E' il titolo di una giornata di studio "Sulla libertà di pensiero, di ricerca e di espressione. Contro ogni discriminazione"
durante la quale tra i molti interventi, tutti interessanti, ho riconosciuto come protagonisti due poeti: Biancamaria Frabotta, docente di Letteratura Italiana Contemporanea presso quell'Ateneo e organizzatrice del convegno, e Franco Buffoni, anche lui, oltre che poeta, docente universitario e traduttore.
Vorrà dire qualcosa se i poeti, senza negare la loro identità fondamentale, dedicano tempo, energia, passione non solo a temi attinenti alla scrittura, ma ad argomenti fondanti, all'etica, alla politica, alla definizione e ridefinizione, oggi, dell'idea di libertà?
A Biancamaria va anzitutto il merito di aver contenuto i toni sul piano dello scambio intellettuale, di avere invitato relatori di varie tendenze e da vari contesti cultural-religiosi: cattolici (Lettieri), ebrei (Foa), musulmani (Zouhir Louassini).
Quest'ultimo, con il suo italiano perfetto sullo sfondo di un plurilinguismo che rimanda all'esperienza di realtà diverse, è rimprovero oggettivo al provincialismo di tanta nostra cultura accademica. Tra l'altro è stato l'unico a definirsi ateo, infrangendo così il luogo comune che considera cultura islamica come sinonimo di fanatismo religioso.
Ho ammirato anche lo stile, la pacata autorevolezza di Clotilde Pontecorvo che ci ha illustrato il suo "Percorso laico di formazione alla libertà di pensiero". Un cammino paziente che va iniziato subito, educando il bambino, non con le due ore settimanali di religione che il Concordato craxiano del 1984 impone ai bambini, a cominciare dai tre anni di età, ma esponendo i piccoli alla realtà del pluralismo, ineludibile oggi, a meno di non tornare alle società chiuse dei dogmatismi, dei totalitarismi.
Tuttavia proprio Franco Buffoni è riuscito a trovare quell'equilibrio tra parlare chiaro su temi scottanti e un'esposizione razionalmente ineccepibile, che vorremmo ritrovare più spesso anche nel mondo della politica.
I politici mediano troppo. Forse il loro mestiere lo richiede, ma dove comincia l'etichetta degli incontri a impoverire la forza di ogni convinzione?
Buffoni ha esordito citando con pacata indignazione l'opposizione (per motivi di "moralità sessuale") della rivista "Medicina e Morale"alla vaccinazione obbligatoria delle giovanissime che impedirebbe l'insorgere del cancro del collo dell'utero, di cui muoiono mille donne ogni anno, in Italia. Ha continuato citando altre ingerenze della Chiesa nel mondo dell'istruzione e richiamando idee di libertà che dovrebbero essere consolidate in ogni democrazia, apparse già nel 1859, nel saggio "Sulla libertà" di Stuart Mill.
Piera Mattei
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