoiato il fiele delle notti

eppure ti piace ancora
raggomitolata
sotto il lenzuolo aspirare
l’odore che emanano i tuoi seni
e le tue braccia

infine ancora ami

l’abbaglio del tuo stesso biancore

Sullo stesso tema e sulla dicotomia tra le due parti non sovrapponibili, non identiche dell'aspetto esteriore come del carattere dell'autrice  è "Lo specchio è tuo gentile amico"
"Analisi cliniche" è riflessione su quanti altri rinnovano la vita negli spazi intorno, prima accolti con commossa meraviglia, quindi sentiti anche loro come pesci in uno stesso affollato acquario.

In questa sezione compaiono altre due poesie in cui c'è una deroga all'uso del presente "Sono io" un'immagine che appare al presente, un'apparizione che mi rimanda a un'immagine di me del passato, dell'infanzia e "Qualcuno dirà di me", dove prefiguro, usando quindi il tempo futuro dei verbi, pochi e superficiali commenti su di me, alla mia morte.

E qui devo sottolineare che il motivo portante di questo libro è quello dell'insignificanza dell'individuo nello Spazio, realtà totale, anzi totalità incomprensibile.
 Nello Spazio l'individuo umano si confonde con gli oggetti inanimati, che, per quanto ti siano accanto o, come nel caso dei vestiti sulla viva pelle, vivono in sé. L'individuo umano, leopardianamente  (Dialogo della Natura e di un Islandese) è del tutto ignorato dalla natura che vive in sé, che fa poco conto dei disastri umani che sono disastri per la specie uomo, non per la Natura.
 Domina in tutta la raccolta l'idea di Spazio come totalità , indicibile tuttavia, quanto incomprensibile nel senso letterale del termine.
Lo stile vuole essere semplice, privo di abbellimenti. Ciò che per me fa di questi versi poesia è l'idea sottintesa, non pronunciata, perciò metaforica, mentre si pronunciano azioni semplici e quotidiane: fare ordine, stiracchiarsi, contare


*****

Nella parte III, Scrivendone s'attenua ha  come tema l'ansia, l'attesa come tempo vuoto, la difficoltà nel rapporto umano, la paura di precipitare in un atteggiamento di chiusura(Ho pronunciato l'alt), di compiere verso l'altro il gesto sbagliato o di non essere in grado di compiere il gesto che aiuta, la paura dell'inerzia mentale (L'Assedio). Questa è anche la sezione dove mi permetto, nella sezione Scontento di scaricare il mio fastidio.



Nessun commento: