LA RAGIONERIA DEL SESSO
Papa Benedetto XVI è tornato sull’argomento della contraccezione, ribadendo con forza il punto di vista ecclesiale secondo cui l’uso degli strumenti contraccettivi è moralmente illecito e peccaminoso, ritenendo che non si possa “esporre all’arbitrio degli uomini la missione di generare la vita”, e che l’atto sessuale sia lecito unicamente se finalizzato alla procreazione: in tale ottica si è pure ribadito che l’unica forma lecita di controllo delle nascite è il cosiddetto “metodo Ogino-Knaus”, ossia la osservazione dei periodi di fertilità della donna (quindi la astensione dal coito durante i periodi di fertilità, e la pratica dei coito nei periodi di non fertilità).
Bene, ogni dottrina – compresa quella tradizionalistica sopra richiamata- è meritevole di rispetto; tuttavia crediamo che l’intelligenza umana dovrebbe sempre ed almeno esser rispettosa di sé stessa, e degli elementari principi logici che la governano, se è vero che l’intelletto umano è un “riflesso” di quello divino, cosicchè ogni ragionamento viziato da intima contraddizione logica dovrebbe considerarsi una offesa a quella “fonte” soprannaturale dell’umano intelligere: fatta tale premessa, è assai facile dimostrare che il proibire, da un lato, gli strumenti contraccettivi, e consentire, dall’altro, il cosiddetto “metodo Ogino Knaus” (osservazione dei periodi di fertilità della donna, ed esercizio della sessualità limitatamente a tali periodi) è frutto di un percorso contraddittorio sia logicamente che moralmente.
Il principio, riaffermato dalla dottrina ecclesiale, è che sia “male” perseguire il sesso come fine a sé stesso, e quindi praticare il sesso non finalizzato alla procreazione, poiché il sesso sarebbe, moralmente e naturalmente, solo il tramite per la propagazione del dono della vita; orbene, non occorre scomodare alcun filosofo per capire una verità elementare, ossia che chi pratica il metodo “Ogino-Knaus” (pratica del coito limitata ai periodi di non fertilità della donna) altro non fa che un puntiglioso ed egoistico calcolo da ragioniere, finalizzato unicamente a godersi la libidine del coito, accuratamente evitando- e così causalmente impedendo- di far seguire, a tale piacere, il doveroso frutto della procreazione.
I filosofi, non meno dei giuristi, hanno sempre saputo che dal punto di vista della causalità e della responsabilità, una condotta causalmente “omissiva” equivale in tutto e per tutto ad una condotta causalmente “commissiva”.
Chi usa uno strumento “fisicamente” contraccettivo, quale un normale profilattico, interpone, fra il flusso seminale ed il suo naturale alveo di affluenza, un diaframma di lattice, ossia interpone, fra la libidine del coito e la procreazione, una barriera per così dire “idraulica”; chi pratica il metodo “Ogino Knaus” non interpone, rispetto al fine procreativo, una barriera “fisica” o “idraulica”, bensì interpone un altro tipo di barriera, la “premeditata” barriera di un calcolo statistico e ragionieristico, il cui scopo è però pur sempre quello di assicurarsi un piacere sessuale “puro” e fine a sé stesso, il coito per il coito, preordinando la elusione della procreazione: in entrambi i casi, e con entrambi i metodi (il lattice o il calcolo) vi è una “colpevole” e deliberata dispersione del “bonum seminale” (un dono che sarebbe stato concesso all’uomo non per il suo piacere, ma per il dovere di procreare), con l’unica differenza che chi pratica il metodo “Ogino-Knaus” potrebbe esser forse moralmente più colpevole, avendo, di solito, “premeditato” (con una paziente e prolungato “monitoraggio” dei periodi di non fertilità) un atto sessuale elusivo della procreazione, laddove invece l’utente del lattice potrebbe, chissà, aver ceduto ad un impulso occasionale, non premeditato!
Insomma, si al ragioniere, no all’idraulico: l’assurdo, si sa, sconfina sovente nel comico.
Varrebbe forse la pena di approfondire un po’ meglio la riflessione sul rapporto dell’individuo umano con il bene (e con i beni) della vita; vero è (dal punto di vista sia del credente che del laico) che la vita “passa” attraverso l’individuo umano, che ne è – per natura – custode in nome dell’umanità, la quale deve conservarsi e proiettarsi nell’avvenire; vero è anche che stiamo parlando della vita “umana”, nel cui orizzonte spirituale (riflesso, dicono i credenti, del divino intelletto) la bellezza (cui la umana “libido” appartiene “naturaliter”) è anche valore in sé e fine in sè, in quanto intellegibile evocazione e tensione al “senso” dell’universo nel suo essere e divenire: ragionare diversamente (considerando la “libido” umana non come varco spirituale alla bellezza ma come mera e brutale spinta istintuale meccanicamente ordinata alla riproduzione) ci dovrebbe indurre, coerentemente, a concepirci solo come bovini da allevamento e riproduzione (con tutto il rispetto per i sereni animali).
Nessun commento:
Posta un commento