(
nella foto Doris Kareva con Piera Mattei a Como, per Europa in versi, nel 2014)
La poesia di Doris Kareva: il coraggio di eliminare il superfluo
di Piera Mattei
Tra i miei amici poeti non ce n’è uno solo al quale io abbia presentato la persona di Doris
Kareva o la sua poesia, e che sia dimostrato poco interessato o indifferente.
Direi che in Doris c’è una corrispondenza sorprendente e misteriosa tra il suo aspetto fisico e la sua poesia. Guardi il suo volto chiaro, i suoi modi riservati, ma intuisci dietro l’apparente fragilità una grande forza. Così è la sua poesia: in brevi strofe mira al nucleo essenziale di un pensiero, afferra e cattura un’immagine scaturita dal ricordo, da un oggetto e li riconosce, nella loro essenza, come portatori di altri significati.
La poesia per Doris Kareva è sintesi, che racchiude un pensiero: ”Quella che chiamiamo bellezza non è essenzialmente grazia? La grazia – così differente nella tigre e nella gazzella– nasce dalla precisa percezione del proprio sé e del mondo circostante, dalla valutazione esatta delle proprie possibilità e dal loro godimento. La grazia può aumentare solo con la maggior precisione, mentre la forza cresce indefinitamente. Grazia è forza unita all’intelligenza, capacità di raggiungere l’obiettivo con poco, capacità di riconoscere il necessario, coraggio di eliminare il superfluo.” Queste parole che condensano la sua poetica, Doris le pronunciava nel 2011, in una breve prosa dedicata al padre, in occasione degli ottanta anni dalla nascita di lui, Maestro di Armonia, e costituiscono una dichiarazione perfetta della sua poetica.
Questa prosa volli inserirla nella raccolta di poesie di cui ho curato, insieme a Maarja Kangro, la traduzione italiana e la pubblicazione nelle mie edizioni Gattomerlino, nel settembre dello stesso 2011. Sono trascorsi da allora più di dieci anni, ma quella piccola raccolta è ancora viva e vivace. Proprio come sento vivo e vivace il mio rapporto con Doris Kareva e la sua poesia, motivo per il quale ben volentieri ho accettato l’invito di Katrin Veiksaar di renderle omaggio in occasione del suo compleanno.
Auguri, Doris, a te e alla grazia della tua poesia!
L’OROLOGIO CAMMINA
L’orologio cammina
per la casa e di tanto in tanto si ferma
ai piedi del letto di un dormiente.
Tengo gli occhi serrati,
non respiro.
Le sue lancette possono essere taglienti.
Stanno a provarlo i volti dei nonni.
IL BISTURI E IL METRONOMO
Il bisturi e il metronomo
sul piano di mio padre
non si parlavano,
quando ero bambina.
Solo ora, col tempo,
ho cominciato a sentire,
a capire
le loro storie strane.
CIÒ DI CUI HAI BISOGNO VIENE DA TE
Ciò di cui hai bisogno viene da te
in una o altra forma velata.
Quando tu lo riconosci,
diventa tuo.
Ciò che vuoi verrà a te,
E ti riconoscerà e diventerà parte di te.
Respira, conta fino a dieci.
Ne saprai il costo più tardi.
Affilano il tempo fino alla trasparenza.
QUANDO LA PAURA DIVENTA COSÌ GRANDE
Quando la paura diventa così grande
che non c’è via di scampo
le corriamo incontro a capofitto.
Allora saltiamo nell’abisso,
infiliamo la testa nel forno,
ci schiantiamo contro lo specchio. Ognuno a modo suo.
La paura è la più grande
forza gravitazionale.
MIA METAFISICA, MIA
Mia metafisica, mia
metamatematica, mia
metamusica, mia meta –
tormento.
La notte colpisce –
ancora e ancora e ancora.
Sulla pietra del cuore
un uccello affila il suo becco.
VIVO IN PRIMAVERA, BENCHÉ TUTTO INTORNO SIA INVERNO
Vivo in primavera, benché tutto intorno sia inverno.
Quando arriva l’estate, dentro di me è autunno.
Non funziono a dovere, nella mia confusione
non so quando cantare
o perché.
Il mio nido è distrutto, i miei pulcini
sono volati nel vasto mondo.
Nella mia testa gabbia e fuga fanno mulinello,
dal mio seno si è strappato un canto.
IL CUORE SCRIVE. LA MANO DISEGNA LE PAROLE
Il cuore scrive. La mano disegna le parole.
La mano si stanca. Il cuore non si stanca.
Finché vivi devi ascoltare
quello che dice il tuo cuore di carne:
questa è la sofferenza, l’ira, di un essere
contro il tradimento e l’umiliazione –
è il peso di un’esistenza
che trabocca di dedizione.
La mano scrive. Il cuore sa,
il cuore in silenzio ama.
Quello che dice nei suoi versi
incanta e abbaglia.
NEL LABIRINTO NIENTE ALTRO
Nel labirinto niente altro
è a portata di mano – per questo
vado stracciando brandelli di me,
per segnare direzioni già prese,
per trovare la via del ritorno.
TUTTI I SEGMENTI SI ALLINEANO IN TE
Tutti i segmenti si allineano in te.
Seno e coseno
annusano l’ipotenusa
che saltella e muove le sue anche,
i nudi slanciati cateti.
Oh, le lance, quelle barche,
che sull’acqua ci portano
oltre l’orizzonte e aldilà dei sogni.
Inghiottire arcobaleni
nel tè che si fa scuro
della nostra ultima occasione:
questa è la tua strada.
(da Doris Kareva “L’ombra del tempo” traduzione Piera Mattei e Maarja Kangro - Gattomerlino edizioni 2011)
Doris Kareva, una delle più amate poetesse estoni, nota in gran parte dell’Europa ma ancora inedita in Italia quando nel 2011 pubblicammo per Gattomerlino la sua raccolta di poesie “L’ombra del tempo”, è nata a Tallinn (1958), si è laureata all’Università di Tartu in filologia romanza e tedesca. È stata Segretaria nazionale della Commissione nazionale Estone per l’UNESCO. Ha lavorato con borse di studio in Svezia, Grecia, Stati Uniti, Olanda, Italia e Irlanda.
Ha pubblicato numerosi libri di poesia e di saggistica: ha ricevuto due premi nazionali per la cultura nel 1993 e nel 2005 e numerosi premi letterari e l’ordine della Stella Bianca nel 2001. La sua poesia è stata tradotta in più di venti lingue europee e orientali. A sua volta ha tradotto poesia, teatro e saggi: Anna Akhmatova, Emily Dickinson, Joseph Brodsky, Kahlil Gibran, Kabir, W. H. Auden, Samuel Beckett, Shakespeare, e poeti irlandesi contemporanei. Ha scritto espressamente testi per la musica e per il teatro, la sua poesia è stata più volte portata in teatro e messa in musica.