Residenze Estive 2008
IX Edizione
4–8 luglio 2008
Anche quest'anno Gabriella Musetti, è riuscita infine a organizzare questa "collegiale" occasione d'incontro, nella cornice misteriosa e ancora intatta dove echeggiano la poesia di Rilke, le due guerre mondiali, i più recenti propositi di pace.
Fulcro di Duino è il castello della famiglia che, italianizzando definitivamente il suo nome si chiamò, dall'inizio degli anni venti del secolo scorso, della Torre e Tasso.
A picco sul mare è circondata da un parco "asburgicamente" fiorito. All'esterno è ancora visibile il tavolo di marmo al quale il poeta stese la prima versione delle Elegie. Ma si possono visitare anche i bunker, ostili difese durante la prima guerra mondiale, scavate nella roccia con sbocchi "vista mare". Gli alleati della seconda guerra mondiale, dopo avere occupato le stanze e i saloni del castello, costringendo in una tenda il legittimo proprietario, avevano infine destinato quei profondi cunicoli a deposito di munizioni. Lì, all'ingresso del bunker, trovi una dichiarazione della nuova Germania nata dalla sconfitta, che si giustifica (cito a memoria) "per dodici anni di dittatura e barbarie che non possono e non debbono pesare come giudizio sull'intera storia del popolo tedesco", e pertanto giura fedeltà ai principi di convivenza tra i popoli.
La passeggiata "Rilke" è uno stretto sentiero che corre al bordo degli scogli (prediletti dai suicidi, c'informa Gabriella) e s'insinua nella macchia in direzione di Trieste. Si fregia di questo nome anche se la stessa Contessa della Torre in un suo vivace libro di memorie, bestseller alla biglietteria del castello, c'informa che il poeta raramente s'incamminava in quella direzione. Percorrerlo concede certamente un'esperienza estetica singolare, soprattutto in compagnia di persone amiche e poeti, specialmente se a un piccolo slargo si può fare tappa, per improvvisare una lettura di testi, la faccia rivolta al mare.
Una diversa emozione, durante il soggiorno a Duino, può darla anche il sapore di una "coda di rospo" molto fresca, cucinata semplicemente alla griglia, gustata sotto un pigro pergolato, alla trattoria "Il pescatore", sempre in compagnia degli amici (ho di fronte Biancamaria Frabotta e Gabriella, di lato Loriano Macchiavelli) con un gattino grigio striato accoccolato sotto il tavolo nella esplicita richiesta di partecipare se non alla conversazione, almeno alla degustazione.
Gabriella Musetti è di quelle donne che dentro una struttura fisica minuta e morbida, racchiude un'energia eccezionale. Durante le cinque giornate di Residenze Estive non ha mai un'espressione stanca o contrariata, sembra che lasci che le cose vadano, per così dire, lungo la corrente, come se tutto non fosse già accortamente previsto e accuratamente progettato.
E' lei l'organizzatrice "in capo" e l'anima stessa di queste giornate.
venerdì 4 luglio
La prima sera ci ritroviamo a San Canzian d'Isonzo, in provincia di Gorizia, i microfoni sistemati su un prato attiguo alla Chiesa dei santi Martiri Canziani. Martiri delle persecuzioni di Diocleziano, il sito è archeologico.
Legge Diego Zandel, scrittore figlio di profughi istriani, che per quanto non possa avere memoria diretta dell'esodo, tuttavia non può dimenticarlo. Scrive trame che a quel tema si riallacciano, e nel dibattito che segue alla lettura, parla di sé che è cresciuto a Roma e ha una moglie greca, si augura un superamento dei nazionalismi, nella conservazione delle diversità. Il suo discorso è seguito dai suoni e dalle voci di un duo originale, Erica e Gabriele Benfatto, lei soprattutto dotata di una gamma vocale eccezionalmente estesa, con note scure molto particolari. Canta le sue poesie in dialetto del luogo, il bisiàc, che, secondo la definizione che mutuo da una nota di Ivan Crico, è un raro “sermo rusticus” di tipo arcaico veneto - ma che al suo interno contiene anche numerosi termini ladini, sloveni, tedeschi e francesi - parlato ancora nei paesi del monfalconese. Interessante: l'uso corrente del termine è di recente acquisizione.
