Dicevo appunto della versatilità di Brunella Antomarini e una prova ne è il suo svariare da un discorso filosofico sulle varie forme di conoscenza, alla scelta e presentazione di poeti – ma è una forma di conoscenza anche la loro.
Il Festival, così vorrei chiamarlo, da lei ideato e condotto con la partecipazione di vari insegnanti con l'impegno speciale di Berenice Cocciolillo e Rosa Filardi, ha luogo ogni anno, in primavera avanzata, nel cortile (già fiorito ma di notte spesso ancora gelido) della Cabot University, a Roma, nella prestigiosa sede di via della Lungara. E' arrivato quest'anno alla sua quarta edizione, propone poesia italiana in traduzione inglese, inVerse, appunto. Fui invitata alla prima edizione, nel 2005, e da allora non manco di essere presente tra il pubblico. Mi piace notare che, in veste di presentatrice, Brunella fa di tutto per usare l'atteggiamento disinvolto e la terminologia essenziale dei veri presentatori.
Questa volta tra i poeti invitati c'erano Iolanda Insana e Vito Riviello, questi assistito dalla sua poetica famiglia, la moglie Daniela Rampa e la figlia Lidia, già nella scelta dello scorso anno. Proprio durante la presentazione di Riviello, Brunella ha detto una frase che ha tutta la mia adesione, anche se sicuramente la traduco e la ricordo con una certa approssimazione:
"Certo ci vuole tempo perché si stabilisca quali sono i poeti che resteranno, ma credo di poter dire che tra i poeti presenti questa sera Vito Riviello e Iolanda Insana siano due di quelli".
Vorrei aggiungere che forse non sarà necessario, a chi era lì ad ascoltare, di attendere la scrematura del tempo, per rendersi conto che la statura di quei due poeti sulla scena era qualcosa di qualitativamente diverso, molto forte, che la loro personalità sopravanzava la media dei bravi poeti.
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