Una scrittura tutta sguardo. Uno sguardo assoluto, non intenzionale. Non cattura immagini per altro scopo che non sia la visione. Protagonista è la pietra, la sua muta consistenza. Lo sguardo si aggira, senza cercare indizi, senza spiare, pudicamente si arresta alle soglie del racconto. Dettagli osservati con sguardo miope, da molto vicino.
Una voce parla da dentro come se degli auricolari interni, che danno voce a pensieri che affiorano, impediscano di afferrare le parole, i suoni esterni. L’umanità in più luoghi sembra scomparsa, o dove appare è muta, o assonnata come per una magia che tutto ricopre: Persone smemorate e mute.
In uno dei poco meno che duecento capitoletti dei quali il libro si compone viene evocata la pittura di Gaccione e invero l’atmosfera che qui si respira è un po’quella dei suoi quadri dai colori sovrapposti e sfumanti in una nebbia marina. Altri pittori sono evocati, per lo più non-figurativi, o dove la figura appare come sognata, come in Magritte, come in Hopper. Ma, ancora più interessante come riferimento, c’è il nome di Thomas Jones, un pittore gallese, che visse alcuni anni a Napoli e che a Napoli, nel 1782, tempi in cui l’astrattismo era di là da venire, dipinse Un muro a Napoli, opera di piccolo formato conservata alla National Gallery di Londra.
Il teatro dello sguardo è Napoli, ma talvolta per il ricordo che l’associa, anche per contrasto, sono presenti altre città: Palermo, Trieste, un piccolo cimitero di quartiere a Tokyo, la Venezia di Ruskin, Kyoto.
I capitoletti hanno la dimensione di una pagina o poco più. Tutti, più o meno, della stessa lunghezza. Sembrano corrispondere a un compito preciso che lo scrittore si è assegnato: uscire a guardare, catturare un’immagine muta, come può essere una statua, un marmo sbozzato ormai,(Inquieta. Le manca la testa. Le mani e gli avambracci monchi), una madonnella dipinta, un cavallo, una sirena(?) di marmo alla quale il tempo e altre ingiurie hanno dato una forma diversa e difforme dall’originale. Poi non indugiare, una foto di parole quasi solo sussurrate.
Pietre, un muro, i bàsoli più volte evocati, sono un’immagine in sé completa da scegliere e catturare, sono l’immagine che a sua volta cattura, materia che resta, testimone.
Scale. Napoli è città che sale, come la montagna del Purgatorio, come tante delle più belle città di mare, come Trieste, come Genova. Salire e scoprire non tanto il panorama, ma cosa serba il cammino là in alto, giorno dopo giorno. Una sorta di rosario, pietre da sgranare meditando, facendo silenzio.
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