La testimonianza di Nicola Poccia, studente di Fisica, mi ha fatto tornare in mente, per contrasto, il recente film di Robert Redford "Leoni per agnelli", che si muove, in parte almeno, sui temi dell'impegno e della guerra.
Lì un non più giovane professore, con un passato non rinnegato di contestatore, cercava di scuotere l'abulìa di uno studente bravo, ma deciso al disimpegno, di cui il junk food consumato con passivo posizionamento davanti al teleschermo, era solo indigesto simbolo.
Qui, nel caso di Nicola Poccia trovo all'opposto uno studente, un cittadino, un uomo, che non vorrebbe accomodarsi, non vorrebbe restarsene seduto a farsi invadere dalle morbose curiosità scatenate dai più insulsi (ma pervasivi) programmi TV. Potrebbe farlo per disperazione, se non troverà il modo di uscire da un sentimento di delusione e di smarrimento. Non vorrebbe neppure farsi occupare da impulsi aggressivi, da ciò che chiamiamo in senso metaforico e reale, la guerra.
Sono diversa da Redford-professore. Nonostante che da decenni io non sia più una studentessa, mi sento di somigliare di più a Nicola, in questo preciso momento. Mi sento smarrita, perplessa e delusa, anche se sto cercando di rimettermi in forze, di vaccinarmi con dosi abbondanti d'ironia. Le buone maniere sono un grande valore, certo. Ma, sono d'accordo, non possono esprimere l'intera sostanza di quanto si dice, di quanto si progetta.
Vorrei continuare con Nicola Poccia, studente di Fisica, e con molti altri, a fare chiarezza, con interventi brevi ma puntuali, sul nostro presente, su quanto riteniamo giusto, senza volere imporlo a tutti gli altri, ma cercando, senza pregiudizi quegli "altri" con cui il dibattito sia condivisibile.
Gli ambiti in cui vorrei continuare il dibattito:
I. Etica, Religioni, Chiese
II. Etica, Lingue, Letterature
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