Poi, dopo la musica e il canto, succede che la corrente elettrica s'interrompe in tutto il paese: niente luce (sono alle dieci di sera), niente microfoni e siamo all'aperto. Così, nel buio e senza microfono, il poeta di turno (sono io) recita a memoria, nel buio, qualche poesia, fiduciosa che la corrente ritorni. Invano, solo la casa del prete è illuminata, probabilmente grazie all'istallazione di un gruppo elettrogeno. Privilegio che merita commenti vivaci e perplessi, in una zona di forte tradizione cattolica.
Infine si desiste, non resta che appressarsi a cenare, al lume di candele.
sabato 5
La mattina seguente, giornalisti, poeti, accademici si ritrovano nella Lecture room del collegio del Mondo Unito. Il tema è "Poesia e memoria: raccontare il presente". Si finisce a parlare della speranza, nella nostra situazione politica così disperata. Su questo concetto si segnalano l'intervento di Maria Inversi, autrice e regista di teatro al femminile, che cita in proposito (e la riporto come la ricordo) l'espressione dell'Antigone di Anouilh "non so cosa farmene della vostra sporca speranza". Anche Loriano Macchiavelli, notissimo autore di noir-politici, afferma con un sorriso forse un po' amaro, che solo da quando ha smesso di sperare, i progetti si sono realizzati per lui. E forse si riferisce al successo editoriale che meritatamente gode, non ai progetti politici per un mondo meno ingiusto. La speranza, intesa però come virtù attiva, viene da altri relatori considerata imprescindibile, non solo come virtù teologale.
Al pomeriggio è programmata un'escursione in Slovenia, alla casa-museo del poeta Srecko Kosovel, nel piccolissimo paese di Tomaj. Ci offrono frutta, bevande, dolci. Siamo nell'area europea (dell'euro) e a pochi kilometri da Trieste, ma si avverte che, volontariamente, l'Italia è tenuta a distanza. Ci conducono a vedere dove il poeta, morto a soli ventidue anni, nacque e dove è sepolto con il resto della sua famiglia. Ci mostrano, nella credenza della casa-museo, un servizio di piatti da dodici (o forse sedici) persone, ed altri ingenui oggetti il cui solo privilegio è quello di essere appartenuto alla famiglia Kosovel. Sui commenti di Diego Zandel a questa esperienza e agli incontri di quella stessa sera, nella casa carsica, rimando al sito della sua newsletter DIEGOZANDEL.IT - 09/07/2008 - NAZIONALISMI
Per quanto riguarda la lettura dei poeti di turno quella sera, devo dire che mi ha colpito, per la forza e la semplicità dell' interpretazione e della scrittura, la bellunese Serena Dal Borgo. Mi ha interessato inoltre la chiave filosofico-satirica della poesia di Franco Insalaco, persona discreta, disponibile, aperta, che si dedica a temi molto seri con preziosa leggerezza. Paolo Ruffilli, atteso, giustificava la sua assenza per motivi di salute.
Domenica 6
La mattina della domenica è dedicata alla Passeggiata Rilke, di cui ho già accennato. Il castello avevo avuto modo di visitarlo la mattina di sabato e devo dire che il parco e il panorama sono le caratteristiche che lo rendono imperdibile, oltre ai documenti della famiglia, custoditi in bacheche, su cui si legge parte della storia di Trieste e la politica italiana dell'ultimo secolo sul confine orientale.
Concludiamo la bellissima mattinata facendo tappa alle risorgive del Timavo. La gente è in chiesa, con gli abiti della domenica. Il luogo è sacro già da prima dell'inizio dell'era cristiana. Noi poeti, tra cui Alberto Bertoni e la sua bella compagna Anna, Bianca Garavelli, aspettando i solerti pulmini che vengano a prenderci, ci siamo un po' sparsi per il sito, sostiamo sulle lastre di pietra dell'antico cimitero, chiacchierando dei nostri progetti.
Dopo il pranzo, come sempre generoso, ci ritroviamo di nuovo, nel tardo pomeriggio, sotto gli ippocastani del piccolo parco dell'albergo Ples per conversazioni letterarie. Poiché ha preso la parola Maria Inversi, introducendo il progetto che porta avanti da anni sul teatro al femminile, Isabella Panfido le risponde, definendo il progetto ormai "desueto". Si apre quindi un dibattito piuttosto acceso di cui si fa anima Biancamaria Frabotta. Ma davvero come afferma anche Franco Insalaco, i diritti delle donne sono ormai acquisiti? Qualcuno (sono io) cita l'attuale rappresentanza femminile nel nostro Parlamento per confutare anche solo l'impressione di tale "raggiunta parità", almeno da noi, in Italia. Il fervore del dibattito dimostra che l'argomento è ancora, e sarà per molto, materia scottante.
