Tornare in India dopo
quasi venticinque anni è stata un’esperienza molto coinvolgente. Molto è
cambiato dal gennaio 1989 quando per la prima volta atterravo a Nuova Delhi e
mi immergevo in una realtà lontanissima dal mondo in cui vivevo. Un’esperienza
di viaggio unica, il “Viaggio” con la lettera maiuscola, nel senso più completo
del termine.
Molto è cambiato, ma
molto del fascino “antico” dell’India è ancora lì a ricordarci che non basta
avere una democrazia per essere un paese moderno e occidentale. Ancora oggi
solo il 74% della popolazione indiana è alfabetizzato e questa percentuale
scende ulteriormente nelle zone rurali e per le donne. In generale, se
confrontiamo i due grandi paesi asiatici, l’aspettativa di vita è più bassa in
India che in Cina e anche la condizione della donna in India è sicuramente
peggiore. Per non parlare delle grandi infrastrutture, quelle cinesi sono
avanti di decenni rispetto a quelle indiane e negli ultimi
anni la Cina ha investito (~sette/otto volte di più) e continua a investire
molto più dell’India.
Numeri che provano a raccontarci come il mondo cambia.
Ogni giorno, infatti, ascoltiamo, leggiamo, parliamo di statistiche sociali ed economiche. Il presente e il futuro del mondo sono ormai quotidianamente e indissolubilmente legati ai valori economici, alla borsa, allo spread, numeri che provano a sintetizzare quello che succede in un unico network planetario.
Ogni giorno, infatti, ascoltiamo, leggiamo, parliamo di statistiche sociali ed economiche. Il presente e il futuro del mondo sono ormai quotidianamente e indissolubilmente legati ai valori economici, alla borsa, allo spread, numeri che provano a sintetizzare quello che succede in un unico network planetario.
Nelle ultime
settimane alcune analisi indicano che già quest’anno l’economia cinese supererà
gli Stati Uniti in termini di dimensioni. Molti hanno scritto che l’economia
Cinese supererà quella degli Stati Uniti dopo il 2020, l’analisi statistica effettuata
dall’ICP (International Comparison Program: http://siteresources.worldbank.org/ICPEXT/Resources/ICP_2011.html)
nell’ambito di un progetto coordinato dalla Banca Mondiale, ha presentato un’analisi
basata sul potere d’acquisto partendo dai dati del 2011 che si riferiscono a 199
stati di tutti i continenti. Questi dati, ottenuti convertendo il prodotto
interno lordo di un paese in dollari ai tassi di cambio di mercato, mostrano la
parità del potere d’acquisto (PPP) di un paese e sono basati sul Prodotto
Interno Lordo (PIL). L’analisi indica chiaramente che l’economia cinese è molto
più grande di quanto risulti secondo altri criteri di valutazione. Secondo
questa statistica infatti la Cina segue molto da vicino gli Stati Uniti,
precedendo l’India (solo decima nel 2005) che ha scavalcato il Giappone (in
questa classifica il nostro paese occupa l’undicesima posizione). Sulla base
del PIL, l’economia USA nel 2012 valeva oltre sedici milioni di milioni di dollari,
circa il doppio di quella della Cina. Con questi numeri l’economia cinese non sarebbe
in grado di superare gli Stati Uniti prima di un decennio.
Tuttavia, molti sostengono
che il PIL da solo è un parametro fuorviante anche perché non considera le fluttuazioni
del cambio e la valuta cinese è sottovalutata così come quella di molte altre
economie asiatiche. Poiché in sostanza, il valore del denaro è diverso nei
paesi in via di sviluppo e nelle economie occidentali e i costi di molti beni
sono molto più alti nel mondo industrializzato. Confrontando il potere d’acquisto
è possibile fare valutazioni più realistiche basate sul diverso costo di beni e
servizi nei diversi paesi valutando meglio la dimensione delle economie delle
nazioni “più povere”.
Rimane comunque aperta
una domanda: “per capire e costruire il futuro di una nazione è sufficiente
guardare ai parametri economici”? Questo è oggi un problema particolarmente
sentito in Europa, ma rimane sicuramente d’interesse “globale”.
A questo proposito è importante
ricordare alcune parole di Qian Xuesen (Tsien Hsue-shen), il padre del
programma spaziale cinese morto nel 2009. Oltre ad essere un grande scienziato,
Qian Xuesen era una personalità riconosciuta da tutto il paese. Durante una
visita dell’ex-premier Wen Jiabao che era andato a trovarlo pochi anni prima
della sua morte, Qian Xuesen aveva dichiarato: “La Cina manca di originalità e
innovazione, e non riesce a produrre talenti. Questo è un grosso problema. http://en.boxun.com/2009/11/14/qian-xuesens-regrets/ "
Lo stato dell’istruzione
e la necessità di promuovere la creatività e l’innovazione rimangono in Cina, e
purtroppo in molti paesi del mondo, un nodo da affrontare e risolvere. In molte
università non s’insegna più a sviluppare il pensiero creativo, ma si formano
spesso solo “tecnici”. La formazione di persone creative, “artisti” nei loro
campi, è invece una condizione indispensabile per costruire il futuro.
L’arte è una parte fondamentale dell’attività produttiva di una società: aiuta ad ampliare l’immaginazione e a “pensare”. Arte
e pensiero sono elementi alla base di un sistema sociale maturo, essenziali al
progresso e alla prosperità, anche se difficili da raccontare con le statistiche.
Forse anche questo è un esercizio di creatività che alla fine qualcuno saprà risolvere.
Nella foto: Dal paesaggio
al modernismo esasperato, “dentro” l’arte al 798 di Pechino