La sera ci trasferiamo a Trieste, nel parco di S. Giovanni, ex-ospedale psichiatrico. Il cielo sta preparando un temporale. Così la lettura si sposta sotto il colonnato prospiciente la chiesa. Fa da cornice un cielo nero squarciato da lampi e, a tratti, piove a dirotto. Bello sfondo per una serata dedicata a Alberto Bertoni (le sue belle e tristi poesie sull'Alzheimer, al padre!), a Claudio Grisancich e a Maarja Kangro.
Maarja è una donna di aspetto gentile. Certo la sua forza è intuibile. Ma quando legge, la sua poesia è una sorpresa per l'originalità e la totale mancanza di ogni leziosità liricheggiante. Credo che in questa serata lei e Grisancich costituiscano i due opposti: lui, molto noto ma soprattutto a un pubblico triestino, lei estone, quindi non conosciuta qui, personalità internazionale, ampiamente poliglotta. Non solo conosce la lingua italiana quasi perfettamente, ma è traduttrice in estone di alcuni tra i maggiori nostri poeti contemporanei, tra cui Magrelli e Zanzotto (grato regalo questi suoi libri di traduzioni con testo a fronte). La sera si conclude – da un certo punto di vista ha il suo apice – con una conversazione-intervista a Loriano Macchiavelli, autore che, a differenza della maggior parte dei partecipanti, è riuscito a scalare le classifiche delle vendite. E infatti l'incontro è ripreso dalla televisione triestina. Loriano ci parla degli inizi, dei progetti, sciorina aneddoti. E' un maestro, forse il maestro per gli scrittori di noir, ma la sua personalità è tutt'altro che tenebrosa.
Intanto ha spiovuto e, molto compostamente sciamiamo verso Il posto delle fragole, per un ristoro.
Lunedì 7
Questa giornata ha il suo culmine, nuovamente a Trieste, al Giardino di Androna degli Orti. La manifestazione si tiene in collaborazione con l'Associazione di volontariato culturale Luna e l'Altra e col Progetto Donna Salute Mentale. Siamo all'aperto, dove è allestito uno schermo per la proiezione di un film del 1993 su Alda Merini. Il vento agita il telone, e muove anche le palanche di un vicino ponteggio. Ma a Trieste non ci sia scompone per questo. Biancamaria Frabotta apre la serata, magistrale come sempre nella sua lettura, anche di testi recenti, di tema politico, il tono tra ironia e biasimo. Chiude una conversazione con Pino Roveredo, ancora un autore originario di qui, che ha raggiunto fama nazionale con racconti anche autobiografici di emarginazione e riscatto.
Martedì 8
E' dedicato a un viaggio in Croazia, presso la Comunità degli Italiani di Rovigno. La mattina a Trieste il mare sembra agitato. Del resto avevo già deciso di restare a terra, perché, per usare un eufemismo, non amo l'aliscafo.
A Trieste lungo le Rive il vento ha una bella forza, ma il gruppo dei poeti, di ritorno, mi assicura invece che la navigazione è stata piacevole, che a Rovigno splendeva il sole e l'accoglienza era calorosa.
Per concludere la giornata e definitivamente siglare il soggiorno, Cristina Benussi, dell'Università di Trieste, presenta l'ultimo libro edito dal Ramo d'oro e curato da Gabriella Musetti, sull'esperienza della Società delle Letterate.
Sotto gli alberi, riprendo il filo della lettura che avevo dovuto interrompere per mancanza di luce, la prima sera, sul prato dei santi Canziani. Vorrei mostrare (ci riesco) la relazione tra i temi del mio ultimo libro "Melanconia animale" e il filo rosso dell'idea di vita, "una" nelle sue diverse epifanie, che lega molte delle mie poesie. Tra il mio pubblico, silenziosi ma infreddoliti, i ragazzi di un Istituto Tecnico serbo che si preparano a cantare canzoni popolari della loro tradizione, Maarja Kangro, Loriano Macchiavelli, e molti altri. Sembrano gradire le mie parole, i miei versi, i grandi ippocastani, gli alberi, protagonisti di tanta mia poesia.
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